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RiMaflow si muove: i progetti in corso della fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio

L'artigiano Umberto Banchieri © Marta Facchini

Dall’idea di creare un hub del cibo alla produzione di una nuova birra, gli stabilimenti di via Verri nella provincia milanese sono un cantiere sempre aperto. Dopo la crisi causata dalla pandemia, i lavoratori e i soci pensano a come ripartire nel segno del mutualismo e della solidarietà. Siamo tornati a trovarli

Le bottiglie di birra “La Comune 1871”, l’ultima novità lanciata da RiMaflow, sono conservate nel magazzino della fabbrica recuperata a Trezzano sul Naviglio (MI). Il capannone è uno dei cuori pulsanti dello stabilimento in via Verri: qui vengono stoccati i prodotti di FuoriMercato, organizzati sugli scaffali e poi suddivisi negli ordini che alimentano le botteghe e 70 Gruppi di acquisto solidale a Milano e provincia. Sui ripiani ci sono alcuni dei prodotti più noti della filiera autogestita alternativa alla Grande distribuzione organizzata: la vodka antisessista Kollontai, le confetture delle Cuoche Combattenti che arrivano da Palermo e le arance di Sos Rosarno. Da marzo 2021 si è aggiunta anche la nuova birra rossa, che segue “La Staffetta” e il liquore “Amaro partigiano”.

RiMaflow è sempre in movimento e, anche se la pandemia da Covid-19 ha rallentato le sue attività, i soci della cooperativa non hanno smesso di progettare una ripartenza diversa. “Qui a RiMaflow ci piace festeggiare le ricorrenze e il nome della birra vuole ricordare l’esperienza della Comune di Parigi. Finora abbiamo distribuito 480 bottiglie e puntiamo ad arrivare e produrne almeno cinquemila entro la fine dell’anno”, spiega Spartaco Codevilla, socio lavoratore della cooperativa, che si occupa di gestire la logistica di FuoriMercato. La rete, nata tre anni fa dall’incontro tra gli operai della fabbrica e Sos Rosarno, unisce piccoli produttori, contadini e attivisti che hanno costruito una filiera alternativa alla Gdo secondo le pratiche del mutualismo, dell’autogestione e del rispetto dei lavoratori.

Un anniversario è quello che ci sarebbe stato nel febbraio di quest’anno, quando RiMaflow ha compiuto otto anni e la pandemia ha costretto a rimandare i festeggiamenti. Sarebbe stato un momento collettivo per ricordare una storia di mutualismo e rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori iniziata nel 2013 quando gli operai avevano occupato il precedente stabilimento dove sorgeva la Maflow, di fronte alla scelta speculativa della società Boryszew Group di terminare la produzione a Trezzano sul Naviglio. “Avremmo voluto organizzare una giornata di incontri con la comunità, organizzare un concerto e mostrare questi spazi che sono in continua trasformazione”, aggiunge. È proprio il magazzino -parte degli ex stabilimenti di Autosystem, comprati all’asta nel 2019 dal “Consorzio Almeno 331 società cooperativa”– a essere in movimento.

Un dettaglio di un’installazione sul Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, movimento politico-sociale brasiliano, collocata nella sala dove avvengono le riunioni dei lavoratori di RiMaflow – © Marta Facchini

“La nostra idea è aprire un hub del cibo”, prosegue Codevilla. Il progetto affonda le radici in quanto successo nel primo lockdown di marzo e aprile 2020 quando questi stessi spazi sono stati utilizzati per stoccare i generi alimentari distribuiti a persone e famiglie in difficoltà nei quartieri di Lorenteggio e Giambellino nell’ambito del progetto QuBì, il programma contro la povertà infantile finanziato da Fondazione Cariplo e sostenuto dalla Fondazione Peppino Vismara e dal Comune di Milano. “Di fronte a una crisi non più congiunturale ma strutturale, abbiamo iniziato a riflettere sulla necessità di aprire un hub permanente insieme alle realtà con cui abbiamo collaborato in quella fase dell’emergenza sanitaria”. La struttura, dove stoccare e conservare generi alimentari per sostenere persone in difficoltà, sarebbe ricavata in una parte del capannone che da marzo di quest’anno è condiviso anche con la cooperativa Chico Mendes, giunta anche lei in via Verri, che a Milano tra le tante altre cose opera in sette botteghe del commercio equo.

