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Crisi climatica / Attualità

Tutti gli eventi estremi della calda estate 2022

Anomalie termiche giugno-agosto 2022 in Italia, rispetto alla media 1991-2020. Fonte: CNR-ISAC Bologna

Nell’estate del 2022 la temperatura media è stata di 2,06 °C superiore rispetto al periodo 1991-2020: tra ondate di calore diurne, notti tropicali e siccità, l’analisi della Società meteorologica italiana offre dati puntuali sugli eventi estremi a livello locale. “Una diagnosi affidabile e credibile della patologia”, spiega Luca Mercalli

L’estate del 2022 è stata la più calda nella storia dell’Italia dopo quella del 2003. Secondo i dati raccolti e pubblicati nei primi giorni di settembre dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), la temperatura media nel trimestre giugno-agosto 2022 è stata a livello nazionale di 2,06 °C in più rispetto alla media del periodo 1991-2020. L’anomalia registrata è ancora maggiore al Nord (più 2,32 °C) e al Centro (più 2,15 °C), mentre è più contenuta al Sud (più 1,89 °C). I mesi di maggio, giugno e luglio 2022 sono stati i secondi nella serie storica tra i più caldi a livello nazionale, seguiti da agosto che è in sesta posizione.

Tra i tanti record mensili e assoluti di temperatura massima giornaliera, nel mese di agosto si sono ancora aggiunti i 44,3 °C registrati il giorno 18 durante un episodio di intenso scirocco a Palermo presso la stazione Enav di Punta Raisi, un primato.
Un articolo pubblicato l’8 settembre 2022 da Daniele Cat Berro e Luca Mercalli su Nimbus, il sito della Società meteorologica italiana (Smi), evidenzia però un altro aspetto: “Oltre alle singole punte di caldo estremo a sorprendere è stata la continuità del caldo anomalo”, scrivono gli autori a partire dall’analisi delle principali statistiche climatiche fornite da una serie di osservatori meteorologici storici distribuiti in diverse località del Nord Italia.

Tra gli eventi estremi segnalati c’è il “caso” di Torino: il capoluogo piemontese ha vissuto infatti per 74 giorni con una temperatura massima uguale o superiore ai 30 °C, a pari merito con quanto osservato nel 2003 fino a tutto settembre (alla data di pubblicazione dell’articolo di Cat Berro e Mercalli, l’8 settembre, nel 2003 si era a 73 giorni). La media annua nel periodo 1991-2020 è invece di appena 42 giorni. “Le temperature massime non sono mai scese sotto i 30 °C dal 29 giugno al 28 luglio inclusi (30 giorni consecutivi), né sotto i 33 °C dal 14 al 26 luglio (13 giorni)”, scrivono Cat Berro e Mercalli. Ai torinesi non è andata meglio di notte: fino al 7 settembre, per ben 79 giorni la temperatura minima non è scesa sotto i 20 °C nelle ore notturne, quasi il doppio rispetto alla media annua del periodo 1991-2020 (40 giorni). In questo caso il record del 2003 è stato clamorosamente battuto. Anche a Modena, stazione di riferimento per la Pianura emiliana orientale, si sono contati 74 giorni con massime oltre i 30 °C, frequenza superata solo nel 2003 (80 giorni). La media annua per il periodo 1991-2020 è invece di 47 giorni. Fino al 5 settembre, invece, sono state 96 le notti “tropicali”, cioè con temperatura minima uguale o superiore ai 20 °C (media 1991-2020: 62 casi), mentre nel 2003 il conteggio si era fermato a 91 casi.

Il caldo estremo e prolungato ha un nome: “ondata di calore”. Quelle che si sono susseguite nel corso di questa estate hanno causato, nel mese di luglio, un eccesso di mortalità del 29% tra gli over 65, per un totale di 2.090 decessi in 33 città italiane oggetto di monitoraggio da parte del Sistema nazionale di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) attivo, non a caso, dal 2004. Secondo un rapporto pubblicato dal ministero della Salute, tra il 15 e il 31 luglio si è registrato un picco di mortalità in eccesso che ha raggiunto il 36%, pari a 1.412 decessi. L’effetto maggiore è stato riscontrato tra le persone con più di 85 anni, tra cui a luglio si è registrato un eccesso di mortalità del 38%. Tra il primo e il 15 agosto la mortalità in eccesso è poi scesa al più 18%, per un totale comunque di 641 decessi.

Oltre al caldo, altre indicazioni relativa alle anomalie di questa estate arrivano dalla stazione meteorologica che la Società meteorologia italiana ha piazzato nel 2010 alla fronte del ghiacciaio Ciardoney (2.850 metri sul livello del mare, sul massiccio Gran Paradiso) che, scrivono Cat Berro e Mercalli, “da 89 giorni attende di rivedere una pur flebile gelata notturna (l’ultimo episodio, con -1,2 °C risale al 10 giugno)”, mentre “per due settimane, dal 14 al 27 luglio, le temperature minime non sono mai scese sotto i 9 °C, giorno e notte”. Un periodo così lungo non era mai stato registrato in precedenza nell’area, dove non si registra una nevicata apprezzabile dal 6 maggio 2022.

Ultimo elemento critico è quello legato alla siccità: a livello locale, Torino, Varese e Pontremoli (MS) segnalano i loro periodi gennaio-agosto più secchi nelle serie pluviometriche iniziate rispettivamente nel 1802, 1966 e 1878, con un deficit rispettivamente del -70%, -64% e -55% rispetto al dato medio 1991-2020. A proposito di eventi estremi, inoltre, i dati di precipitazione totale talora nascondono comunque al loro interno lunghi periodi critici di siccità: a Urbino, ad esempio, dei 127 millimetri raccolti nel trimestre estivo, solo 27 sono caduti nei 79 giorni dal primo giugno al 18 agosto, dopodiché tre violenti temporali hanno scaricato 100 millimetri, “il primo dei quali con chicchi di grandine simili a palle da tennis” segnala ancora Nimbus. All’osservatorio di Parma, invece, gli 80,6 millimetri piovuti il 19 agosto da soli rappresentano il 23% di quanto totalizzato nei primi otto mesi del 2022.

“La possibilità di presentare all’opinione pubblica dati locali puntuali aumenta la credibilità e l’affidabilità, perché dà numeri precisi e verificabili -spiega ad Altreconomia Luca Mercalli-. Il cambiamento climatico globale è formato dalla somma di migliaia di anomalie in tutti le parti del mondo e per questo ha senso affiancare ai dati dei satelliti, che monitorano completamente la superficie terrestre, quelli misurati a livello locale, che sono molto più precisi: in Italia abbiamo una storia di 220 anni di osservazione e alcuni ghiacciai sono monitorati da 200 anni. Il quadro che ne viene fuori è una diagnosi: più esami fai, più sviluppi una conoscenza approfondita della patologia”.

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