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Le navi da crociera sono tornate nei porti europei. Inquinando più del pre pandemia

© Jamie Morrison - Unsplash

Lo scorso anno le 218 “grandi navi” che hanno attraversato l’Europa hanno emesso una quantità di ossidi di zolfo pari a quella di un miliardo di auto pur trasportando meno persone rispetto al 2019. L’Italia è il Paese più colpito. Le compagnie con il maggior impatto: MSC, Costa Crociere e Royal Caribbean. Il report di T&E

Dopo una breve interruzione causata dalla pandemia da Covid-19, le navi da crociera sono tornate ad affollare i porti europei, dove i livelli d’inquinamento dell’aria registrati nel 2022 hanno superato addirittura quelli del 2019. A lanciare l’allarme è la Federazione europea per l’ambiente Transport&Environment (T&E) che il 15 giugno ha pubblicato il rapporto “The return of the cruise. How luxury cruises are polluting Europe’s cities” in cui si evidenzia come, rispetto al 2019, il numero di “grandi navi”, il tempo trascorso nei porti e il carburante consumato siano aumentati tra il 23% e il 24%. Più nel dettaglio, si è registrato un aumento del 18% delle emissioni di ossidi di azoto (NOx), del 25% di particolato extra fine (PM 2.5) e del 9% di ossidi di zolfo (SOx).

Solo per quanto riguarda quest’ultima sostanza la quantità emessa nel 2022 dalle 218 navi da crociera europee è stata superiore a quella di un miliardo di automobili, un dato impressionante se si tiene conto che gli autoveicoli in circolazione in tutto il continente sono 253 milioni.

Sebbene queste imbarcazioni rappresentino una piccola porzione dell’intero settore del trasporto marittimo, T&E evidenzia come abbiano un impatto particolarmente significativo in termini di emissioni dal momento che tendono a operare in prossimità delle aree costiere e a rimanere per intere giornate ormeggiate in porto con i motori accesi per mantenere in funzione i servizi di bordo, dalla produzione di energia elettrica alla climatizzazione.

“La pandemia ha dato tregua alle città portuali ma adesso questa è davvero finita. Le navi da crociera sono tornate e località turistiche come Barcellona e Atene sono di nuovo soffocate dall’inquinamento atmosferico tossico che producono”, sottolinea Constance Dijkstra, campaigner per il settore del trasporto marittimo di T&E e autrice dello studio.

Lo scorso anno quello di Barcellona è stato il porto più colpito d’Europa: le 106 navi che vi sono transitate hanno emesso 18 tonnellate di ossidi di zolfo, il triplo rispetto a quello di tutte le automobili registrate in città. Civitavecchia, che ha scalzato il porto spagnolo di Palma di Maiorca, si piazza al secondo posto in questa allarmante classifica con un totale di 103 “grandi navi” per un totale di 16 tonnellate di SOx emesse, un impatto quasi quaranta volte superiore a tutto il parco auto della cittadina del Lazio. Terzo lo scalo del Pireo, dove vengono sbarcati i turisti diretti verso la capitale della Grecia: le 84 imbarcazioni transitate nel 2022 hanno emesso 12 tonnellate di SOx.

© Transport&Environment

Aumenti nelle emissioni di ossido di zolfo sono stati registrati anche nei porti tedeschi di Amburgo (più 41% tra il 2019 e il 2022) e Kiel (più 71%) oltre a quello norvegese di Bergen (più 43%): un dato che evidenzia come l’aumento del traffico di navi da crociera non sia un fenomeno che riguarda solo il Mediterraneo, che pure rimane l’area europea maggiormente interessata.

