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Riservato / Reportage

In Colombia nuovi parchi eolici minacciano le terre dei Wayúu

Un parco eolico visto dal cimitero ancestrale della comunità di Kasioulin nella regione colombiana della Guajira. Qui più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Inoltre la percentuale di morti infantili per malnutrizione è sei volte quella nazionale © Gianpaolo Contestabile

Nella regione di Guajira soffiano venti potenti e costanti, ma i progetti degli impianti non tengono conto degli impatti ambientali e le società costruttrici alimentano le tensioni tra le comunità locali. Il ruolo di Enel Green Power

Tratto da Altreconomia 251 — Settembre 2022

Nella regione colombiana di Guajira vivono diverse comunità afrodiscendenti e indigene tra cui la popolazione originaria più numerosa del Paese, il popolo Wayúu. Grazie alla ricchezza delle sue risorse naturali, il territorio guajiro occupa un ruolo chiave nella “transizione energetica” del Paese. Si prevede che nei prossimi anni diventerà un importante centro di produzione di idrogeno “verde”; si trova al primo posto a livello nazionale per quanto riguarda le radiazioni solari e sulle sue pianure soffiano venti costanti e potenti quasi tutto l’anno. 

Secondo uno studio dell’Istituto per la pace e lo sviluppo (Indepaz) è prevista nei prossimi anni la costruzione sulle terre Wayúu di 65 parchi eolici da parte di 19 imprese, colombiane e straniere. Tra queste spicca l’italiana Enel Green Power (Egp) che promette di costruirne almeno tre, tra cui quello di Windpeshi, che viene presentato come il parco eolico più all’avanguardia del Paese. Vengono installate torri di misurazione del vento seguendo una narrazione che concepisce la Guajira come un territorio deserto in cui concentrare la produzione di energia “pulita”. Ma i grandi appezzamenti di territorio considerati “disabitati” fanno parte di una complessa rete sociale e produttiva che permette la distribuzione delle terre secondo la tradizione ancestrale Wayúu e quindi la possibilità di far pascolare le greggi di capre che sono la principale fonte di sussistenza. Nonostante il paesaggio arido e il clima secco, l’ecosistema locale è ricco di arbusti, fondamentali per la sopravvivenza dell’allevamento caprino.

L’ideologia del “deserto” potrebbe diventare però una profezia che si autoavvera: i probabili danni ambientali causati dai parchi eolici rischiano infatti di accelerare la desertificazione. Nel caso di Windpeshi, gli studi di impatto ambientale valutano come gravi i danni all’ecosistema causati dalla costruzione di centinaia di aerogeneratori, strade, linee di trasmissione ad alto voltaggio e sottostazioni elettriche. I parchi eolici, inoltre, sorgeranno in corrispondenza dei tragitti migratori di alcuni uccelli e il cambiamento di pressione generato dalle pale eoliche andrà a danneggiare gravemente i pipistrelli che sono responsabili dell’impollinazione degli arbusti che rappresentano l’unica vegetazione della Guajira. Le polveri sollevate dalle turbine e dai camion che trasportano materiali rischiano di inquinare le pochissime fonti di acqua della regione. Le linee di trasmissione ad alta velocità limitano inoltre il pascolo delle capre. 

Nonostante la varietà e quantità di fonti di energia, la Guajira è la regione colombiana con uno dei più alti tassi di povertà del Paese. Per questo, secondo Limbano Diaz, giovane avvocato e attivista locale, l’assenza di risorse economiche e di infrastrutture fa sì che l’arrivo delle imprese generi conflitti tra le comunità per intercettare le compensazioni promesse in caso di costruzione dei progetti. Emblematico in questo senso è il caso del parco eolico di Topia, promosso da Enel. Nel giugno 2021 nei pressi dell’impianto si è acceso uno scontro armato tra due comunità che ha causato diversi feriti e una vittima. 

Secondo l’Ong locale Naciòn Wayúu il conflitto era nato proprio a causa del progetto eolico: “L’arrivo di Enel Green Power ha diviso le due famiglie. L’impresa si è limitata a negoziare solo con una parte escludendo i proprietari legittimi del territorio”. I progetti eolici sono localizzati prevalentemente nelle zone di resguardo indigeno Wayúu: aree che godono di una giurisdizione specifica che ne proibisce, tra le altre cose, la vendita. Per questo le imprese non possono né acquistare né affittare i terreni delle comunità ma solo siglare degli accordi di usufrutto in cambio di compensazioni. 

Secondo la convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, firmata dal governo colombiano, le popolazioni indigene hanno diritto di scegliere se cedere o meno le proprie terre e l’insediamento di progetti estrattivi e logistici. Questo si concretizza nell’obbligo di consultazioni preliminari che devono essere libere e informate. Secondo Enel, nella Guajira l’azienda italiana cerca di individuare le soluzioni migliori per ogni territorio e ciò “prevede un percorso basato sulla condivisione con le comunità locali e l’ascolto costante delle esigenze degli stakeholder rilevanti, come anche previsto dagli impegni assunti dal Gruppo con la policy sui diritti umani”. Nonostante ciò, le comunità segnalano diverse criticità nello svolgimento delle consultazioni. Prima tra tutte la mancanza di un referente esterno e imparziale, che aiuti gli abitanti a capire e a negoziare i termini economici degli accordi e gli studi di impatto ambientale. 

