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Ambiente / Attualità

Grandi navi e inquinamento, proposte per “far respirare” il Mediterraneo

L’associazione “Cittadini per l’aria” chiede l’istituzione di una zona “a basse emissioni” di zolfo sul bacino del mar Mediterraneo, sul modello dell’iniziativa attuata nel Nord Europa.

© "Cittadini per l'aria" - Diversi

Con l’arrivo dell’estate e l’inizio della stagione turistica, il porto di Genova si affolla di traghetti in partenza per le isole e le principali destinazioni portuali del mediterraneo. “Le navi da crociera e i traghetti non si fermano in porto per poche ore, talvolta restano per intere giornate o per tutta la notte, sempre con i motori accesi perché le banchine del porto di Genova non sono elettrificate. Questo provoca gravi disagi agli abitanti dei quartieri circostanti legati all’inquinamento dell’aria e al continuo rumore dei traghetti”. Enzo Tortello è il presidente dell’associazione “Comitato tutela ambientale Genova centro-ovest”, nato nel gennaio 2017, per unire gli sforzi di diversi comitati attivi in città per protestare contro l’inquinamento causato dalle grandi navi.

L’associazione ha indetto per il pomeriggio di martedì 15 maggio una manifestazione al porto di Genova per chiedere l’attuazione di provvedimenti urgenti per la riduzione dell’inquinamento portuale. “Alla capitaneria chiediamo più controlli sulle navi in arrivo e che vengano comminate multe adeguate a chi viola la legge –spiega Enzo Tortello ad Altreconomia-. Chiediamo che non entrino più in porto traghetti obsoleti e rumorosi, alcuni dei quali risalenti agli anni Settanta, che ancora vengono usati da alcune compagnie. Riteniamo che l’elettrificazione delle banchine sia un passo indispensabile per garantire la compatibilità delle attività del porto con le esigenze della cittadinanza. Infine chiediamo all’Arpal di effettuare rilevamenti mirati per valutare la presenza di inquinanti sul porto per capire qual è l’impatto ambientale del traffico marino”. I dati, risalenti al 2011, di Arpal fotografano una situazione allarmante: le sorgenti che emettono le maggiori quantità di NOx in atmosfera sono le attività marittime (62%) “prioritariamente le navi in stazionamento”, seguite dal trasporto su strada (26%).

Il comitato di Genova non è il solo che in questi anni si sta impegnando per lottare contro le emissioni inquinanti delle grandi navi. “Lo scorso marzo, durante un workshop organizzato dall’associazione Cittadini per l’aria, abbiamo incontrato i rappresentanti di comitati provenienti da varie città tra cui Venezia, Livorno, Civitavecchia, La Spezia -conclude Tortello-. Tutti affrontiamo gli stessi problemi”.

In contemporanea con la protesta degli abitanti di Genova, a Parigi si è svolta la conferenza internazionale “Reducing air pollution from ships in the Mediterranean sea”, cui hanno partecipato rappresentanti della Commissione europea, del ministero francese dell’Ambiente e del Parlamento europeo. “Le emissioni derivanti dalla navigazione contribuiscono in maniera significativa sull’inquinamento. Pur non essendo sulla terra ferma, per le aree costiere e per le città portuali si tratta di una delle principali fonti di inquinamento atmosferico –spiega Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria-. Il nostro obiettivo è sensibilizzare i governi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: occorre adeguare gli standard di tutela della salute dei cittadini a quelli oggi in vigore nell’Europa del Nord. Non possiamo avere un’Europa a due velocità sui temi della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”.

I recenti provvedimenti adottati nel bacino del Mar Baltico e nel Mare del Nord con la creazione di una zona SECA (Sulphur emission Control Area) hanno già permesso di ottenere importanti risultati in termini di abbattimento delle spese sanitarie. Secondo una ricerca pubblicata da un organismo di ricerca ambientale indipendente (CE Delft) il passaggio da un carburante “tradizionale” a uno a bassissima concentrazione di zolfo (0,1%) ha determinato benefici per la salute della popolazione stimati tra 4,4 e 8 miliardi di euro. A fronte di costi aggiuntivi per il carburante quantificato i 2,3 miliardi di euro.

Con la campagna “Facciamo respirare il Mediterraneo”, promossa assieme ad associazioni francesi, spagnole, maltesi, tedesche e greche, “Cittadini per l’aria” chiede l’istituzione di una zona SECA nel Mediterraneo sul modello di quanto avviene nel Nord Europa dove, a partire dal 2020, questi standard diventeranno ancora più stringenti a seguito dell’entrata in vigore di una zona NECA (Nox emission control area) che comporterà una graduale, ma significativa, riduzione delle emissioni di ossidi di azoto provenienti dalle navi.

L’Italia però non spicca tra i partner europei per quanto riguarda le politiche di riduzione delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto marittimo. Una classifica stilata da Transport&Environment, federazione europea per la sostenibilità dei trasporti, piazza l’Italia al terzultimo posto in Europa (peggio di noi solo Cipro e Grecia). Mentre i Paesi più virtuosi (Germania, Belgio e Francia) sono tra i Paesi più attivi nello spingere verso la creazione di un piano climatico efficace da approvare presso l’Organizzazione marittima internazionale (IMO). “Chiediamo ai governi più controlli e più trasparenza -conclude Anna Gerometta-. Chiediamo al più presto l’istituzione di un’area ECA. Inoltre chiediamo al governo italiano una misura per proteggere le città di porto, rendendo obbligatorio l’utilizzo di carburante con un tenore di zolfo non superiore allo 0,1% ad almeno 12 miglia marine dalla costa”.

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