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Crisi climatica / Approfondimento

I sussidi pubblici ai combustibili fossili su scala globale sono raddoppiati nel 2021

© Jonathan Kemper - Unsplash

Una ricerca congiunta dell’Agenzia internazionale dell’energia e dell’Ocse mostra come i finanziamenti pubblici a gas, petrolio e carbone siano arrivati a quota 697 miliardi nel 2021. La “giustificazione” principale è il contenimento dei prezzi. Queste misure, oltre a rallentare la transizione, aumentano anche le disuguaglianze sociali

I finanziamenti pubblici ai combustibili fossili su scala globale sono quasi raddoppiati durante lo scorso anno, passando da 362,4 miliardi di dollari del 2020 a 697,2 miliardi del 2021. I dati sui finanziamenti provengono da uno studio pubblicato il 29 agosto 2022 ad opera dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). La ricerca ha preso in esame i sussidi alle fonti fossili elargiti in 51 Paesi diversi (sono stati esaminati il G20 e altre 33 nazioni scelte per il loro elevato consumo di elettricità) che arrivano a coprire l’85% del mercato mondiale dell’energia. Secondo il report l’aumento dei finanziamenti è dovuto alla scelta di contenere i prezzi di elettricità e carburanti pagati dai consumatori proteggendoli dal massiccio incremento del prezzo del gas nel 2021. Tuttavia, quando un governo investe per ridurre il prezzo di energia e carburanti, non solo incoraggia il consumo di combustibili fossili ma allo stesso tempo finisce per aiutare maggiormente le fasce benestanti della popolazione che consumano una quantità di risorse maggiore e di conseguenza godono di maggiori benefici. Già a marzo 2022 una ricerca di Transport&Environment, la Federazione europea per i trasporti e per l’ambiente, aveva denunciato come la riduzione delle imposte su benzina e gasolio applicate dai Paesi europei aggravava la dipendenza dalle fonti fossili oltre a dirottare i fondi verso le fasce più ricche della popolazione. “La guerra in Ucraina ha causato un forte aumento dei prezzi dell’energia e ha minato la sicurezza energetica. Gli aumenti significativi dei sussidi ai combustibili fossili incoraggiano consumi dispendiosi, ma non portano necessariamente benefici alle famiglie a basso reddito -ha dichiarato il Segretario generale dell’Ocse Mathias Cormann-. Dobbiamo adottare misure che proteggano i consumatori dagli impatti estremi dei cambiamenti del mercato e delle forze geopolitiche, in modo da contribuire a mantenere la neutralità delle emissioni di carbonio, la sicurezza energetica e l’accessibilità dei prezzi”.

I risultati della ricerca sono stati ottenuti incrociando i dati della Iea e dell’Ocse. La prima parte dello studio, effettuato dall’Ocse, ha esaminato i finanziamenti ai combustibili fossili nei Paesi del G20 analizzando i bilanci e le agevolazioni fiscali legate a carbone, petrolio e gas fossile. Quanto emerge è che il supporto diretto alle fonti fossili nei Paesi esaminati è aumentato dai 147 miliardi di dollari nel 2020 ai 190 miliardi dell’anno successivo. In particolare il finanziamento all’estrazione di nuove fonti fossili ha raggiunto, sempre nel 2020, livelli mai registrati prima dalle attività di monitoraggio dell’Ocse toccando i 64 miliardi di dollari. Si tratta di un incremento del 50% rispetto all’anno precedente e del 19% rispetto ai livelli del 2019.

L’estrazione di nuove risorse fossili è in contrasto con le evidenze diffuse dalla Iea che a maggio 2021, dalle quali emergeva che per raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione per il 2050 non dovevano essere sviluppati nuovi giacimenti fossili. Una parte di questi finanziamenti, afferma l’Ocse, sono stati elargiti per compensare le perdite subite dalle aziende a causa delle politiche di controllo dei prezzi applicate da molte nazioni nel corso del 2021. Secondo le stime dell’Ocse, infatti, nel corso del 2021 le spese a favore dei consumatori sono aumentate dai 93 miliardi di dollari nel corso del 2020 ai 115 miliardi. Eppure, scrive il Guardian in un suo articolo pubblicato il 31 agosto 2022 dove commenta la ricerca, gli incassi dell’industria fossile sono rimasti stabili. Le cinque principali aziende petrolifere (BP, Shell, ExxonMobil, Chevron e Total) hanno registrato un profitto netto complessivo di cento miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2022. La Iea invece ha preso in esame 42 Paesi confrontando i prezzi di carbone, petrolio, gas fossile ed energia pagati dai consumatori con i valori del mercato internazionale. Questo paragone ha permesso di ottenere l’ammontare dei sussidi elargiti dai governi per limitare i prezzi. La loro ricerca ha evidenziato che gli investimenti per questo scopo nel 2021 sono stati pari a 531 miliardi di dollari, un valore più che triplicato rispetto all’anno precedente.

Infine le due ricerche sono state unite per ottenere un’unica stima sull’andamento dei finanziamenti pubblici divisi a seconda del prodotto energetico supportato: carbone, gas fossile, petrolio ed energia elettrica dal 2010 al 2021. In questo modo è stato possibile esaminare quale dei settori energetici ha guidato la corsa ai finanziamenti. Il livello di sussidi, che nel 2010 era pari a 714,5 miliardi di dollari, ha raggiunto il suo massimo di 902 miliardi nel 2012 per poi diminuire gradualmente fino a raggiungere i 362,4 miliardi complessivi nel 2020 per poi risalire, come detto, nell’anno successivo. Quello del carbone è il settore che ha mantenuto il livello di finanziamenti minore e allo stesso tempo più stabile rimanendo intorno ai 20 miliardi di dollari l’anno. Discorso ben diverso per il gas fossile i cui sussidi sono aumentati drasticamente lo scorso anno, dai 66,9 miliardi di dollari del 2020 ai 166 dell’anno successivo e che, insieme alle spese nel settore dell’elettricità passate da 78,9 miliardi a 209,3 miliardi, sono state le principali cause dell’aumento. Ma il settore che ha assorbito più risorse rimane quello del petrolio che è passato dai 196,1 miliardi di dollari di sussidi ricevuti nel 2020 ai 302,7 miliardi dello scorso anno.

Nonostante le promesse e la necessità di eliminare gli investimenti in fonti energetiche climalteranti i valori riscontrati per il 2021 sono molto vicini a quelli registrati nel 2010. “Si prevede che i sussidi aumenteranno ulteriormente nel 2022, poiché la guerra in Ucraina ha fatto salire ulteriormente i prezzi dell’energia -ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia-. I sussidi ai combustibili fossili sono un ostacolo per un futuro più sostenibile, ma la difficoltà che i governi incontrano nel rimuoverli è aggravata in periodi di prezzi elevati e volatili dei combustibili. Un aumento degli investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture per l’energia pulita è l’unica soluzione a lungo termine all’attuale crisi energetica globale e il modo migliore per ridurre l’esposizione dei consumatori ai costi elevati dei carburanti”.

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