Chico Mendes ha preso in affitto una parte del capannone, estesa 640 metri quadrati, e a fine aprile termineranno i lavori per separarla da quella occupata da FuoriMercato nei rimanenti 250 metri quadrati. Sono stati gli operai di RiMaflow ad aiutare nel trasloco e continueranno a mettere a disposizione le loro competenze di logistica. La previsione non è solo condividere gli spazi, bensì rafforzare le relazioni e pensare a come avviare insieme nuovi progetti. “Con RiMaflow avevamo già condiviso un pezzo di storia e ora stiamo pensando ad altre forme di collaborazione”, spiega Stefania Pioli, direttrice commerciale di Chico Mendes. “Da tempo vendiamo l’’Amaro partigiano’ e l’idea è distribuire altri prodotti di FuoriMercato. Stiamo inoltre pensando di avviare una rete di distribuzione del fresco, in due botteghe a Milano, coinvolgendo produttori del territorio e dell’economia sociale. RiMaflow può farci scoprire produttori che non conosciamo e aiutarci a rafforzare le relazioni con realtà con cui finora abbiamo collaborato in modo discontinuo”, prosegue.

Una nuova collaborazione, stretta tra RiMaflow e la Cascina delle Mele che ha sede nel Parco agricolo Sud, è quella che ha portato nel mese di aprile alla produzione di una marmellata di limoni e di un succo di limoni, mele e zenzero. “Gli agrumi provengono da Sos Rosarno (l’associazione di promozione sociale, che unisce piccoli contadini e produttori a Gioia Tauro in Calabria, nata per promuovere il consumo responsabile, lo sviluppo sostenibile e l’economia solidale, ndr) e sono lavorati nel laboratorio di trasformazione della cascina dal cui frutteto vengono le mele”, spiega Luca Federici che ne gestisce la produzione dei liquori RiMaflow. Le etichette sono appena andate in stampa e “abbiamo iniziato a fare assaggiare la marmellata e a raccogliere pareri”, aggiunge. “Anche se le nostre produzioni sono esterne, sono condivise in ogni passaggio e abbiamo un rapporto continuo e diretto con chi le mette in pratica. RiMaflow pone sempre al centro la sua idea di lavoro in autogestione, fondata sul principio che l’autoproduzione è lo strumento per costruire un’economia e una politica diverse”, conclude.

Nel 2020, con le attività di ristorazione chiuse e gli eventi cancellati, sono state stimate perdite pari a 160mila euro e i lavoratori a rotazione hanno usufruito della cassa integrazione. I nuovi prodotti sono stati pensati anche per ripartire dopo un anno difficile, così come l’idea di rafforzare il settore dei servizi, ovvero la parte di RiMaflow che si occupa di gestire lavori per conto terzi. A occuparsene è Mariarosa Missaglia, ex operaia Maflow, socia lavoratrice della cooperativa e parte del gruppo di operai che aveva partecipato all’occupazione della fabbrica. In uno degli ultimi lavori, ha confezionato passacavi per conto di una società esterna insieme a Irene che è “la nostra socia più giovane”, spiega Missaglia. Tra i progetti in cantiere, che la pandemia ha fermato, c’è l’idea di organizzare tirocini, insieme a enti territoriali e scuole professionali, con i professionisti che occupano la “Cittadella degli artigiani”, l’altro capannone della struttura e seconda anima di RiMaflow.

Francesco Costa © Marta Facchini

“Da quando siamo partiti, abbiamo fatto molti passi in avanti. All’inizio era difficile arrivare alla fine del mese. Oggi, anche se le complicazioni non mancano, abbiamo trovato un modo per sostenerci. In questo la collettività e la solidarietà tra di noi sono l’aspetto più importante”, racconta Missaglia. Pensa lo stesso Umberto Banchieri, artista e restauratore, uno degli artigiani della Cittadella dove è approdato otto anni fa, dopo avere perso il lavoro. Alla RiMaflow ha trovato uno spazio per realizzare il suo laboratorio e ha ripreso a dedicarsi a quello che lo appassionava da sempre. “Il 2020 è stato un anno terribile. Lavoravo nella sicurezza antincendio negli eventi e mi sono fermato quasi del tutto. Venire qui è stato anche un modo per recuperare la socialità -spiega-. Non siamo riusciti ancora a sfruttare del tutto la sede nuova. Lo scorso anno doveva essere quello del cambiamento ma la ripartenza è stata rimandata. Quando si potrà, ci piacerebbe aprire la Cittadella alla città”, aggiunge.

Francesco Costa, invece, si occupa della distribuzione ai Gas, a Milano e nella provincia, che avviene ogni terza settimana del mese dal lunedì al mercoledì. Gli ordini collettivi, che in un anno arrivano a 15, sono raccolti sulla piattaforma online Fuorimercato.com, dopo avere aggiornato i listini dei produttori della rete FuoriMercato. Costa è entrato nella RiMaflow nel 2013 attraverso Sos Rosarno per cui, ancora prima di FuoriMercato, organizzava a Milano la distribuzione delle arance. Ora è assunto con un contratto part-time. “Mi alzo la mattina e sono felice di andare a lavorare. L’autogestione è il nostro punto di forza perché ci coordiniamo e non abbiamo ‘padroni’ che ci dicono che cosa fare. Per me questo posto è tutto, è una casa”.

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