Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Crisi climatica / Reportage

Lo spettro del metano minaccia il più grande lago naturale del Friuli-Venezia Giulia

Sulle sponde del lago dei Tre Comuni, a Nord di Udine, potrebbero venir costruiti due generatori termoelettrici a metano a servizio di un oleodotto. Questo progetto, in contrasto con le leggi regionali che stabiliscono la rinaturalizzazione del bacino idrico, incontra l’opposizione di attivisti e istituzioni locali

A una cinquantina di chilometri a Nord di Udine c’è il più grande lago naturale del Friuli-Venezia Giulia, quello dei Tre Comuni. Sulle sue sponde sorge sin dagli anni Sessanta una stazione di pompaggio della Società italiana per l’oleodotto transalpino (Siot) che gestisce il ramo italiano dell’infrastruttura per il trasporto di petrolio dal porto di Trieste all’Europa centrale di proprietà della multinazionale Trans-Alpinen Leitung. È un consorzio di otto aziende petrolifere i cui azionisti sono Omv petrim (25%), Shell (24%), Exxon Mobil (16%), Ruhr Oel (11%), Eni (10%), Bp (9%), ConocoPhillips (3%) e Total (2%). Nel mese di aprile di quest’anno, senza preavviso, i Comuni rivieraschi di Cavazzo Carnico, Trasaghis e Bordano si sono visti notificare dalla Regione l’avvio di una conferenza dei servizi “asincrona” -cioè online– per la costruzione nello stesso sito di due generatori termoelettrici con lo scopo di produrre l’elettricità per far funzionare la stazione di pompaggio e il calore per fluidificare il petrolio, rendendone più facile lo scorrimento. Le istituzioni locali, però, sono molto perplesse sull’inserimento di nuovi e inquinanti impianti in un’area che, secondo la normativa regionale, andrebbe invece tutelata e valorizzata.

“La società ha dichiarato che vuole rendersi energeticamente autosufficiente”, spiega Franceschino Barazzutti, presidente del Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento e figura storica della difesa del territorio. Le strutture nel Comune di Cavazzo Carnico non sarebbero le uniche a venir costruite: ne dovrebbero sorgere altre a San Dorligo della Valle, sul Carso, a Reana del Rojale, poco distante da Udine, e a Paluzza, in Alto Friuli. “I nuovi impianti sarebbero a metano -continua l’attivista- lo stesso combustibile fossile di cui ora si parla molto perché legato alla dipendenza energetica dalla Russia”.

Finora la Siot per far funzionare la stazione di pompaggio sul lago si è rifornita da una centrale idroelettrica, costruita negli anni Cinquanta a poca distanza dalle rive dello specchio d’acqua. È stata proprio la vicinanza all’impianto a far individuare quel luogo come sede per lo snodo dell’oleodotto; questa scelta, sicuramente conveniente dal punto di vista economico, non lo è stata però sotto il profilo ambientale. La zona, infatti, è a forte rischio sismico: dalle sponde del lago è possibile osservare da vicino il monte San Simeone, epicentro dello storico e drammatico terremoto che colpì il Friuli nel 1976. “Se dovesse esserci una scossa molto potente -continua Barazzutti- il petrolio finirebbe nelle acque del bacino montano e da lì, attraverso il suo emissario, fino al mare”.

I generatori termoelettrici costituirebbero un elemento di criticità in più, quindi, in un territorio a cui in passato sono state già imposte numerose “servitù”. Le strutture -dalla potenza elettrica nominale di 7,7 MW e dalla potenza termica nominale di 17,1 MWt- potrebbero avere un impatto pesante sull’ambiente della valle circostante. “Dal camino verrebbero emessi ogni anno 291.124.800 metri cubi di fumi: come se una nube dello spessore di 200 metri avvolgesse la Val del Lago -afferma il presidente del Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento-. Inoltre, verrebbero emesse anche polveri sottili del tipo PM 2.5”. Gli abitanti dei borghi della zona sono preoccupati per la propria salute: si trovano in una conca raramente spazzata da forti venti e temono che tutti gli inquinanti rilasciati nell’aria ricadranno su di loro.

È questo uno dei più importanti motivi per cui il Consiglio comunale di Cavazzo Carnico, riunitosi il 4 aprile scorso, ha deciso di votare un ordine del giorno per esprimere all’unanimità la propria contrarietà ai nuovi impianti. La stessa cosa hanno fatto i due enti che riuniscono i Comuni della zona, la Comunità di montagna della Carnia e quella del Gemonese. “Non c’è stata con noi alcuna interlocuzione preliminare, abbiamo solo ricevuto un avviso per l’indizione della conferenza dei servizi -afferma Alessandro Pampagnin, vicesindaco di Cavazzo Carnico-. Un confronto con le istituzioni locali, però, avrebbe permesso a quelle regionali di comprendere meglio il contesto in cui l’opera andrebbe a inserirsi. Nella documentazione si parla di contesto industriale, ma le cose non stanno proprio così: certo, c’è la centrale idroelettrica poco distante, ma il lago dei Tre Comuni è una meta turistica da cui si snodano diversi percorsi naturalistici”.

L’impatto paesaggistico della nuova costruzione -derubricata, però, come una semplice manutenzione, che quindi non obbligherebbe nemmeno la Siot a riconoscere delle compensazioni per il territorio- sarebbe enorme: si tratterebbe di un fabbricato senza pareti, con tubature e cavi a vista, da cui si innalzerebbero due ciminiere di 15 e 16 metri. La costruzione dei due generatori -fanno notare gli amministratori locali- potrebbe essere considerata in contrapposizione alle norme della Regione, che prevedono il recupero della naturalità del lago. I sindaci e le loro giunte, però, hanno le mani legate. La palla è passata ora agli uffici regionali e all’assessore competente, quello all’Ambiente ed energia, Fabio Scoccimarro.

L’opposizione ai nuovi impianti arriva anche dai più giovani. “Ci stiamo battendo per evitare la costruzione di queste strutture sul nostro territorio”, racconta Giacomo Genovese, studente di quinta liceo e membro tra i più attivi del gruppo Fridays For Future Carnia. Per far pressione sulle autorità i ragazzi hanno deciso di organizzare un mail bombing, che, in un territorio piccolo come quello dell’Alto Friuli, ha raggiunto una cifra importante: 16mila lettere virtuali. “Per questa nostra campagna -spiega Genovese- abbiamo anche l’appoggio di Fridays for Future Udine e del coordinamento nazionale”. Il prossimo passo, per i giovani ambientalisti, è organizzare una manifestazione a Tolmezzo, capoluogo della Carnia, con la collaborazione dei rappresentanti degli studenti degli istituti locali, ma aperta a tutta la cittadinanza. “Questo progetto è assurdo sotto molti punti di vista -conclude il giovane- e rappresenta la tendenza a sostituire il carbone con il metano per realizzare la transizione ecologica, perché il gas naturale è considerato meno dannoso per l’ambiente. Ma si sta prendendo una direzione sbagliata, puntando ancora sul fossile invece di investire sulle rinnovabili”.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati