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Crisi climatica / Attualità

“The cooling solution”, prove di adattamento ad alte temperature e umidità

Alcuni uomini camminano in una strada periferica di Gurgaon, un centro tecnologico in rapida espansione alla periferia di Delhi, noto per avere uno dei peggiori indici di qualità dell'aria del Pianeta. India, 2019 - Umidità 75%, Temperatura 21°C © Gaia Squarci

Un progetto di ricerca italiano ha studiato il fenomeno dell’aumento della domanda di aria condizionata nel mondo, analizzandone le ragioni di utilizzo, gli impatti, i gruppi sociali più vulnerabili al caldo e le alternative possibili all’uso, spesso eccessivo e non adeguato. In mostra a Venezia fino al 31 luglio, è disponibile anche in formato digitale

In un mondo con temperature più alte saranno miliardi le persone che utilizzeranno apparecchi per il raffrescamento dell’aria, specie in ambienti chiusi. Tra le strategie di contrasto al caldo, l’aria condizionata è diventata predominante, sostituendo altre pratiche ampiamente utilizzate nel corso della storia, soprattutto nei Paesi tropicali.

Un progetto di ricerca italiano ha studiato il fenomeno dell’aumento della domanda di aria condizionata nel mondo, analizzando le ragioni che spingono al suo utilizzo, i suoi impatti sull’ambiente e sul clima, i gruppi sociali più vulnerabili al caldo e le alternative possibili all’uso, spesso eccessivo e non adeguato, dei condizionatori. Dalla ricerca è nato “The cooling solution, un progetto che unisce l’arte della fotografia e i risultati della ricerca scientifica del progetto di ricerca europeo EnergyA, con l’obiettivo di visualizzare attraverso le immagini gli effetti del caldo e le alternative di raffrescamento in contesti apparentemente diversi e geograficamente lontani, ma con i quali condividiamo l’esperienza fisica e sociale di un clima ormai riscaldato. 

La mostra, a Venezia dal 19 maggio al 31 luglio, è disponibile anche in formato digitale (thecoolingsolution.com) e raccoglie le fotografie di Gaia Squarci, fotografa e videomaker che vive e lavora tra Milano e New York, accompagnate da pannelli che espongono i dati raccolti dal gruppo di ricercatori coordinati da Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e ricercatrice presso la Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc). “Nella ricerca abbiamo lavorato con dati sui comportamenti delle famiglie e dei Paesi circa i consumi energetici e l’adozione di aria condizionata. Abbiamo anche fatto uno studio sull’isolamento delle case, però mancava un po’ la parte delle soluzioni alternative. E quindi abbiamo pensato di provare con le foto a indagare le alternative”, racconta De Cian ad Altreconomia. 

Per i reportage fotografici, oltre all’Italia, i ricercatori hanno scelto quattro Paesi tropicali: India, Indonesia, Brasile e Messico. Si tratta di Paesi con bassi tassi di uso di aria condizionata a oggi, ma con un forte rischio legato al caldo negli anni a venire. “Sono Paesi che non sono stati considerati. Gli studi erano quasi tutti sugli Stati Uniti dove il 94% delle famiglie usa aria condizionata. Abbiamo quindi deciso di studiare questi Paesi e poi l’Europa come esempio di situazione intermedia, dove non c’è la propensione culturale che c’è negli Stati Uniti all’utilizzo dell’aria condizionata, anche nel Sud dell’Europa che ha climi molto caldi ma una cultura del raffrescamento un po’ diversa”. 

Flamengo è un quartiere residenziale di Rio de Janeiro caratterizzato da temperature relativamente basse grazie alla sua vicinanza al Parco Nazionale della Tijuca. Brasile, 2022 – Umidità 67%, Temperatura 25°C © Gaia Squarci

Oggi la prevalenza di aria condizionata nei diversi Paesi riflette in modo imperfetto le condizioni climatiche dei luoghi. Stati Uniti (94%), Giappone (91%) e Australia (75%) sono in testa alla classifica per l’adozione dei condizionatori, mentre i Paesi con i climi più torridi registrano tra le percentuali più basse: India (17%), Indonesia (5%), Brasile (21%), Nigeria (3%), Ghana (1%). Ma secondo le stime, tre dei Paesi più popolosi al mondo -Cina, India e Indonesia- registreranno i maggiori aumenti entro il 2050.

Tassi attuali di adozione di aria condizionata nelle diverse classi sociali e proiezioni al 2050.

