Diritti / Approfondimento
Le mani dei privati sul settore della cura. I casi di Francia e Germania
In Europa si rafforza la presenza di aziende e gruppi che gestiscono ospedali privati e l’assistenza agli anziani. All’espansione del “mercato” non corrisponde un rafforzamento della sanità pubblica. Lo European Network of Corporate Observatories ha analizzato i bilanci delle prime 32 aziende e i loro legami con la politica e le istituzioni finanziarie
In Europa aumenta il peso delle aziende private nel settore sanitario. A presentare una fotografia della situazione è lo European Network of Corporate Observatories (Eco) che monitora il comportamento delle multinazionali: in “Caring for profit”, analisi pubblicata nell’ottobre 2021, l’organizzazione ha mappato la presenza nel continente europeo delle principali società a scopo di lucro che gestiscono il settore degli istituti sanitari privati e dell’assistenza agli anziani.
Gli autori hanno analizzato i bilanci di 32 aziende (come la tedesca Helios-Fresenius, le francesi Korian e Orpea, l’italiana Gruppo San Donato), i loro soci e azionisti, e l’andamento dei profitti dal 2015 al 2020. Sullo sfondo un mercato in forte in crescita, trainato da pochi gruppi societari, diventato “fonte massiccia di profitto” grazie alla deregolamentazione cui il settore è sottoposto, alla possibilità di ridurre i costi di lavoro e all’invecchiamento della popolazione. Secondo i ricercatori, la situazione documentata solleva un quesito: “Dovremmo lasciare che le aziende private, il cui obiettivo è il profitto, si prendano cura della nostra salute e della nostra vecchiaia? Probabilmente la risposta è nella domanda”. Se le società for profit si sono rafforzate, infatti, non vale lo stesso per i sistemi sanitari pubblici.
L’analisi si sofferma in particolare sulla Germania, di cui sono analizzati i legami tra partiti politici e gli attori della sanità privata, e sulla Francia che negli ultimi cinque anni anni ha assistito alla crescita del numero delle case di cura. Le stesse società attive in questi Paesi guardano oggi all’Europa Sud-occidentale, diventata un mercato attraente per l’età avanzata della popolazione e il conseguente aumento della richiesta di assistenza agli anziani. Inoltre le aziende tedesche e francesi (come Korian, Orpea, Ramsay Santé) sono presenti e attive in Italia. “Caring for profit” non riporta un’analisi approfondita del nostro Paese ma presenta il caso del Gruppo San Donato che, si legge nell’analisi, nel 2019 ha registrato ricavi per 1,7 miliardi di euro.
Dal 2015 al 2020 i dati relativi alle società che lavorano nella cura degli anziani mostrano un tasso annuo medio di crescita del fatturato vicino al 10%: è indice, secondo gli autori, di una crescita regolare legata non solo all’espansione del mercato ma anche alla messa in campo di operazioni di acquisizione. Nello stesso periodo di tempo le aziende che operano negli istituti sanitari privati hanno avuto un tasso di crescita media pari al 7,5% all’anno. In riferimento al margine operativo, per le aziende che lavorano nelle Rsa questo varia tra il 4,6% e il 13,1%. Nel settore ospedaliero i tassi variano tra il 4,6% e l’11,4%.
La ricerca mette in evidenza come siano sempre gli stessi gruppi societari a “dividersi” il settore. Prendiamo il caso della Francia dove i processi di privatizzazione sono iniziati negli anni Ottanta. Su 395.670 posti letto negli ospedali, il 24,3% è in mano a privati. Tra questi ci sono Ramsay Santé (nel 2019 ha avuto un utile netto di 15 milioni di euro, è presente anche in Italia, Svezia, Norvegia e Danimarca); Korian (nel 2020 ha avuto un utile netto di 42 milioni, è attiva anche in Germania, Italia, Belgio, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi), Orpea (nel 2020 ha avuto un utile netto di 160 milioni ed è attiva anche in altri 14 Paesi europei e in Russia) e DomusVi (nel 2020 ha avuto ricavi per oltre un miliardo di euro, è attiva anche in Spagna, Germania, Portogallo, Irlanda e Paesi Bassi). Questi enti vedono tra i loro azionisti realtà internazionali come JPMorgan Asset Management, BNP Paribas Development Management, BlackRock e The Vanguard Group.
