Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Crisi climatica / Approfondimento

Lo stato del clima in Europa e il punto di non ritorno mostrato nel report di Copernicus

© Copernicus

Il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo mai osservato nel continente e le emissioni di carbonio associate agli incendi estivi sono state le più alte degli ultimi 15 anni. Il caldo estremo osservato non ha quasi precedenti. La fotografia del programma di ricerca dell’Ue smonta ancora una volta gli slogan inattivisti

È uscito il 21 aprile il rapporto annuale sullo stato del clima in Europa, elaborato dagli scienziati del Copernicus climate change service (C3S). Dimostra, come hanno ricordato anche gli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) a fine marzo 2023, che siamo vicini a un punto di non ritorno, una condizione che mal di sposa con gli slogan inattivisti del governo italiano, che negli ultimi mesi s’è messo di traverso in Europa su ogni misura per tagliare le emissioni, dalla direttiva sulle case sostenibili a quella sullo stop alle auto alimentate da combustibili fossili.

Alla prova dei fatti (e dei dati), il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo mai osservato in Europa e le emissioni di carbonio associate agli incendi estivi sono state le più alte degli ultimi 15 anni, con alcuni Paesi che hanno registrato i livelli più elevati degli ultimi 20. La situazione climatica del 2022 è stata caratterizzata da un caldo estremo che non ha quasi precedenti. Come ha spiegato Carlo Buontempo, direttore di C3S, “nell’ultimo quinquennio la media per l’Europa è stata di circa 2,2 gradi centigradi al di sopra dei livelli associati all’era preindustriale (1850-1900)”, mentre rispetto alla media recente, ovvero al periodo compreso tra il 1991 e il 2020, il dato è superiore di quasi un grado centigrado, precisamente 0,9. Gran parte dell’Europa ha subito ondate di caldo intense e prolungate.

“Le alte temperature -sottolineano gli scienziati- rappresentano un rischio per la salute umana. Gli indici di stress da calore costituiscono il modo in cui il corpo umano risponde all’impatto di diversi ambienti termici”. In Italia, in 27 città oggetto di analisi grazie ai dati raccolti dal Sistemi di allarme nell’ambito del Piano operativo nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, è stato possibile stimare il numero complessivo di decessi attribuibili al caldo che nell’estate 2022 con 2.304 decessi vede un aumento significativo rispetto ai 1.472 nel 2021 e 685 nel 2020.

Le scarse precipitazioni, inoltre, hanno portato a una diffusa siccità. Il 2022 è stato l’anno più secco mai registrato, con il 63% dei fiumi europei che ha registrato flussi inferiori alla media degli ultimi decenni. “L’umidità del suolo -scrivono gli autori dello studio- è stata la seconda più bassa degli ultimi 50 anni. Solamente aree isolate sono state caratterizzate da condizioni di umidità del suolo superiori alla media”. Il flusso fluviale dell’Europa è stato il secondo più basso mai registrato, ed è stato il sesto anno consecutivo con flussi inferiori alla media. “Tali cambiamenti -commentano i ricercatori di Copernicus- possono influenzare negativamente moltissimi aspetti legati alla natura e alla società, provocando conseguenze negative su ambiti che possono spaziare dall’agricoltura all’energia fino al trasporto fluviale”. È davvero così e sta accadendo di nuovo, anche nel 2023, dato che già il 19 aprile il bacino del fiume Po si trova in condizioni di siccità estrema, come ha spiegato l’Autorità distrettuale.

© Copernicus

“La carenza di neve invernale e le elevate temperature estive -si legge ancora nel rapporto- hanno determinato una perdita record di ghiaccio nelle Alpi, che ha superato i cinque chilometri cubici di massa ghiacciata fusa”. In molte aree europee, spiega ancora il report, sono stati registrati fino a 30 giorni di nevicate in meno rispetto alla media elaborata sulla base dei record storici e anche le precipitazioni primaverili sono state inferiori se comparate alle aspettative per gran parte del continente. Ciò che si sta ripetendo anche nel 2023.

Caldo estremo e siccità hanno comportato anche un ulteriore effetto, ovvero l’aumento degli incendi boschivi e delle relative emissioni di carbonio, un problema direttamente correlato all’aumento della biomassa presente all’interno di boschi mal gestiti o in stato di abbandono, come spiega Alessandro Cerofolini nel nostro libro “Le meraviglie dei boschi italiani”. Nell’estate del 2022 “il tasso di episodi e fenomeni naturali estremi è aumentato notevolmente”, scrivono i ricercatori del C3S. Le emissioni totali stimate per l’estate scorsa sono state le più elevate dal 2007. “Francia, Spagna, Germania e Slovenia -si legge nel rapporto- hanno registrato le emissioni di incendi boschivi estivi più elevate degli ultimi 20 anni. In Europa sudoccidentale si sono manifestati alcuni dei più vasti incendi mai registrati nell’intero continente”. Gli incendi considerati critici, cioè quelli che coprono un’area superiore a 10.000 ettari, si sono registrati in Repubblica ceca, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna. Si stima che in totale siano stati bruciati oltre 900.000 ettari in tutti i Paesi dell’Ue. Nella mappa, anche il Sud Italia, e in particolare la Sicilia, sono coperti da tanti puntini rossi, quelli che indicano incendi su aree tra i mille e i 5mila ettari.

Come ha ricordato Buontempo, “i dati sono chiari: il clima sta cambiando e questo cambiamento ha un impatto diretto con conseguenze spesso estreme qui in Europa, nell’Artico e in tutto il mondo. Sta a noi usare questi dati per guidare strategie che mantengano il riscaldamento al di sotto della soglia di 1,5°C necessaria per garantire un futuro vivibile”.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati