Diritti / Attualità
Nell’emergenza Covid-19 sono aumentate le violenze verso i difensori dei diritti Lgbtq+
L’organizzazione Front Line Defenders ha messo in fila le intimidazioni, gli abusi, gli arresti di massa e le incursioni nelle strutture di accoglienza a danno dei difensori della comunità Lgbtq+ e dei “sex workers”. La pandemia ha peggiorato la situazione
Nella città di Dar Es Salaam in Tanzania, nell’estate 2020, due assalitori sono entrati nella casa dell’attivista transgender Clara Devis e hanno picchiato i due uomini, appartenenti alla comunità Lgbtq+, che la difensora dei diritti umani aveva deciso di ospitare nella sua abitazione. Le due vittime sono state violentate, uccise e decapitate. Nei momenti dell’aggressione Devis era assente: non era la prima volta che nel suo appartamento accoglieva i membri della comunità senza una dimora, un lavoro o in condizioni di difficoltà economiche e personali. La storia di Devis è uno dei casi raccolti nel rapporto “Lgbtq+ and sex workers rights defenders at risk during Covid-19”, pubblicato nel dicembre 2020 dalla Ong Front Line Defenders. L’organizzazione internazionale ha denunciato le violenze e le intimidazioni che i difensori dei diritti umani hanno subito e stanno subendo nell’emergenza sanitaria. Tra aprile e agosto 2020 i ricercatori hanno intervistato 50 attivisti in 11 Paesi, oltre alla Tanzania: Argentina, Messico, Perù, Ecuador, El Salvador, Malawi, Zimbabwe, Eswatini, Sri Lanka, Indonesia e Ungheria.
L’organizzazione ha documentato un incremento delle aggressioni e delle minacce nei confronti dei difensori dei diritti delle persone Lgbtq+ e dei lavoratori del sesso. L’emergenza Covid-19 ha acuito le discriminazioni e l’isolamento delle loro comunità escludendo spesso i suoi membri dagli aiuti statali, come i sussidi per chi ha perso il lavoro, e limitando l’accesso alle cure sanitarie. Le attività dei difensori dei diritti umani, che hanno cercato di colmare il vuoto lasciato dalle istituzioni, hanno comportato una loro maggiore visibilità esponendoli a rischi e abusi. “Quasi ogni settimana da quando è iniziata la pandemia, riceviamo foto di attacchi violenti alle case di attivisti Lgbtq+. Molti di loro le hanno trasformate in rifugi di emergenza per chi non ha un posto dove andare: l’aiuto reciproco è una parte fondante di queste comunità”, ha affermato Erin Kilbride, ricercatrice e autrice del rapporto. “Gli attivisti con cui abbiamo parlato subiscono gravi traumi fisici e sessuali per il solo fatto di aiutare le loro comunità a sopravvivere alla pandemia”. Le conseguenze sono anche psicologiche: i difensori soffrono di burnout e subiscono un notevole stress psicologico dovuto al senso di colpa per non essere stati in grado di proteggere chi aveva richiesto il loro aiuto.
La Tanzania non è quindi il solo caso di incursioni nelle comunità di accoglienza per persone transgender. Nell’estate 2020 in Uganda nella città di Kyengera, come si legge nel rapporto, la polizia è entrata in un rifugio per giovani Lgbtq+ e ha arrestato le 23 persone ospitate nella struttura e i tre difensori che la gestivano, rimasti poi detenuti per 59 giorni, torturati e sottoposti a trattamenti degradanti. L’organizzazione ha inoltre documentato gli abusi della polizia nei confronti delle persone trans apparentemente giustificati dal rispetto delle norme per il distanziamento fisico e per il coprifuoco, arresti di massa e attacchi verbali e fisici in strada in cui i difensori sono stati accusati di diffondere il Covid-19. Al contempo Front Line Defenders ha denunciato come il diritto alla salute continui a non essere garantito: nell’emergenza sanitaria i ricercatori hanno registrato la chiusura delle cliniche per le persone transgender e questo ha limitato la loro possibilità di proseguire la cura ormonale sostitutiva, difficoltà acuita dalla chiusura delle frontiere e dall’impossibilità di reperire altrove i farmaci necessari per il percorso di transizione.
“I difensori dei diritti di persone Lgbtq+ e sex workers hanno portato avanti il loro difficile lavoro durante la pandemia nonostante le enormi minacce alla loro salute fisica e psicologica. Oltre al lavoro di advocacy e risposta all’emergenza, hanno riempito il gap umanitario lasciato da governi corrotti e programmi discriminatori di risposta alla pandemia”, ha affermato Andrew Anderson, direttore esecutivo di Front Line Defenders. “Ora più che mai lanciamo un appello per fermare gli attacchi nei confronti di chi tutela le persone ai margini”.
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