Diritti / Attualità
Arresti e sparizioni degli attivisti in Iraq. Le proteste pacifiche nel sangue
Salman Khairallah e Omar Khadhem Al-Ameri sono scomparsi il 10 dicembre a Baghdad. Secondo fonti non ufficiali, sarebbero stati fermati dalla polizia per il loro sostegno alle manifestazioni di piazza Tahrir. Si moltiplicano i manifestanti scomparsi ogni giorno per mano delle forze di sicurezze e delle milizie nel Paese
“Resteremo in piazza per loro e per quelli che hanno pagato con la vita la nostra richiesta di diritti”. A parlare è Asmiel S., 22 anni, amico di Salman Khairallah e di Omar Khadhem Al-Ameri, due giovani iracheni scomparsi tre giorni fa a Baghdad. Secondo fonti non ufficiali, sarebbero stati fermati dalla polizia irachena per il loro sostegno alle manifestazioni di piazza Tahrir. I loro nomi si aggiungono alla lunga lista di persone e di manifestanti che, da più di due mesi, scompaiono ogni giorno per mano delle forze di sicurezze e delle milizie in Iraq. Non esistono dati ufficiali sulle sparizioni forzate. Secondo l’agenzia internazionale AFP, solo nella giornata di venerdì scorso, sarebbero scomparse 80 persone, 30 delle quali rilasciate in un secondo momento. Degli altri 50 si sono perse le tracce. Ma chi sono Salman e Omar? E cosa sta succedendo in Iraq?
Salman Kharillah, 28 anni e Omar Khadem, 27 anni non sono solo due giovani cittadini iracheni. Salman è il direttore esecutivo di Humat Dijlah, un’associazione locale che si occupa della protezione dei fiumi Tigri ed Eufrate e del patrimonio culturale iracheno associato all’ambiente. È uno dei promotori della campagna “Save the Tigris” e dell’iniziativa che ha portato le paludi meridionali a essere inserite nel patrimonio dell’Unesco nel 2016. Omar Kadhem lavora invece per il Centro Informazioni per la ricerca e lo sviluppo ed è attivo in numerosi progetti di prevenzione dell’estremismo e di peacebuilding. Entrambi lavorano e fanno parte del Forum Sociale Iracheno, un movimento dal basso della società civile che unisce giovani volontari convinti che un altro Iraq sia possibile. Un Iraq di pace, di giustizia sociale e di diritti. Ed è proprio questo il messaggio che Omar e Salman portavano e diffondevano in piazza Tahrir: la promozione di una cultura della non violenza. Da oltre dieci settimane, le strade di Baghdad e di altre città del sud dell’Iraq, tra cui Basra, Najaf, Kerbala, Babel, Nasiriyah, Amara, e Muthana, sono, infatti, occupate da migliaia di giovani iracheni, con un telefono cellulare in una mano e la bandiera nazionale nell’altra. Sono laureati e disoccupati, delle classi popolari e della medio borghesia. Sunniti, sciiti, curdi e cristiani. Uniti, senza riferimenti politici e religiosi, intonano “La gente vuole abbattere il regime”, “Un altro Iraq è possibile” e “Vogliamo una patria”. Rivendicano diritti, lavoro, giustizia sociale e la fine di un sistema politico su base confessionale, che dal 2003 ha acceso le divisioni settarie tra le comunità. Nonostante la repressione sanguinosa -più di 440 vittime e 20.000 feriti- la mobilitazione popolare non si arresta, la piazza si colora di graffiti, i giovani si riappropriano degli spazi pubblici e degli edifici abbandonati.
La campagna di repressione e terrore in corso in Iraq mira a svuotare la piazza delle sue voci più pacifiche e spingere le proteste verso il caos, sostengono gli attivisti di Sport Against Violence, associazione irachena che utilizza lo sport come strumento di prevenzione della violenza. “I difensori dei diritti umani e gli attivisti civili sono tuttora la vera garanzia per il proseguimento della natura pacifica della protesta. Il diritto alla manifestazione è garantito dalla costituzione irachena. Respingiamo, pertanto, gli arresti arbitrari e illegali dei nostri colleghi Omar Kadhem Ali al-Amiri e Salman Khairallah Salman al-Mansuri e chiediamo il loro rilascio immediato”, scrivono in un comunicato stampa. Anche il Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani, Michel Forst, ha espresso preoccupazione e chiesto che venga fatta luce sul caso. E mentre a Baghdad e a Basra, si stanno moltiplicando le marce e i sit-in con le foto dei giovani attivisti scomparsi, famigliari e amici chiedono che siano riconsegnati sani e salvi al loro impegno civile per un altro Iraq.
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