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La pesante eredità del “Piano” Draghi-Cingolani per la riduzione dei consumi di gas
Dati inediti del ministero dell’Ambiente permettono di stilare un bilancio della misura introdotta due anni fa in piena crisi “russo-ucraina”: con la minaccia di un inverno al freddo si è garantito di fatto un prolungato e non necessario aiuto pubblico alle centrali termoelettriche alimentate a carbone, olio combustibile e bioliquidi. I consumi di gas infatti sono calati drasticamente ma per via dei prezzi folli. Un’occasione persa che graverà sui conti pubblici
Il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” varato a ridosso dell’inverno 2022 dal Governo Draghi in piena “crisi russo-ucraina” si è tradotto in un prolungato e non necessario aiuto pubblico alle centrali termoelettriche italiane alimentate a carbone, olio combustibile e bioliquidi.
E le misure di sensibilizzazione degli utenti che avrebbero dovuto promuovere comportamenti più virtuosi nei consumi anche di lungo periodo si sono tradotte alla fine in una sola campagna promossa dall’Agenzia nazionale Enea, senza alcun investimento diretto da parte dell’esecutivo. Un’occasione persa per un Paese che ormai da vent’anni osserva una diminuzione costante dei consumi di gas.
È quanto emerge dai dati elaborati a fine 2024 dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e trasmessi ad Altreconomia a titolo di bilancio del provvedimento dopo un’istanza di accesso civico generalizzato. Un bilancio che finora non è mai stato ufficialmente redatto.
Per orientarsi è utile però tornare all’inizio di settembre del 2022, quando il governo guidato da Mario Draghi, con Roberto Cingolani ministro della Transizione ecologica (oggi amministratore delegato di Leonardo Spa), rende noto un “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale”.
Obiettivo sul medio termine: “ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo e comunque di ridurre l’uso del gas in generale”, evitando il più possibile di svuotare gli stoccaggi nazionali. “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”, domandava provocatoriamente l’allora presidente del Consiglio, accompagnato da pagine dei quotidiani dedicate alle docce tiepide che avrebbero atteso milioni di persone.
La riduzione attesa tra agosto 2022 e marzo 2023 fissata da Draghi e Cingolani è di 8,2 miliardi di metri cubi standard di gas (Smc), da compensare attraverso la massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili diversi dal gas, le misure di contenimento relative al riscaldamento invernale in case, uffici e negozi, e i buoni comportamenti (a costo zero o con investimento di risorse).
Come è andata? Nel 2022 i consumi interni lordi di gas in Italia si sono attestati a quota 68,5 miliardi di Smc, il 10% in meno rispetto al 2021 (76 miliardi). Nel 2023 il calo fortissimo dei consumi non si è fermato, facendo segnare 61,5 miliardi, cioè 15 miliardi di Smc in meno rispetto al 2021. E anche quest’anno l’andamento ha il segno meno davanti: a settembre (ultimo mese disponibile) i consumi interni ammontano a 43,2 miliardi di Smc, -2,1% rispetto al 2023. Livelli lontanissimi dal lontano picco del 2005, quando i consumi ammontavano a 86,2 miliardi, un altro mondo, radicalmente fossile e radicalmente dipendente da Mosca.
Eppure, nonostante il forte calo dei consumi di gas e la parallela stagnazione di quelli elettrici, il governo ha spinto comunque sulla produzione termoelettrica da carbone, olio combustibile e bioliquidi, sospendendone i limiti alle emissioni fino al 2023 inoltrato.
La decisione, come mostra la tabella inviataci dal ministero dell’Ambiente, ha comportato una produzione di energia elettrica con combustibili diversi dal gas -del tutto inutile dati i consumi visti sopra- pari a 10,6 miliardi di Smc equivalenti nel 2022, 8,2 miliardi nel 2023 e 4,6 miliardi nei primi nove mesi del 2024.
“Una produzione ingiustificata e di fatto ‘pompata’ dalla decisione pubblica di rilassare i vincoli anti-inquinamento del carbone -osserva Michele Governatori, responsabile del settore energia per conto del think tank indipendente sul clima ECCO-. All’epoca era talmente alto il profitto dalla produzione di energia elettrica da fonti alternative al gas che il solo fatto di permetterla, quella produzione, si è tradotto in un profitto eccezionalmente elevato per le centrali a carbone, che a differenza delle rinnovabili non sono state tenute a restituirlo da forme pubbliche di redistribuzione. Una sorta di sussidio ambientalmente dannoso”.