“Abbiamo visto che in Europa il clima è uno dei motivi principali per l’uso di condizionatori. Significa che, tra le persone che se lo possono permettere economicamente, la scelta dell’aria condizionata dipende dal troppo caldo e quindi il fattore che farà la differenza nei prossimi anni sarà principalmente l’aumento di temperatura. Anche perché i giorni caldi da qui al 2050 sono in aumento -spiega De Cian-. Nei Paesi emergenti, che sono già caldi, il fattore trainante è legato principalmente alla disponibilità economica. Ma anche da noi, per esempio in Italia, quando si vede la situazione per fasce sociali, emerge che le classi più povere rimarranno con un basso tasso di utilizzo”. Nelle economie emergenti anche lo status sociale, possedere una casa o un livello alto di istruzione, influenza la scelta verso l’acquisto dei dispositivi di raffrescamento. I risultati della ricerca dimostrano però che Paesi sviluppati e in via di sviluppo hanno in comune alcune motivazioni per l’acquisto, per esempio la necessità di proteggere i bambini e i più fragili in generale. 

Secondo i ricercatori oggi si osserva un uso eccessivo o non adeguato di metodi per rinfrescarsi. La maggior parte delle persone utilizza condizionatori che sono da due a tre volte meno efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai migliori modelli disponibili, che hanno prezzi più alti. L’energia che alimenta questi apparecchi ha e avrà un ruolo sempre più importante anche in futuro. Più condizionatori potrebbe voler dire più emissioni di gas serra. I ricercatori hanno calcolato che, da qui al 2100, il raffrescamento degli ambienti potrebbe rappresentare fino al 7% delle emissioni totali cumulative. Senza il miglioramento dell’efficienza e l’aumento dell’uso di fonti rinnovabili, gli sforzi per ridurre i gas serra in atmosfera potrebbero essere compromessi dall’aumento dell’uso dell’energia contro il caldo. A queste emissioni, si devono aggiungere poi quelle dei fluorurati (F-gas), usati nell’industria della refrigerazione e del condizionamento, che hanno un elevato potenziale di riscaldamento e sono aumentate in modo significativo negli ultimi decenni. 

Le fotografie di “The cooling solution” vogliono mettere in luce le contraddizioni sociali legate all’uso dell’aria condizionata e, allo stesso tempo, mostrare la grande ricchezza dei diversi metodi di raffreddamento disponibili, che aspettano di essere riscoperti, rivisitati e ampliati.

Una famiglia indonesiana in un vagone di prima classe con aria condizionata su un treno che va da Tegal a Yogyakarta, Java. Indonesia, 2022 – Umidità 80%, Temperatura 25°C © Gaia Squarci

“Nell’andare a visualizzare l’argomento abbiamo cercato di rapportarci a diverse classi sociali. Abbiamo fotografato chi sta diventando parte di quella classe media che nei prossimi anni si potrà permettere l’acquisto e l’utilizzo di aria condizionata, e quelle persone che comunque non se lo potranno mai permettere e rimarranno vulnerabili”, spiega Gaia Squarci. 

In questo audio, registrato durante una visita alla mostra, la fotografa Gaia Squarci e la ricercatrice Enrica De Cian commentano alcune fotografie che ritraggono persone all’interno delle loro case nelle favelas di Rio De Janeiro, in Brasile Ascolta l’audio ▶️ 

In Paesi come il Brasile, l’India e l’Indonesia, le principali vulnerabilità sono legate alle disuguaglianze socioeconomiche e alla presenza di ampie comunità emarginate che vivono in insediamenti informali. In Paesi europei come l’Italia, la vulnerabilità è legata alle condizioni di salute e all’elevata percentuale di anziani. Secondo le proiezioni, lo stress da calore si avvicinerà a soglie critiche per la salute non solo nei Paesi tropicali umidi, ma anche in alcune località dell’Europa e del Nord America, soprattutto per i lavoratori all’aperto e per le famiglie con anziani, neonati o adulti con malattie o disabilità.

Con le sue fotografie, Gaia Squarci vuole sfidare l’idea di isolamento dal clima esterno che l’uso dell’aria condizionata negli spazi chiusi è in grado di creare: “Dal punto di vista fotografico io ho cercato di fotografare nello stesso modo in tutti i Paesi, per evitare stereotipi visivi su persone in condizioni di povertà. L’obiettivo è dare la possibilità alle persone di immedesimarsi nel quotidiano di altri che vivono in geografie molto diverse. Soprattutto quando siamo all’esterno riusciamo a metterci nei panni dell’altro. E quando lo facciamo da persone benestanti che vivono in Italia, dobbiamo ricordarci che noi possiamo tornare a casa in ambienti molto più confortevoli e che facciamo in media dei lavori molto meno faticosi”. 

