Crisi climatica / Approfondimento
La lotta dei cittadini di Ostiglia contro la nuova centrale a gas
Nel Comune mantovano sorge già un impianto fossile ma la società che lo gestisce ha avviato i lavori per un’ulteriore turbina per sfruttare il capacity market. Con il sostegno degli enti locali e senza ascoltare le realtà sul campo
Siamo in provincia di Mantova nella Bassa padana, un’area che produce il 3% dell’energia elettrica del nostro Paese. Un settore che, insieme allo sviluppo dell’agricoltura intensiva ed estensiva, completa la vocazione produttiva del territorio con i conseguenti impatti in termini di salute e inquinamento. A Ostiglia, Comune di poco più di 6.500 abitanti, tra le case e le rive del fiume Po, sorge una centrale termoelettrica. Si tratta di un impianto a ciclo aperto, raffreddato con l’acqua del fiume e con una potenza installata pari a 1.137 MegaWatt (MW).
“Gli impianti dedicati alla produzione di energia elettrica utilizzano solo gas naturale (sic). Attualmente sono in esercizio tre unità a ciclo combinato, da circa 380 MW cadauna. Ciascuna unità è costituita da una turbina a gas e un generatore di vapore connesso alla propria turbina a vapore”. Questi i dati tecnici riportati sul sito istituzionale della società che gestisce l’impianto: Ep produzione del gruppo ceco Eph, una delle principali società del carbone nell’Europa orientale.
Percorrendo le rive del Po, che scorre accanto alla centrale, notiamo subito gli scarichi delle acque di raffreddamento che vengono riversate nel fiume a getto continuo. In questo luogo incontriamo una delegazione di attiviste e attivisti di Fridays for future Mantova, gruppo impegnato nella sensibilizzazione sulle problematiche della centrale e i suoi impatti sul territorio e sulla popolazione. “A Mantova il nodo locale di Fridays si occupa di molte questioni, legate soprattutto all’assenza di aree verdi per eccessivo consumo di suolo e all’inquinamento, come vediamo qui con la centrale di Ostiglia -spiegano-. Mantova, e la Pianura padana in generale, sono tra le zone più inquinate d’Italia e con una importante presenza di impianti di produzione elettrica”.
Rispondendo alle sirene del meccanismo del capacity market, Ep produzione ha fiutato un’importante opportunità d’investimento e ha proposto l’installazione di una nuova turbina a gas da 900 MW, assieme a interventi di miglioramento ambientale sui gruppi esistenti della attuale centrale termoelettrica. Il capacity market prevede che le società produttrici di energia elettrica possano ricevere compensazioni attraverso delle aste per tenere alcune centrali spente come riserva nazionale da attivare al bisogno al fine di garantire la stabilità della rete. Eph aveva già provato a partecipare al meccanismo del capacity market proponendo la conversione a gas della centrale sarda di Fiume Santo (che sorge tra i Comuni di Sassari e Porto Torres): il procedimento è stato bloccato a giugno 2022 e l’impianto continua a produrre energia bruciando carbone.
La nuova turbina prevista a Ostiglia prevede un minore utilizzo di acqua, poiché sarebbe raffreddata ad aria, e un miglioramento della qualità dell’aria grazie all’installazione di filtri che dovrebbero ridurre le emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e ossidi di azoto (NOx). Anche se gli impatti saranno inferiori rispetto a quelli di una centrale “classica”, cittadini e gruppi locali esprimono la propria preoccupazione per la costruzione di un nuovo impianto in un territorio già fortemente sacrificato. In base a quanto previsto dal meccanismo del capacity market, la nuova centrale verrà accesa su richiesta di Terna (ente gestore nazionale dell’energia elettrica) per garantire la stabilità della rete e l’adeguatezza del sistema di trasmissione elettrica. L’utilizzo della nuova unità a turbogas avverrà quindi nella sua modalità più inquinante, massimizzando gli eventi che comportano maggiori emissioni, ovvero accensione e spegnimento. Inoltre la centrale termoelettrica esistente sorge all’interno del centro abitato e il progetto di rinnovamento non punta a sostituire i gruppi più vecchi bensì ad aggiungerne uno ad appena 500 metri di distanza. Parliamo quindi di una nuova struttura, di cui peraltro i lavori di costruzione sono già stati avviati.
