Diritti / Opinioni
I regimi sovranisti non combattono i grandi poteri tecnofinanziari, combattono i poveri
L’effetto che si ottiene con la diffusione del sovranismo è quello di stabilizzare il sistema mediante conflitti e forme di ostilità che canalizzano la rabbia sociale verso falsi obiettivi e non mettono in discussione l’ordine tecnofinanziario del mondo. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini da Altreconomia 218
Il sovranismo è disgregazione. E la disgregazione per qualsiasi organismo biologico o sociale è morte. Oggi le forme di solidarietà e i vincoli ecologici ed etici derivanti dal fatto che la vita è la comunità dei viventi vengono spezzati. La logica della disgregazione è attuata dai governi sovranisti. Ma il “sovranismo” è l’ideologia di servizio del sistema tecno-finanziario globale, che non ha problemi a dividere l’umanità in sommersi e salvati, semplicemente perché se ne infischia dell’umanità come della natura.
Visto che tale sistema di potere mondiale sradica e sacrifica i popoli, per stabilizzare la situazione impedendo che essi si ribellino sul serio occorre diffondere un’ideologia compensativa che li convinca di poter combattere il loro nemico e consenta loro di scaricare contro qualcun altro il loro rancore. La coltivazione del consenso per il potere del capitale non passa più per l’ideologia che ne esalta le virtù, ossia il neoliberismo, ma passa per l’ideologia che dà l’illusione di combatterlo senza scalfirlo. L’effetto che si ottiene con la diffusione del sovranismo è quello di stabilizzare il sistema mediante conflitti e forme di ostilità che canalizzano la rabbia sociale verso falsi obiettivi e non mettono in discussione l’ordine tecnofinanziario del mondo.
Il sovranismo è l’ideologia ausiliaria del neoliberismo e lo può essere proprio perché i due si presentano come nemici. Così si inibiscono le forze per una vera alternativa democratica. La flat tax (invece di applicare la tassazione proporzionale ai redditi e di sradicare l’evasione fiscale) è l’esempio di una politica sovranista che dovrebbe giovare al “popolo” e invece arricchisce chi ricco è già. Chiunque dica “prima gli italiani” li sta già fregando.
Vediamo come si muovono i regimi sovranisti. a. Sono oligarchici o totalitari e non danno vera libertà ai loro popoli. b. Non combattono i grandi poteri tecnofinanziari, combattono i poveri e semmai i gruppi etnici considerati rivali. Tutta la rabbia governativa e di quanti sono fomentati contro i migranti non è perché sono migranti e stranieri, è perché sono poveri: se fossero stranieri ricchi li si accoglierebbe con tutti gli onori. c. I governi sovranisti non tutelano il popolo che li vota. Il caso italiano resta esemplare: da noi i giovani sono colpiti dalla completa incapacità del governo a costruire un grande programma per il lavoro e da una gestione assurda della scuola e dell’università. Il governo elargisce favori, di grande ritorno elettorale, a questa o quella parte dell’elettorato aumentando il debito pubblico, tanto il disastro ricadrà sulle generazioni giovani e su quelle future. d. I governi sovranisti sembrano alleati ma intanto penalizzano quelli più deboli tra loro (come l’Italia) perché più esposti per il debito pubblico o per l’arrivo dei migranti. e. Il (dimissionario) governo sovranista italiano -che con la scusa delle autonomie regionali sfascia l’integrità, l’equità e l’assetto costituzionale della vita del Paese- colpisce al cuore quel “popolo” in nome del quale dice di lavorare. La legge per l’“autonomia differenziata” (già la formula lascia trapelare l’imbroglio) introduce gabbie salariali, per cui un lavoro al Sud varrà meno dello stesso lavoro al Nord; tribalizza la scuola, mettendola sotto il controllo dei politici locali; rafforza la tendenza a fornire servizi migliori al Nord lasciando che al Centro e al Sud siano scadenti. In confronto la secessione di Bossi, per quanto sbagliata, sarebbe stata un danno minore; l’“autonomia differenziata” invece disgrega la condizione di vita di tutti. Che una parte del Pd spinga a fare presto una legge del genere dice quanto questo partito sia privo di pensiero critico-progettuale.
Anche se per ora non abbiamo un soggetto politico adeguato, all’imbroglio del “sovranismo” dobbiamo opporci con forza in ogni modo democratico. Anzitutto prendendo pubblicamente la parola per far capire la situazione e andare in soccorso della verità mentre si tenta di annegarla.
Roberto Mancini, insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Nel 2016 ha pubblicato “La rivolta delle risorse umane. Appunti di viaggio verso un’altra società” (Pazzini editore)
© riproduzione riservata