Diritti / Inchiesta
Riapre il Cpr di Torino. Ecco tutte le promesse del nuovo ente gestore Sanitalia

Altreconomia ha ottenuto l’offerta presentata dalla cooperativa per vincere l’appalto da oltre otto milioni di euro. Tra “copia e incolla” e obiettivi difficilmente realizzabili vengono previste attività per minori, incontri di gruppo per la cura del benessere psicologico dei trattenuti e attività per garantire un “rimpatrio dignitoso”. E sono allegati alcuni protocolli fantasma. Tra tanti punti interrogativi il “Brunelleschi” è pronto a riaprire lunedì 24 marzo
Servizi per minori, attività svolte “tenendo conto del sesso” e protocolli “fantasma”: il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino è pronto a riaprire ma gli interrogativi sono già molti.
Alcune delle promesse con le quali la Cooperativa sociale Sanitalia si è aggiudicata l’appalto da oltre otto milioni di euro, infatti, sembrano essere irrealizzabili. E ora dovranno essere messe in atto a partire da lunedì 24 marzo, la data individuata per la riapertura della struttura di corso Brunelleschi che tornerà operativa con 20 posti dopo più di due anni di chiusura a seguito delle proteste che l’avevano resa inagibile.
Altreconomia ha ottenuto tramite accesso civico i documenti con cui Sanitalia (di cui abbiamo già parlato qui) ha battuto la concorrenza della Cooperativa sociale Ekene, l’unica altra realtà ad aver partecipato alla gara d’appalto della prefettura di Torino.
Nonostante il parere contrario del nuovo ente gestore, l’ufficio territoriale del Viminale ci ha inviato l’offerta tecnica, anche se in larga parte oscurata, in cui viene descritto come sarà gestito il Cpr. Tra le risorse aggiuntive promesse da Sanitalia ci sono due operatori notturni in più rispetto a quelli richiesti e quattro ore aggiuntive a testa per il direttore, un impiegato e uno psicologo. I pasti, invece, saranno preparati nella Clinica della Memoria San Giovanni Paolo II, un’altra struttura gestita dalla cooperativa a Collegno (TO). Ma è la descrizione delle attività la parte più rilevante.
Il servizio di mediazione linguistica assicurato per “oltre cento tra lingue e dialetti tribali” sarà finalizzato ad “agevolare la relazione e la comunicazione sia linguistica sia culturale, tra i singoli beneficiari, il progetto di accoglienza e il contesto territoriale” con il mediatore che supporterà i colleghi nella “costruzione e definizione del progetto individualizzato”. Secondo Sanitalia la mediazione linguistica è un “ponte tra l’accoglienza dello straniero e gli aspetti più legati all’integrazione sociale” ed è decisiva nel momento dell’ingresso in struttura “in termini di informativa sul regolamento interno e le informazioni utili per orientarsi all’interno della struttura”.
Questa operazione, scrive la cooperativa nell’offerta tecnica, sarà svolta anche “tenendo conto del sesso” (il Cpr di Torino è solo per uomini) e per supportare le persone straniere “nei rapporti con i servizi sanitari e realtà che offrono percorsi di supporto”. Buona parte delle promesse sembrano riferite a un centro di accoglienza più che a un Cpr.
Lo stesso vale anche per la strutturazione del servizio di “assistenza sociale” dove “per favorire un maggior rispetto per i diritti degli ospiti accolti” ci sarà una “valutazione tempestiva delle esigenze personali e delle situazioni di ogni utente” a partire dal colloquio di prima accoglienza. Sanitalia assicura che “il servizio sarà realizzato attraverso un approccio multidisciplinare” che realizzerà varie attività “al fine dell’inserimento del Sistema di accoglienza integrata (Sai); attività destinate ai minori, consistenti nel supporto all’inserimento scolastico e nello svolgimento di correlate attività didattiche e ludico/ricreative; attività ricreative e di formazione per gli adulti mediante la fruizione di corsi formativi gratuiti (apprendimento lingua italiana, educazione civica o per l’apprendimento di arti e mestieri) svolti con l’utilizzo di postazioni informatiche e/o strumenti audiovisivi messi a disposizione dell’ente gestore oppure svolti in collaborazione con enti con i quali sono stati stipulati appositi accordi di collaborazione; effettivo accesso e connessa fruizione dei servizi pubblici territoriali quali servizi pubblici di trasporto e servizi scolastici, servizi di iscrizione ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) e ai Centri per l’impiego (Cpi)”. Non è chiaro come un trattenuto in un Cpr possa fare tutto questo.
Le attività descritte, infatti, sarebbero un integrale “copia e incolla” dello schema di capitolato del ministero dell’Interno per i servizi di accoglienza delle persone straniere in Italia: quello in cui, insomma, l’amministrazione elenca le attività da garantire nella gestione delle strutture. Il capitolato è unico per i Centri di accoglienza e per i centri di trattenimento e la Cooperativa evidentemente non ha selezionato ciò che riguarda solo il Cpr. Il “copia e incolla” dal capitolato, così, riguarda anche la “fornitura di beni” in cui si legge che è prevista la “consegna di materiale scolastico e ludico per i minori”. Su questo punto la prefettura di Torino, interpellata da Altreconomia, fa sapere che queste previsioni riguardano la “parte introduttiva” dell’offerta in cui si “descrive il servizio offerto in generale, non suscettibile di valutazione e di assegnazione di punteggio”.