Per raggiungere i resguardos dove sorgerà il parco eolico Windpeshi di Enel, ci si deve fermare più volte a causa di diversi blocchi stradali: è una forma di protesta delle comunità Wayúu che non vuole far passare i mezzi delle imprese. La maggior parte delle autorità delle comunità locali si dicono pentite di aver aderito al progetto. Si lamentano perché le compensazioni previste verranno distribuite sotto forma di workshop, progetti sociali, posti di lavoro non qualificati e precari e ristrutturazioni rudimentali. “Vogliamo i contanti. Non vogliamo partecipare ai corsi organizzati dalle imprese”, spiega Genoveva, leader della comunità Flor de la Frontera. Chiede inoltre che i soldi delle compensazioni forniti da Enel vengano dati direttamente alla comunità.

Enel ci tiene però a rimarcare il suo impegno per la promozione sociale nella Guajira: “Al di là dell’obbligo che l’azienda ha acquisito negli accordi di consulta preliminare, Enel ha realizzato su base volontaria diversi altri progetti a valore condiviso, che arrivano a consolidare il rapporto con il territorio”. Uno di questi riguarda l’accesso all’acqua: Enel ha investito nella costruzione di cisterne per le 12 comunità coinvolte nel progetto, di un pozzo di estrazione e di una centrale di purificazione. Il progetto, che fa parte del programma “Guajira azul”, è cofinanziato dal governo e dai Comuni locali ma ha già smesso di funzionare per mancanza di fondi per la manutenzione.

Un gruppo di donne leader comunitarie della zona in cui è prevista la realizzazione del parco eolico Windpeshi, di Enel Green Power. Per protestare contro il progetto le comunità Wayùu hanno organizzato dei blocchi stradali per non far passare i mezzi delle imprese impegnate nella costruzione dell’impianto © Gianpaolo Contestabile

Secondo le testimonianze raccolte a Windpeshi, Enel insiste per organizzare incontri con un numero di partecipanti limitato, con le sole autorità tradizionali o con un gruppo ristretto. Per Beatriz, della comunità di Uktapu, questo favorisce sia la corruzione sia il malcontento di chi resta escluso, per questa ragione insiste affinché gli incontri si tengano davanti a tutti i membri della comunità in modo che il processo sia trasparente. Secondo l’attivista Wayúu Angèlica Ortiz queste modalità di negoziazione favoriscono una logica patriarcale dentro e tra le comunità. Se le imprese vogliono rivolgersi solo alle autorità, prevalentemente maschili, finiscono per invisibilizzare il lavoro politico delle donne Wayúu nelle comunità e screditare la loro leadership nelle assemblee.

Esiste inoltre una preoccupazione per il pericolo della futura militarizzazione della Guajira. In base a quanto previsto dalla legge sulla “Transizione energetica”, promulgata nel 2020 dall’ex presidente Iván Duque, “le attività di produzione, utilizzo, immagazzinamento, amministrazione, operazione e mantenimento delle fonti non convenzionali di energia, principalmente quelle rinnovabili” vengono definite come una questione di pubblica utilità e di convivenza nazionale. I progetti eolici potrebbero, quindi, essere portati avanti con una prova di forza militare a prescindere dell’opposizione delle comunità indigene. Il governatore della Guajira ha proposto la creazione di un battaglione speciale dell’esercito per la salvaguardia degli investimenti economici delle imprese eoliche. E i soldati sono già stati schierati per l’inaugurazione del parco eolico “Guajira 1”. Riguardo alla tutela della sicurezza dei suoi lavoratori, Enel dichiara che “la gestione di tali attività è coordinata con l’esercito nazionale colombiano”. Viene da chiedersi se la produzione di energia verde possa giustificare i danni ambientali che verranno recati nella Guajira, la compromissione del tessuto sociale indigeno e la militarizzazione del suo territorio. L’energia prodotta sul territorio Wayúu -dove non vengono garantiti né la corrente elettrica né il sistema idrico- genereranno grandi introiti per le imprese che esporteranno una buona parte dell’energia all’estero e solo l’1% verrà reinvestito sul territorio. Il dio dei venti Wayúu, Jepiresh, è una figura ambigua: il suo soffio può spazzare via le nubi e limitare le piogge sempre più scarse. L’eolico, nella Guajira, sembra condannato allo stesso destino, più che rappresentare una svolta ecologica sta riproducendo la storia di saccheggi delle risorse indigene, aumentando la desertificazione e l’impatto del cambiamento climatico. 

Lo spazio “Fossil free” è curato dalla Ong ReCommon. Un appuntamento ulteriore -oltre alle news su altreconomia.it– per approfondire i temi della mancata transizione ecologica e degli interessi in gioco

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