Ndongo Gueye, 18 anni, e Cheikh Badar Gueye, 19 anni, nati in Senegal e cresciuti nel nord Italia, siedono all’ombra della BAM Tree Library, un parco nel distretto finanziario di Milano. Italia, 2022 – Umidità 38%, Temperatura 35°C © Gaia Squarci

A preoccupare non è solo l’aumento delle temperature, ma la combinazione con i livelli di umidità nell’aria. Ad esempio, quando la temperatura è di 32°C con il 70% di umidità relativa, la temperatura percepita dal corpo (indice di calore) è di 41°C. Nei Paesi meno abituati a queste condizioni climatiche, come l’Europa, un indice di calore superiore a 32°C può avere già gravi effetti sulla salute. Nei prossimi 30 anni, il numero di giorni all’anno con un indice di calore superiore a 32 aumenterà in tutti i Paesi, soprattutto in Indonesia. 

Tra le popolazioni vulnerabili ci sono quindi le persone che non potranno permettersi di acquistare apparecchi elettronici per il raffrescamento, a causa delle loro condizione economica; le persone fragili a causa della loro condizione di salute -anziani, bambini e persone con malattie e disabilità-; e infine coloro che rischiano di impoverirsi a causa dei costi energetici legati all’elettricità per i condizionatori. Enrica De Cian ha studiato come il concetto di povertà energetica, nato in riferimento alla capacità delle famiglie di mantenere le proprie abitazioni sufficientemente calde, sia oggi anche associato all’incapacità di permettersi un raffreddamento adeguato. “Si dice che una famiglia è povera dal punto di vista energetico se spende più del 10% del suo reddito per l’energia. Dai dati raccolti abbiamo visto che in zone molto calde, in Pakistan ma anche in Brasile, il 10% si raggiunge anche solo con l’aria condizionata”. 

La fotografa Gaia Squarci racconta le foto che ritraggono l’esecuzione di un esperimento scientifico sul thermal comfort, il comfort termico Ascolta l’audio ▶️ 

L’aria condizionata rischia di diventare la strategia di adattamento al caldo, anche quando sono possibili soluzioni diverse. Alcune di queste sono definite “passive” e sono in grado di ridurre la domanda di elettricità. Si tratta di tecniche e tecnologie, applicazioni di principi risalenti anche a secoli fa, che possono ispirare le scelte del futuro. La mostra espone una serie di accorgimenti, convenienti anche economicamente, da tenere a mente nella progettazione degli edifici per ridurre notevolmente la necessità di utilizzare l’aria condizionata. Nella città di Tegal, in Indonesia, si stanno sperimentando edifici ad alta efficienza energetica per l’edilizia popolare, con pavimenti in grado di assorbire e rilasciare energia termica secondo le necessità, finestre a orientamento orizzontale che consentono una migliore ventilazione e altre soluzioni passive. Molti architetti in India e Indonesia stanno anche recuperando principi dell’architettura tradizionale che possono essere recuperati per garantire negli spazi chiusi temperature più miti.

La fotografa Gaia Squarci e la ricercatrice Enrica De Cian discutono delle alternative architettoniche all’aria condizionata, sia per quel che riguarda l’architettura moderna che quella tradizionale Ascolta l’audio ▶️ 

Le soluzioni alternative sono tecnologiche o architettoniche, ma prevedono anche cambiamenti nei comportamenti individuali: cosa bere o mangiare, come usare condizionatori e/o ventilatori (anche in modo combinato), come vestirsi, in quali orari svolgere determinati lavori, come quelli all’aperto, quando dormire. 

“L’India ci dà uno spaccato di quello che potrà accadere da noi fra 30 anni. Una delle politiche che sta mettendo in atto è l’India cooling action plan per far fronte ai consumi eccessivi per il raffrescamento che portano anche a blackout. È un tentativo di regolamentare la temperatura alla quale impostare il condizionatore, una prima misura molto semplice che in realtà permette di risparmiare molta energia. Queste esperienze ci dicono come orientare le nostre scelte oggi: come cambiare gli orari di lavoro in base al clima, quali soglie di temperatura impostare per i macchinari di raffrescamento, prevedere incentivi per apparecchi più efficienti quando è necessario usarli, quali cambiamenti culturali adottare per ridurre l’uso di energia ingiustificato”, conclude De Cian. 

Gaia Squarci aggiunge che l’obiettivo della mostra non è affermare che l’aria condizionata non si deve usare. “È un device a cui siamo stati abituati a pensare. Anche se possiamo permettercelo, dovremmo pensare al fatto che ha delle emissioni che influenzano il nostro futuro, quello di diversi gruppi sociali nel nostro Paese e le condizioni di vita di persone in altri Paesi. Dovremmo chiederci se ne abbiamo veramente bisogno, quando ne abbiamo veramente bisogno”.

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