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Una settimana di mobilitazioni contro le insostenibili Olimpiadi di Milano Cortina

Comitato insostenibili Olimpiadi

A due anni esatti dall’inizio dei Giochi invernali del 2026, una rete di realtà, associazioni e singoli, riuniti sotto la sigla del “Comitato insostenibili Olimpiadi”, promuove iniziative, serate e falsh mob nei territori per contestare un modello sbagliato, costoso e impattante. Sabato 10 febbraio il grande corteo a Milano

“Milano Cortina 2026. Dalla montagna alla città, Olimpiadi insostenibili” è il titolo della settimana di iniziative critiche contro la prossima edizione dei Giochi invernali che una serie di realtà, associazioni e singoli, riuniti sotto la sigla del Cio -“Comitato insostenibili Olimpiadi”-, ha promosso nei territori del Nord Italia. Mancano infatti due anni esatti all’inizio dei Giochi. L’appuntamento più atteso è il corteo del 10 febbraio che si svolgerà a Milano Sud, in una delle zone della città più interessate dai progetti urbanistici messi in cantiere in vista delle Olimpiadi.

“Ci muoveremo da Piazzale Lodi a Piazza Gabrio Rosa, attraversando i quartieri popolari nel Sud-Est di Milano, in particolare Corvetto”, spiega Elio Catania, attivista del laboratorio politico Off Topic e del Cio. “Tutta la zona è investita da intense trasformazioni urbanistiche, a cominciare dai lavori in corso nell’ex scalo di Porta Romana, dove il futuro Villaggio Olimpico sta cementificando un’area pubblica divenuta negli anni uno spazio di verde spontaneo. Sempre nel quadrante Sud-Ovest stanno nascendo nuovi studentati di lusso, vecchi complessi residenziali per ceti popolari sono stati messi in vendita, come l’ex Enpam in via Sulmona 11, o abbattuti, come i caseggiati di via Barzoni. Le imminenti Olimpiadi invernali con la correlata trasformazione urbanistica dell’area stanno accelerando questi processi, rendendo sempre più realistico il rischio di espulsione degli abitanti meno abbienti dalla zona”.

Ad aprire le danze è il convegno “Lavoro olimpico. Tra (in)sicurezza, precarietà e lavoro gratuito”, organizzato il 3 febbraio presso la sede provinciale di Rifondazione Comunista mentre nel corso della settimana è previsto in città un flash mob il 7 febbraio a cui seguirà un aperitivo presso l’Ecolab di Ecologia politica all’Università Statale. L’8 febbraio, invece, la mobilitazione raggiunge la Val Camonica: presso la Casa delle Associazioni di Darfo Boario Terme Collettivo 5.37 e Unione Sportiva Stella Rossa promuovono l’assemblea pubblica “Montagne insostenibili, la devastazione infrastrutturale delle grandi opere del turismo”. Il 10, in concomitanza con il corteo milanese, è prevista sia un’iniziativa pubblica in Valtellina contro la “tangenziale Sud” nel Comune di Montagna in Valtellina sia un presidio a Venezia sotto la Regione Veneto, convocato da Venice Climate Camp, Fridays for Future ed Extinction Rebellion.

A motivare gli attivisti e le attiviste è la presa d’atto che la decantata sostenibilità delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 sia un’illusione, sia sulle montagne sia in città. Nell’appello diffuso per le mobilitazioni di inizio febbraio, il Comitato insostenibili Olimpiadi, infatti, evidenzia che, nel contesto di “una crisi ambientale e climatica, le Olimpiadi contribuiscono ad alimentare un modello folle di turismo in montagna e di pratica a ogni costo dello sci alpino, che le terre alte non possono più sopportare sul piano sociale e ambientale”. Anche sulle conseguenze cittadine del grande evento olimpico l’attenzione del Comitato è alta: gli occhi sono puntati e lo saranno anche in occasione del corteo sulla riqualificazione a suon di migliaia di cubature di cemento all’interno dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, per mano del progetto firmato da Coima.

Dalla critica agli interventi immobiliari e infrastrutturali in città e montagne fino al rilancio di una pratica sportiva popolare, passando per una contestazione secca del modello di lavoro sottopagato associato, spesso, ai grandi eventi, sono tanti i temi intorno a cui è maturata la mobilitazione lanciata dal Cio. L’obiettivo è far fronte comune tra le realtà dei territori interessati dai progetti olimpici per rompere la “pax olimpica”, mobilitandosi contro opere invasive e inutili come già avvenuto a Cortina, dove a settembre 2023 in centinaia sono scesi in piazza contro la non ancora archiviata e costosissima nuova pista di bob.

La manifestazione di inizio febbraio, a due anni dall’avvio dei Giochi invernali, è solo un’altra tappa di un percorso che sta coinvolgendo da mesi varie realtà, gruppi, associazioni e singoli a Milano e non solo. La prima uscita pubblica del fronte critico delle Olimpiadi, ancora prima della nascita del Comitato insostenibili Olimpiadi, si è svolta nel novembre 2022 presso l’Università Statale di Milano dove il collettivo Off Topic, con il sostegno di altre realtà, aveva coinvolto esperti, esponenti delle comunità interessate dai lavori olimpici, alpinisti per mettere i primi mattoni di una riflessione critica e di una mobilitazione collettiva contro il grande evento (c’era anche Altreconomia). A seguire, nel corso dello scorso anno, sempre a Milano, si è tenuto un appuntamento ambientalista internazionale, il World congress on climate justice, utile a stringere i legami tra realtà locali ed estere.

Proprio il carattere intrinsecamente internazionale delle Olimpiadi ha spinto le realtà che non abboccano ad allargare gli orizzonti oltre il contesto milanese. Non a caso, tra i partecipanti all’assemblea preparatoria a gennaio c’è stata anche una esponente di Saccage ’24, la rete che in Francia si sta mobilitando contro le conseguenze sociali ed ecologiche della grande macchina dei Giochi olimpici di Parigi 2024. E, infatti, anche nella capitale il 6 febbraio è prevista un’iniziativa di protesta contro il modello olimpico e il 10 nella cittadina di Briançon il collettivo No Jo propone un’iniziativa a supporto della mobilitazione milanese.

“Le Olimpiadi ‘più sostenibili di sempre’ sono già arrivate a costare quasi quattro miliardi di fondi pubblici, con gravi conseguenze in termini di devastazione e svendita dei territori montani e urbani a cui già stiamo assistendo”, spiega ancora Catania, che invita tutte e tutti a scendere in piazza il 10 febbraio alle 15 in Piazzale Lodi “per affermare un modello diverso di abitare la città e di frequentare e vivere la montagna”.

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