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Il rombo della memoria: un romanzo sul terremoto del Friuli

© Sara Crego - Unsplash

Uno dei romanzi più originali di quest’anno non è un’opera di finzione ma un lavoro sulla memoria che ripercorre il terremoto del Friuli del 1976, attraverso le voci dei sopravvissuti e sperimentando una narrazione neutra quasi geologica. L’ha scritto Esther Kinsky, scrittrice tedesca legata a quei luoghi. L’editore è Iperborea

Nel maggio e nel settembre del 1976 due forti terremoti scuotono il Friuli. Circa un migliaio di persone muoiono sotto le macerie, decine di migliaia rimangono senza riparo, molti lasceranno per sempre la loro casa. Gli spostamenti di materiale -placche e rocce, fino ai fiumi- in seguito delle scosse sono enormi, formano nuovi terreni. Questa trasformazione del paesaggio può essere catturata nei termini e nei tempi lunghi della storia naturale e della geologia. Ma per il trauma umano, per l’esperienza di un’esistenza improvvisamente distrutta, il linguaggio non è così facile da trovare.

In “Rombo”, nuovo romanzo della scrittrice tedesca Esther Kinsky, pubblicato da Iperborea quest’anno, sette abitanti di un paese di montagna in Val Resia, uomini e donne, raccontano le loro vite in cui il terremoto ha lasciato tracce profonde a cui stanno imparando a dare un nome. Dall’esperienza condivisa della paura e della perdita, i fili della memoria individuale si dipanano presto e diventano narrazioni di ferite profonde e antiche.

Il romanzo è diviso in sette parti, ognuna delle quali si apre con una citazione di un’opera geologica classica e con una illustrazione in bianco e nero che raffigura un frammento degli affreschi rimasti della cattedrale di Venzone, in provincia di Udine, profondamente segnata dal terremoto. Una voce narrante neutra descrive il paesaggio e la sua storia, presente e passata, offrendo osservazioni di natura geologica, ecologica, folcloristica e scientifica. I riferimenti più curiosi sono quelli alla mitologia locale come la Riba Faronika, un essere marino della mitologia slovena, metà donna e metà pesce, e l’Orcolat, un orco che vive nelle montagne della Carnia e spaventa i bambini. 

In questo arazzo si intrecciano i ricordi e le storie di sette uomini e donne -Anselmo, Olga, Mara, Lina, Gigi, Toni e Silvia- che all’epoca del terremoto erano bambini o ragazzi e le cui riflessioni li riportano agli eventi che hanno diviso per sempre il loro mondo in prima e dopo.

Per ognuno dei sopravvissuti le ore che hanno preceduto il terremoto del 6 maggio 1976 sono state segnate da osservazioni insolite legate agli animali: l’avvistamento inaspettato di un serpente, le capre irrequiete, i cani che abbaiano forte, gli uccelli che cinguettano in modo irregolare. La giornata era insolitamente calda, la luce stranamente filtrata. E tutti ricordano il suono ultraterreno, il rombo, che emergeva dalla terra poco prima che iniziasse a tremare. In quel momento, vengono spinti fuori dalle loro case, si salvano sotto gli archi o le volte che resistono alle scosse, o si ritrovano a strisciare fuori dalla polvere e dalle rovine. I danni sono ingenti ma, tutto sommato, il loro villaggio è uno dei più fortunati. Altri sono quasi completamente distrutti.

Dopo il primo sguardo a quel giorno fatale, i sopravvissuti iniziano a parlare dei loro ricordi della vita nella valle, delle loro famiglie e dei loro ultimi anni da adulti. Ma soprattutto parlano del terremoto e delle sue immediate conseguenze: lo strano periodo di libertà per i bambini dalla scuola, lo stress della ricostruzione e le crescenti tensioni tra gli adulti e, in mezzo al tumulto, la sistemazione di matrimoni e morti e gli affari della vita. Poi, quando le cose cominciano a promettere un ritorno alla normalità, arrivano le forti scosse di settembre. Tutto è di nuovo sconvolto.

“Rombo” è un romanzo che sorprende, esplorando il tema del trauma in modo originale e coinvolgente. Attraverso le voci dei sopravvissuti, Kinsky ci offre una visione profonda della natura della memoria e dell’identità.

Nata nel 1956, Esther Kinsky è una scrittrice, poetessa e traduttrice tedesca. È una delle voci più originali della scena letteraria europea, insignita di numerosi premi, tra cui il Premio Paul Celan e il Premio Adelbert von Chamisso. I suoi romanzi, spesso paragonati a quelli di W.G. Sebald, sono caratterizzati da un’attenzione particolare al paesaggio e alla natura, che sono visti come metafore della condizione umana. In Italia Kinsky ha già pubblicato due romanzi: “Macchia” (Saggiatore, 2019) e “Sul fiume” (Saggiatore, 2021). 

Attualmente Kinsky trascorre lunghi periodi dell’anno in un villaggio del Friuli, regione alla quale è particolarmente legata e che ha ispirato questo suo ultimo romanzo.

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