Il Paese ha elaborato quello che gli autori definiscono il “modello francese di privatizzazione” animato da gruppi aziendali (storicamente legati a Veolia e Suez, responsabili in Francia della gestione privatizzata dell’acqua e dei rifiuti) che hanno saputo fare da congiunzione tra pubblico e privato, sostenuti sia da enti pubblici sia da fondi finanziari internazionali. Un ruolo centrale è stato ricoperto da Caisse des dépôts et consignations, istituto pubblico tra i principali finanziatori del settore della cura, che insieme al gruppo Vivendi/Veolia (di cui Caisse des dépôts è uno dei principali azionisti) e l’ex controllata Générale de Santé, è stato tra i principali responsabili dell’ascesa degli attuali gruppi di assistenza privata.
Un ulteriore attore chiave nel settore sanitario privato, Vivalto Santé, è stato fondato da Daniel Caille che ha lavorato per Générale de Santé e poi per le sue ex società madri Générale des Eaux e Veolia. Ha poi lavorato per La Poste e La Banque postale (strettamente collegata a Caisse des dépôts et consignations) e Dexia Crédit local (di cui Caisse des dépôts et consignations è uno dei principali azionisti). Nel 2015 Caisse des dépôts et consignations è diventato un azionista chiave del suo gruppo, insieme al fondo sovrano Mubadala di Abu Dhabi (partner frequente di Caisse des dépôts). A La Banque postale, Daniel Caille lavorava sotto la supervisione di Martin Vial, alto funzionario pubblico oggi a capo dell’Agence des partecipazionis de l’Etat (l’agenzia incaricata di gestire le partecipazioni del governo francese nelle grandi aziende). Martin Vial possiede un’azienda specializzata nell’assistenza agli anziani, Premium Care.
Prendiamo la Germania dove su 661.448 posti letto negli ospedali, il 30,4% è in mano ai privati. Tra questi ci sono Helios-Fresenius (nel 2020 ha avuto un utile netto di 666 milioni di euro, è attiva anche in Spagna), Sana Kliniken (nel 2020 ha registrato un utile netto di 66 milioni), Rhön-Klinikum (nel 2020 ha avuto un utile netto di un milione) e Asklepios (nel 2020 ha avuto ricavi per 4 miliardi, gestisce oltre 160 strutture sanitarie nel Paese).
La ricerca mette in evidenza i legami tra soggetti vicini alle aziende e il partito Freie demokratische partei (Fpd). Nel luglio 2021, due mesi prima delle elezioni presidenziali tedesche, al partito sono stati donati 100mila euro da Walter Wübben, già principale azionista e ceo del gruppo Damp, società che gestisce strutture sanitarie private nel Nord del Paese, venduta nel 2011 a Helios, gruppo di ospedali privati fondato nel 1994 a sua volta acquisito dalla società Fresenius nel 2005. Nel 2011 Fpd faceva parte del governo tedesco in coalizione con la Cdu, il partito della ex cancelliera Angela Merkel, e il ministro della Salute era Daniel Bahr di Fpd. Dal 2013 Walter Wübben ha iniziato a finanziare Fpd attraverso la sua nuova società, R&W Industriebeteiligungen GmbH, che ha donato 200mila euro nel 2016, più di 206mila euro nel 2017, 100mila nel 2018 e ancora 100mila euro nel 2019. Poi è arrivata la donazione personale del luglio 2021.
“Non c’è dubbio che le posizioni del Fpd sulla sanità potrebbero essere condivise dagli imprenditori che hanno costruito la loro fortuna su cliniche private a scopo di lucro”, si legge nel rapporto. Nel suo programma elettorale il partito affermava di rifiutare le disparità di comportamento tra ospedali pubblici e privati. “Ciò significa che Fpd pensa che gli ospedali privati dovrebbero, ad esempio, ottenere la stessa quantità di investimenti pubblici degli ospedali pubblici e senza scopo di lucro”.
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