A preoccupare gli analisti di T&E è anche il fatto che nonostante l’aumento del traffico e delle emissioni delle “grandi navi” il numero totale dei croceristi sia diminuito: “Nel 2022 il settore ha quindi inquinato di più per trasportare meno persone rispetto al 2019”, si legge nello studio. A Barcellona a fronte di un numero di scali sostanzialmente invariato, quello dei passeggeri è diminuito del 26% tra il 2019 e il 2022. Al Pireo e a Marsiglia, a fronte di un aumento degli scali tra il 9% e il 15% i passeggeri sono calati rispettivamente del 22% e del 21%. Complessivamente, nella regione del Mediterraneo il numero di passeggeri è diminuito del 23% mentre gli scali sono aumentati del 7%.

Tornando a osservare l’impatto in termini di inquinamento atmosferico il rapporto fotografa la situazione in controtendenza di Venezia: nel 2019 occupava la prima posizione nella classifica delle città portuali più colpite dalla presenza delle “grandi navi”, che però dal 2021 non possono più attraccare allo scalo marittimo cittadino. Il risultato è stato un crollo dell’80% delle emissioni SOx e una contemporanea discesa della città nel ranking stilato da T&E fino alla 41esima posizione. “Venezia ha dimostrato che affrontare l’inquinamento causato da queste imbarcazioni è possibile, ma la messa al bando non è l’unica soluzione -continua Constance Dijkstra-. I porti possono ridurre i livelli di inquinamento obbligando le navi a collegarsi alle reti elettriche in porto invece di tenere accesi i motori. Oltre a incentivare l’adozione di carburanti a zero emissioni”.

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Il buon risultato ottenuto da Venezia non ha impedito tuttavia all’Italia di ottenere il poco invidiabile primato di Paese maggiormente contaminato da ossidi di zolfo generati dalle “grandi navi”, superando la Spagna. Oltre a Civitavecchia -scalo “chiave” per centinaia di migliaia di turisti diretti a Roma- dove nel 2022 si è registrato un aumento delle emissioni di SOx del 60% rispetto al 2019 le città italiane maggiormente impattate da questo inquinante sono Napoli (in 11esima posizione con 8,8 tonnellate), Genova (13esima, con 8,5 tonnellate) e Livorno (16esima con 7,2 tonnellate).

A sopportare il peso maggiore dell’inquinamento come detto è il Mediterraneo: Italia, Spagna e Grecia sono in fatti i tre Paesi maggiormente interessati. Ma al quarto posto si piazza, inaspettatamente, la Norvegia dove si è registrato il maggiore traffico legato alle crociere con 144mila ore di stazionamento nei porti del Paese, a fronte delle 128mila dell’Italia.

Se invece si analizzano le singole compagnie, il rapporto di T&E mette in testa alla classifica di quelle più inquinanti MSC: le sue 119 navi hanno emesso infatti quasi la stessa quantità di SOx di tutti i 291 milioni di veicoli passeggeri in Europa; al secondo e terzo posto si piazzano Costa Crociere e Royal Caribbean Cruises. Se invece si considerano le società madri, la Carnival Corporation, con la sua flotta di 63 imbarcazioni, ha emesso il 43% di zolfo in più rispetto all’intero parco auto europeo.

© Transport&Environment

A preoccupare gli analisti di Transport&Environment c’è poi il fatto che diversi operatori crocieristici -proprio come MSC- stanno investendo nel gas fossile come alternativa più “pulita” rispetto agli attuali combustibili utilizzati. Oltre il 40% delle nuove imbarcazioni destinate a questa forma di turismo saranno dotate di motori a doppia alimentazione, permettendo così di bruciare anche il gas “naturale” liquefatto (Gnl). Queste imbarcazioni, sottolinea T&E sono sicuramente migliori in termini di inquinanti atmosferici locali, ma sono estremamente dannose da un punto di vista climatico a causa delle perdite di metano, i cui effetti climalteranti sono 80 volte più potenti rispetto a quelli della CO2. “Passare dal petrolio al gas è come smettere di fumare e iniziare a consumare alcolici: può aiutare l’industria delle navi da crociera a ridurre l’inquinamento atmosferico ma è terribile dal punto di vista climatico”, conclude Constance Dijkstra.

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