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Curare la salute del suolo paga in felicità
È possibile dare lavoro senza “sporcare la terra”. Alcune esperienze contadine danno speranza e materiale di studio alla politica. La rubrica di Paolo Pileri
Casa delle Agriculture, Salento. Nuovo Cilento e La Petrosa, Cilento. Tre verità contadine incontrate quest’estate: storie di agricoltura, suolo e amabile resistenza. I loro protagonisti li riconosci per i copiosi sorrisi di soddisfazione, rari sui visi imbronciati di tanti agricoltori convenzionali delle monocolture intensive e della zootecnia spinta. Forse perché sono anche tre realtà partigiane fiere del loro legame con il suolo e la sua cura.
Casa delle Agriculture è un intreccio tra un’organizzazione di volontariato e una cooperativa agricola, nato da giovani donne e uomini che oltre dieci anni fa hanno deciso con coraggio di non lasciare la terra salentina in balia della Xylella e dei morsi impietosi di un turismo estrattivo. Hanno così chiesto a parenti e chiunque ne avesse voglia di dare terreni in comodato d’uso per iniziare un’avventura contadina ispirata alla filosofia biologica dei Girolomoni.
In poche settimane avevano tra le mani i primi 15 ettari. E poi un crescendo. Oggi hanno all’attivo un mulino di comunità, il primo in Puglia: fanno farine, grani, legumi, frise, tutto senza un grammo di veleno. Ma poiché non si vive di solo pane, si sono inventati un dopolavoro contadino per regalare poesia, letture, arte e storie a tutti coloro che, d’estate, passano e si siedono su una balla di fieno per ascoltare, dibattere e stare bene. È l’agricoltura che diventa agricultura, con la lettera “u”.
Dall’altra parte dell’Appennino, a Ceraso nel Cilento, c’è La Petrosa, un’azienda di 60 ettari. Anche qui, la prima parola che mi accoglie è suolo. Edmondo la pronuncia religiosamente perché attorno alla cura del suolo ha ridisegnato la storia de La Petrosa. Ripensato il pascolo. Riprogettato le stalle per non buttare via un solo grammo di lettiera di capre e manze. Inventato alleanze per usare le cortecce di castagno della vicina filiera forestale facendone un compost per gli orti aziendali che producono ortaggi venduti sia in azienda sia fuori, e in parte destinati al ristorante curato dalle sorelle Luigia e Simona. Agli ospiti racconta il suolo, la pacciamatura, il pascolo e la felicità di chi ha deciso di metterci la vita. Una felicità così forte davanti alla quale è stato normale dire no a un investitore che voleva prendersi cinque ettari per farci fotovoltaico promettendo un reddito dieci volte maggiore. Ma chi fa il contadino come a La Petrosa non può pensare di vedere il suolo sano coperto da un pannello.
Tre storie contadine che hanno al centro il suolo in quanto ecosistema. Se non si cura la terra, non si fanno buona agricoltura e buona società.
Infine, la cooperativa Nuovo Cilento, a San Mauro. Una realtà di 420 soci contadini e 2.500 ettari di oliveti. A raccontarmela è Peppino, 47 anni di orgogliosa esperienza sulle spalle. Anche qui le parole chiave sono biodiversità e suolo: il segreto è tutto qui, curare quelle due parole. I suoi oliveti sono più belli perché il suolo non viene disturbato con arature e zappature invasive; perché ha scelto il metodo Keyline per limitare l’erosione dei suoli e facilitare l’infiltrazione delle acque. Perché ha inserito piante odorifere a favor di biodiversità. Peppino ha fatto del suolo sano la sua missione e me lo dimostra con le slide dell’Agenzia ambientale europea: mai mi era capitato da un agricoltore.
Che meraviglia: tre verità contadine, tre speranze frutto della volontà. Da loro impari che fare bene si può, vivere di terra si può, generare lavoro sano si può: occuparsi della salute del suolo paga in felicità e in benessere. Scusate se è poco.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Dalla parte del suolo” (Laterza, 2024)
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