Proprio in prossimità del cantiere abbiamo incontrato alcuni rappresentanti del comitato Cittadini per l’ambiente di Ostiglia che lavora sul territorio per sensibilizzare la popolazione sugli impatti ambientali dell’impianto. “Viviamo in una zona che produce cinque volte più energia rispetto a quella che consuma ed è anche una delle aree più inquinate d’Europa -racconta Alessandro Incorvaia, membro del comitato-. Questo ci ha spinto a organizzare un’opposizione dal momento che le istituzioni locali non hanno fatto nulla per mettere in discussione il progetto. Abbiamo preparato una perizia giurata, pagata con i soldi dei cittadini, e l’abbiamo presentata al ministero della Transizione ecologica (Mite) nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale”.
“Viviamo in una zona che produce cinque volte più energia rispetto a quella che consuma ed è anche una delle aree più inquinate d’Europa” – Alessandro Incorvaia
Mentre la popolazione iniziava a informarsi sul nuovo impianto esclusivamente tramite il lavoro di sensibilizzazione del comitato, le istituzioni -dal Comune di Ostiglia al Mite- hanno espresso parere favorevole al progetto. Anche a livello regionale, i gruppi all’opposizione non hanno avuto modo di fermare l’opera, come spiega Andrea Fiasconaro, consigliere regionale del Movimento 5 stelle: “Ho presentato un’interrogazione in Regione e avuto numerosi contatti con l’assessore all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, perché la Regione era chiamata a esprimere un parere nella Conferenza dei servizi. Purtroppo mi sono scontrato contro un muro di gomma. L’assessore non ha ritenuto che ci fossero criticità rispetto a questo progetto. Anzi, attenendosi alle relazioni tecniche ricevute, durante il procedimento nazionale ha dato un parere favorevole a nome di Regione Lombardia”.
Il comitato cittadino ha quindi presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica: al momento in cui scriviamo, a metà ottobre 2022, l’esito definitivo era previsto per la fine del mese. Di fronte a istituzioni locali poco attente al dialogo con i cittadini (è stato organizzato un solo incontro online, in piena pandemia, per spiegare il progetto ma senza convocare associazioni e comitati) i gruppi locali continuano a esporre le problematiche relative alla costruzione della nuova centrale e si oppongono a questo ulteriore sacrificio richiesto a Ostiglia e al suo territorio.
Questa testimonianza di opposizione a livello locale evidenzia gli aspetti problematici di uno scenario più ampio e che presenta aspetti molto problematici. In base a quanto previsto dal quadro normativo che regola il meccanismo del mercato del capacity market le richieste di attivazione della procedura partono da Terna. Questa manovra ha avuto effetti indesiderati: ad esempio, il moltiplicarsi di nuovi progetti di centrali a gas, quando si sarebbe potuto efficientare quelle già in attività o investire in accumuli per stoccare l’energia proveniente da fonti rinnovabili. È il caso di Ostiglia: perché costruire una nuova unità se quelle già esistenti lavorano solo al 30% delle proprie capacità?
“L’assessore Cattaneo non ha ritenuto che ci fossero criticità. Anzi ha dato parere favorevole a nome di Regione Lombardia” – Andrea Fiasconaro
Un nuovo impianto come quello in costruzione in provincia di Mantova risulta quindi non allineato con la strategia di decarbonizzazione nazionale e con un percorso di transizione ecologica ed energetica che preveda la consultazione e il coinvolgimento delle comunità locali, le quali vedono soffocare le proprie rivendicazioni in nome degli interessi di grandi corporation fossili. Non c’è da stupirsi, visto che a guidare la partita è il gruppo Eph, leader nell’espansione del settore del carbone in Europa orientale, emblema di come si possa speculare sull’azione climatica con l’acquisizione di miniere e centrali a carbone obsolete, in fase di dismissione o particolarmente inquinanti per prolungarne l’operatività. In passato Generali ha assicurato gli asset carboniferi del gruppo fossile ceco. Ci chiediamo se la società triestina non sia coinvolta nell’assicurazione della nuova centrale, coerentemente ai propri impegni per il clima, o se invece abbia deciso di sostenere finanziariamente un nuovo impianto fossile, inutile, dannoso e osteggiato dalla cittadinanza locale.
Lo spazio “Fossil free” è curato dalla Ong ReCommon. Un appuntamento ulteriore -oltre alle news su altreconomia.it– per approfondire i temi della mancata transizione ecologica e degli interessi in gioco
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