Diritti / Attualità
Le Case alloggio per persone con Hiv in Lombardia sono a rischio chiusura
Le 23 strutture attive nella Regione accolgono circa 250 persone che, oltre a essere sieropositive, soffrono anche di gravi patologie. Le rette corrisposte dal servizio sanitario sono ferme dal 2005 e non sono stati previsti ristori dopo l’emergenza pandemica. Il 30 novembre è indetta una manifestazione sotto Palazzo Lombardia
In Lombardia le Case alloggio per persone con Hiv e Aids versano in condizioni economiche drammatiche e rischiano di chiudere. Le rette di queste strutture, infatti, sono ferme al 2005, anno in cui è stata approvata la Delibera regionale che ne regola il funzionamento e non sono mai state adeguate all’aumento del costo della vita. A lanciare l’allarme è il Coordinamento regionale delle Case alloggio per persone con Hiv/Aids della Lombardia (Crca), il Coordinamento italiano delle Case alloggio (Cica) e il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) Lombardia che hanno indetto una manifestazione di protesta per il 30 novembre a Milano, sotto la sede di Regione Lombardia.
Queste strutture sono un “piccolissimo resto” dell’emergenza legata alla diffusione del virus dell’Hiv tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta: “Sono nate per dare una risposta alle crescenti situazioni di abbandono ed emarginazione delle persone che contraevano questa malattia -spiega Giovanni Gaiera, infettivologo e presidente del Crca-. Da giovane medico ho vissuto in prima persona quel periodo che io chiamo gli ‘anni della mattanza’ in cui ho visto morire centinaia di persone della mia età o poco più grandi di me”.
Con le 23 strutture per un totale di circa 250 posti (comprese le accoglienze diurne), la Lombardia ospita poco meno della metà delle Case alloggio di tutta Italia: “Qui il fenomeno dell’Hiv ha picchiato duro e c’è stata una grande risposta da parte del Terzo settore -riprende Gaiera-. Stiamo parlando di piccoli numeri ma le persone che seguiamo hanno una complessità assistenziale molto elevata perché, oltre all’infezione, presentano una serie di altre fragilità: sono allettati o si muovono in carrozzina, oppure hanno livelli progressivi di demenza. L’Hiv, infatti, può colpire anche il sistema nervoso centrale provocando una progressiva atrofia cerebrale. Molti non hanno più una casa e necessitano di luogo che li sostenga nella loro complessa situazione sanitaria attraverso trattamenti farmacologici e il supporto di altri specialisti”. Le persone accolte hanno prevalentemente un’età che oscilla tra i 50 e i 60 anni ma non mancano uomini e donne più giovani che, dopo aver contratto il virus, hanno avuto infezioni cerebrali o tumori e, di conseguenza, non sono più autosufficienti.
La maggior parte delle Case alloggio attive in Lombardia vengono definite ad alta integrazione socio-sanitaria ed è prevista una retta pro-capite di 130 euro al giorno, che viene interamente corrisposta dal servizio sanitario regionale. A queste si aggiungono sei Case alloggio lungo-assistenziali che accolgono persone ancora in buona parte autonome ma con situazioni sanitarie compromesse: in questo caso la retta è di 105 euro pro die-pro capite di cui 73,50 euro a carico del servizio sanitario regionale, mentre il resto è carico del ricoverato, della sua famiglia o, se questi non riescono a farsene carico, del Comune di residenza.
“Servirebbe un adeguamento di almeno trenta euro al giorno per persona, portando così gli importi rispettivamente a 160-165 euro per la prima tipologia di strutture e 130-135 euro per le seconde. Se oggi riusciamo ad andare avanti è solo grazie alle molte ore di volontariato e lavoro gratuito svolte dai nostri operatori”, sottolinea Gaiera che è anche responsabile di Casa Iris, struttura di accoglienza all’interno della comunità Cascina Contina di Rosate (MI).
Il diritto all’accoglienza nelle Case alloggio per persone con Hiv e Aids è riconosciuto in Italia dalla legge 135 del 1990 (“Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all’Aids”). In Regione Lombardia queste strutture residenziali sono ancora convenzionate con le singole Agenzie di tutela della salute (Ats) sulla base della delibera regionale del 2005: negli ultimi vent’anni più volte la Regione ha dichiarato di voler passare a un regime di accreditamento ma l’iter non è mai stato compiuto.
Proprio per il fatto di non essere mai state accreditate, le Case alloggio sono state dimenticate dal sistema regionale e non solo per quanto riguarda il mancato adeguamento delle rette: durante la pandemia da Covid-19 sono state inizialmente escluse dai circuiti di accesso al vaccino stabiliti per le persone fragili ricoverate presso le strutture socio-sanitarie. Inoltre, in quei mesi, non vennero nemmeno rifornite di dispositivi di sicurezza o tamponi, fatto salvo alcune eccezioni determinate dall’attivazione di canali diretti con le singole ATS. Analogamente, non sono stati previsti nemmeno ristori a seguito della pandemia.
“A dicembre 2020 abbiamo posto nuovamente la questione dell’insostenibilità economica: le rette sono ferme al 2005 e in queste condizioni non possiamo più andare avanti”, ricorda Gaiera. La questione è stata posta con forza prima all’assessore al Welfare Giulio Gallera, successivamente a Letizia Moratti che ne aveva preso il posto nei primi mesi del 2021 e poi nuovamente al presidente Attilio Fontana: “Abbiamo avuto diversi incontri sia con gli assessori sia con i dirigenti di Regione Lombardia per procedere con l’accreditamento delle nostre strutture ma a oggi tutto tace”, conclude il presidente del Crca che evidenzia come la situazione, aggravata anche dall’aumento dei costi per l’energia, sia diventata ormai drammatica. “Non possiamo a questo punto non denunciare pubblicamente la situazione, consapevoli di quanto ‘piccola’ sia la nostra voce e del poco peso politico della nostra vicenda, data anche la scarsa attenzione dell’opinione pubblica e della politica, sostanzialmente indifferenze alla problematica Hiv/Aids, forse anche in virtù dello strisciante stigma e dei silenti pregiudizi che ancora circondano questa malattia”, sottolinea il comunicato diffuso dal Crca in vista della manifestazione. L’appuntamento è per mercoledì 30 novembre a Milano alle ore 11 sotto Palazzo Lombardia.
© riproduzione riservata