Il decremento dei consumi di gas era tutt’altro che imprevedibile. “È una tendenza in atto da vent’anni -riprende Governatori-, anche se la diminuzione dell’ultimo triennio, va detto, è impressionante ed è andata oltre le mie stesse attese. Ma il vero motivo del tracollo dei consumi sta nello shock dei prezzi che ha condizionato fortemente gli utenti, e non certo al ‘Piano’ del governo”.
Governatori cita un dato su tutti: “ad agosto 2022 il gas arrivò a costare sul mercato olandese dei future (Ttf) qualcosa come 300 euro al MWh, cioè 20 volte di più del prezzo basso che eravamo abituati a vedere negli anni precedenti. Ci hanno pensato perciò i prezzi stratosferici a limitare i consumi di quella parte di domanda che poteva differirli, ridurli o eliminarli. Il tutto mentre né l’Italia né l’Europa hanno mai sanzionato il gas di Mosca, nemmeno favorendo azioni di autoriduzione selettiva da parte dei consumatori che pure sarebbero state possibili“.
Già perché mentre i cittadini diminuivano nei termini che abbiamo visto i consumi -spaventati anche dai prezzi alti, volatili e speculativi-, il governo metteva sul piatto risorse illimitate per cercare gas a tutti i costi dicendo di non voler rimanere a secco, riempiendo gli stoccaggi.
Peccato che quel primo inverno della crisi sia terminato con gli stoccaggi di gas saturi e da allora sia sempre stato così. “Non abbiamo minimamente intaccato lo stock -ricorda Governatori- e nel 2022 siamo stati persino in grado di supportare l’Europa centrale con livelli inediti di esportazione: 4,6 miliardi di Smc esportati contro gli 1,5 miliardi del 2021, +198% (Altreconomia lo ha raccontato qui, ndr)”.
Il costo per la collettività dell’ingiustificato “Whatever it takes” di Draghi e Cingolani sull’approvvigionamento del gas è salato. “Quando i governi europei, Italia in testa, hanno annunciato di voler riempire gli stoccaggi per l’inverno temendo la crisi delle forniture ‘a qualunque costo’ -sottolinea Governatori- hanno ingenuamente servito su un piatto d’argento al mercato la possibilità di chiedere qualsiasi prezzo. Cosa che è puntualmente avvenuta”.
L’acquisto con garanzie pubbliche di gas da mettere negli stoccaggi o la realizzazione senza gara dei due rigassificatori di Ravenna e Piombino sono un debito per il sistema delle bollette e per i conti pubblici, osserva ancora Governatori.
E le campagne di sensibilizzazione previste dal “Piano”? La risposta del ministero è laconica nel dare atto che ne sia stata fatta solo una, pur importante, rimasta del tutto orfana di investimenti governativi. “Enea ha curato la redazione del vademecum ‘Indicazioni essenziali per una corretta impostazione degli impianti di riscaldamento a gas’ nell’ambito della campagna informativa ‘Italia in classe A’, una campagna nazionale promossa dal ministero dello Sviluppo economico (ora Mimit) e realizzata dall’Agenzia Enea allo scopo di promuovere un uso più consapevole ed efficiente dell’energia. Detta campagna -conclude il ministero retto oggi da Gilberto Pichetto Fratin- è stata la sola in attuazione delle relative disposizioni del Piano ed è stata svolta senza oneri finanziari a carico dell’amministrazione ma con la collaborazione istituzionale di Enea”.
“L’Italia avrebbe potuto essere più coraggiosa -conclude amaramente Governatori-. Certo, è facile dirlo dopo che la crisi è stata superata brillantemente grazie alla riduzione dei consumi che abbiamo osservato. Però si poteva contare sull’elasticità della domanda. Se Mario Draghi o Ursula von der Leyen avessero proposto di tirare la cinghia sui consumi, preparandosi a un inverno relativamente al freddo e rispondendo così all’aggressione russa chiudendo noi i rubinetti anziché cercare gas da ovunque venisse, sono convinto che ci sarebbe stata una risposta forte da parte del sistema economico e civile del nostro Paese. E invece abbiamo perso un’occasione”.
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