Sanitalia, però, non si limita a riportare integralmente nella sua offerta anche parti di quel capitolato che nulla c’entrano con il “Brunelleschi” di Torino, perché aggiunge di suo pugno poi specifiche e dettagliate attività ludico ricreative da svolgere nel Cpr. Scrive che tali proposte sono volte a favorire “un ambiente accogliente e supportivo che promuova il benessere e l’integrazione sociale, facilitando al contempo un rimpatrio dignitoso e rispettoso dei diritti umani”.
Come? “L’ente gestore si pone quindi modalità operativa la creazione di una progettualità individualizzata per ogni ospite che si pone i seguenti obiettivi: conoscenza del territorio e opportunità che offre, conoscenza e fruizione dei servizi (diritti) minimi erogati sul territorio, conoscenza del mercato del lavoro, comprensione delle principali norme e diritto di acquisizione della cittadinanza”. Oltre a questo prevede attività che “favoriscano la socializzazione e il benessere psicofisico dei migranti, dando loro la possibilità di partecipare ad eventi culturali e sociali che possano incentivare l’integrazione e lo scambio interculturale”. Infine vengono indicati incontri collettivi con cadenza periodica “finalizzati a promuovere e diffondere fra gli utenti la consapevolezza del sé e la cura del proprio benessere fisico e psicologico, le modalità di risoluzione dei conflitti interiori e verso gli altri, la conoscenza delle proprie emozioni”.
Tutto questo sarà realizzato attraverso la collaborazione con diversi enti presenti sul territorio: lo studio legale Caranzano-Malabaila, la “Damamr Odv Ets” e la “Uomo e ambiente società benefit” ma anche l’Enaip Piemonte, la più grande agenzia formativa del Piemonte.
Contattato da Altreconomia, l’ente ha dichiarato di non aver siglato alcuna dichiarazione o protocollo a riguardo. Non è possibile, al momento, sapere che cosa Sanitalia abbia allegato all’offerta tecnica perché gli accordi siglati dalla cooperativa con queste realtà sono stati oscurati in fase di invio. La prefettura ha chiarito che “la Commissione di gara in sede di valutazione degli accordi di collaborazione non ha assegnato alcun punteggio, trattandosi di mere proposte di collaborazione e non di protocolli o accordi già sottoscritti”.
Insomma, questi accordi non avrebbero inciso sulla vittoria di Sanitalia. E lo stesso varrebbe anche per la stipula di un protocollo da parte dell’ente gestore con il Dipartimento per la salute mentale dell’Asl di Torino per assicurare “adeguata assistenza sanitaria”. L’Asl smentisce la sua esistenza, la prefettura scrive che si tratta di “mere manifestazioni di intenti” all’interno delle quali Sanitalia si impegna a “definire e sottoscrivere un protocollo operativo di intervento”. Il testo, però, dice altro.

Il tema della salute, soprattutto quella mentale, è centrale. A metà febbraio 2025 è iniziato il processo per la morte di Moussa Balde, che si è suicidato il 21 maggio 2021 nella struttura torinese, e gli imputati sono l’allora direttrice e il medico del Cpr. Da questo punto di vista l’Asl torinese ha siglato a metà febbraio un nuovo protocollo con la prefettura. Il documento visionato da Altreconomia prevede che le visite per l’ingresso nella struttura siano orientate a escludere “la presenza di patologia psichiatrica maggiore non trattabile; disturbi psichiatrici gravi e persistenti non trattati o in fase acuta; ideazione suicidaria a riscontro di patologia psichiatrica”. Qualora, però, emergesse “altra tipologia di disturbo mentale (disturbo psichico minore), compatibile con la permanenza in Cpr “lo specialista psichiatra potrà prescrivere un periodo di osservazione presso la struttura di accoglienza, in cui siano previste a carico dell’ente gestore: visite psicologiche, visite mediche quotidiane, attività risocializzanti”.
Secondo l’infettivologo Nicola Cocco, tra i massimi esperti degli effetti sulla salute della detenzione amministrativa, questo distinguo è molto pericoloso. “La direttiva Lamorgese, che regola l’accesso ai Cpr, parla di patologia psichiatrica senza specificare tra ‘grave’ o ‘minore’ -spiega-. Si va in deroga a quel testo e, soprattutto, si normalizza la presenza in quei luoghi di persone con disagio mentale. Siamo di fronte a una deriva manicomiale. Anche perché si parla di attività risocializzanti: io nei Cpr non ne ho mai viste”.
Non ne hanno viste nemmeno gli esperti del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa che nel recente report sui Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) italiani hanno scritto che le condizioni di vita nelle strutture sono “simili a quelle esistenti nei reparti di detenzione in regime speciale di cui all’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario italiano”. Tra i riscontri della visita del Comitato del Consiglio d’Europa e le promesse di Sanitalia (che conosce bene il Cpr perché ha svolto le pulizie per l’ex ente gestore del centro, Gepsa) la distanza sembra essere molta.
Da lunedì 24 marzo, però, tutte le attività dovranno essere messe in atto. La prefettura, infatti, ha chiarito che “tutte le prestazioni aggiuntive e migliorative contenute nell’offerta tecnica, compresi gli accordi di collaborazione indicati entrano a far parte integrante e sostanziale del contratto” e se Sanitalia non le metterà in atto saranno “attivate procedure procedure di contestazione ed eventualmente applicazione di penalità”.
La cooperativa non ha risposto alle domande di Altreconomia. Dal laboratorio di emozioni alle attività di conoscenza del mercato del lavoro: la primavera al “Brunelleschi” promette bene.
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