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Terra e cibo / Attualità

La vertenza della cooperativa Coraggio perché l’agroecologia sia un pezzo di Roma

I casali ristrutturati di Borghetto San Carlo, 22 ettari di terre pubbliche coltivati da giovani agricoltori, sono stati inaugurati l’8 febbraio dal sindaco Gualtieri. I lavori, parte di una compensazione urbanistica e a carico del costruttore, sono terminati con anni di ritardo. Ma la consegna dei casali segna comunque un punto di svolta

La festa d'inaugurazione dei casali ristrutturati l'8 febbraio a Borghetto San Carlo © Cooperativa Coraggio

Agli agricoltori della cooperativa Coraggio, che coltiva 22 ettari di terre comunali a Borghetto San Carlo, nel parco di Veio, a Roma Nord, la scelta di un simbolo come l’asino che vola non è mai apparsa più azzeccata: con otto anni di ritardo, i casali assegnati nel 2014 insieme al terreno attraverso un bando comunale sono stati inaugurati lo scorso 8 febbraio alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri. “È stato un lungo percorso, fatto di diffide, presidi, proroghe, petizioni e sacrifici, ma anche gli asini volano per chi ci crede tenendo i piedi per terra”, racconta Giacomo Lepri, presidente della cooperativa. “Tra poche settimane i casali saranno utilizzabili e potremo finalmente portare a compimento il nostro progetto di Centro agricolo multifunzionale che unisce l’agroecologia ai servizi, sia per il settore sia alla cittadinanza”, spiega Lepri.

Tutto è partito oltre dieci anni fa quando la cooperativa Coraggio si è fatta capofila di una vertenza per l’assegnazione delle terre pubbliche ai giovani agricoltori, che a Roma, stima “L’Atlante del Cibo” elaborato dal Consorzio universitario per la ricerca socioeconomica e per l’ambiente (Cursa), ammontano a oltre 6mila ettari. “Tutti dicevano che sarebbe stato impossibile”, ricorda Lepri. Invece, nel 2014, l’amministrazione ha indetto un bando per l’assegnazione di quattro terreni, tra i quali anche quello di Borghetto San Carlo, unito ai cinque casali di inizio Novecento.

La loro ristrutturazione è parte di una compensazione urbanistica che risale al 2003: i 22 ettari di parco agricolo con i casali sono stati ceduti dai proprietari al Comune in cambio della possibilità di spostare diritti edificatori per 120mila metri cubi di residenziale in un altro quartiere. Il recupero dei 1.700 metri quadrati di casali, per una spesa di 2,5 milioni di euro, è previsto da una convenzione del 2010 tra il comune e la società Impreme, per anni dei costruttori Mezzaroma e oggi controllata da un fondo di investimento. I tempi sono stati lunghi. “Se non ci fossimo stati noi, sostenuti da tanto associazionismo e dai pezzi più lungimiranti dell’amministrazione, la compensazione sarebbe caduta nel dimenticatoio e Roma Capitale non avrebbe riscosso dei beni che sono di tutti”, denuncia Lepri.

Oggi i casali sono pronti a diventare un centro agricolo multifunzionale con laboratori per la trasformazione del cibo che saranno aperti anche a coltivatori terzi, aule per la formazione, un ostello per l’ospitalità legata alla vicina Via Francigena, un punto vendita per i prodotti della cooperativa, un agriturismo. “Tutte attività che in questi anni abbiamo realizzato all’aria aperta quando la stagione lo consentiva o appoggiandoci ad altre strutture. Senza luoghi idonei il nostro lavoro è stato precario e fa impressione pensare a quante persone con competenze interessanti hanno abbandonato il progetto perché non reggevano un ritorno economico così basso. Invece, grazie ai casali, il polo multifunzionale prende la forma con cui l’avevamo progettato”, continua Lepri. Un edificio verrà assegnato al municipio: una sala ospiterà le celebrazioni dei matrimoni mentre le altre saranno aperte a realtà del territorio. “Stiamo preparando gli avvisi pubblici”, spiega Marcello Ribera, assessore all’Ambiente del XV municipio, che aggiunge: “Ci piacerebbe realizzare una biblioteca specializzata sul tema dell’agroalimentare e un punto informazioni sull’agro veientano e sulla sua valenza paesaggistica, ambientale e storica, vista la vicinanza dell’antica città etrusca di Veio. Il centro potrebbe inoltre contribuire a valorizzare i percorsi ciclopedonali che si estendono nell’area protetta”.

Nonostante le difficoltà legate all’assenza di luoghi di lavoro idonei, la coltivazione è ormai in fase avanzata: oggi a Borghetto San Carlo c’è un frutteto con 150 alberi di 50 varietà di sei specie a rischio, vengono coltivati e riprodotti legumi e cereali rari o sperimentali, gli ortaggi sono selezionati in base alle esigenze idriche secondo le tecniche dell’aridocoltura, si produce miele e si allevano galline in modo sostenibile. “Vogliamo realizzare un modello riproducibile, nell’ottica di una politica cittadina del cibo che ruoti attorno all’agricoltura sostenibile e multifunzionale”, aggiunge Lepri. Il riferimento è alla Food Policy avviata un anno fa dall’amministrazione su spinta di decine di realtà contadine e sociali romane con l’obiettivo di fare sistema tra associazioni, piccole e medie aziende agricole, mercati rionali, gruppi di acquisto solidale, cooperative.

Dopo mesi di tavoli partecipati, il regolamento per l’istituzione del Consiglio del cibo attende solo il parere dei municipi. L’approvazione definitiva in Aula Giulio Cesare è attesa per marzo. Anche il percorso per l’assegnazione delle terre pubbliche continua: il primo febbraio la Giunta capitolina ha approvato una delibera degli assessorati all’Ambiente e al Patrimonio con le linee guida per la messa a bando delle terre comunali, finalizzata a incentivare l’imprenditoria agricola under 40 che, come rilevato da un recente report dell’associazione Terra!, in Italia ha subito un calo negli ultimi dieci anni. Con il supporto dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio (Arsial), i dipartimenti coivolti censiranno le terre per valutare quelle da assegnare. “La delibera prevede anche un percorso di formazione per i giovani e punta a promuovere la biodiversità e le attività per lo sviluppo delle energie rinnovabili e di risparmio energetico”, ha spiegato l’assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi. In questo contesto il lavoro della cooperativa Coraggio ha fatto da apripista: “Il nostro non è solo un sogno ma un progetto ben definito e calibrato sulle esigenze della città”.

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