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Crisi climatica / Approfondimento

Di chi sono i gasdotti e quale ruolo giocano Eni e Snam

© Selim Arda Eryilmaz - Unsplash

Dal TAP al Transmed, dal Trans Austria a Greenstream: le due società italiane sono presenti sia come azionisti delle diverse infrastrutture per l’importazione del gas sia come operatori di diversi gasdotti. Il punto di ReCommon

Negli ultimi giorni diverse corporation hanno dichiarato di voler cedere le quote dei propri investimenti nel settore estrattivo in Russia. Tra le altre, Eni ha promesso con una nota di voler uscire da Blue Stream, il gasdotto di cui condivide la proprietà con la russa Gazprom tramite la società Blue Stream Pipeline Company B.V, registrata in Olanda. Allargando lo sguardo alla rete dei gasdotti e dei terminal di Gnl (gas naturale liquefatto) che trasportano gas verso l’Italia, vediamo che Eni e Snam la fanno da padroni. Le due società sono infatti presenti sia come azionisti delle diverse infrastrutture per l’importazione del gas sia come operatori di diversi gasdotti.

Snam Spa ha l’84,47% della società registrata in Austria che controlla il Trans Austria Gasleitung (TAG), il gasdotto che trasporta verso l’Italia il gas russo passando attraverso Ucraina, Slovacchia e Austria fino a Tarvisio. Il gasdotto ha una capacità installata di circa 47 miliardi di metri cubi, utilizzata solo in parte: nel 2021 sono entrati da Tarvisio e da Gorizia (dove passa un secondo “ramo” che si collega sempre al TAG passando dalla Slovenia) circa 28,2 miliardi di metri cubi di gas, ovvero il 39% di tutte le importazioni italiane di questo combustibile fossile.

Rimanendo a Nord, da Passo Gries (al confine tra la provincia del Verbano Cusio Ossola e lo svizzero Canton Vallese) arriva in Italia il gas proveniente da Norvegia e Paesi Bassi attraverso il Transitgas, controllato dalla Transitgas AG, società registrata in Svizzera e che fa capo a Swissgas AG (che controlla il 51% della società), Fluxswiss Sagl (46%), Uniper global gommodities AG (3%). Il gasdotto Transitgas si collega con il Trans Europa Naturgas Pipeline a Wallbach (nel Nord della Svizzera, al confine con la Germania) e con la rete GDF-Gaz De France a Rodersdorf (nel Nord-Ovest della Confederazione, al confine con la Francia). Ha una capacità di circa 18 miliardi di metri cubi all’anno (di cui circa 2,5 miliardi sono destinati al mercato svizzero), ma le sue importazioni si sono ridotte al minimo nel 2021, forse proprio a causa della significativa riduzione delle forniture dalla Norvegia, passate da 11 miliardi di metri cubi nel 2019 a soli 2 miliardi nel 2021.

A Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, c’è il punto d’entrata del gasdotto che collega l’Italia all’Algeria. Conosciuto come TransMed, in realtà questo è il nome solo della tratta sottomarina di un gasdotto di circa 1.200 chilometri che collega i giacimenti di Hassi R’mel nel deserto algerino con la Sicilia, passando dalla Tunisia. Diviso in quattro tratte, ciascuna con una struttura proprietaria distinta, questa infrastruttura ha una portata di circa 33,5 miliardi di metri cubi all’anno ed è gestito da quattro consorzi diversi in cui il ruolo principale è giocato dall’Eni, condiviso da novembre 2021 con Snam Spa. In base all’accordo sottoscritto dalle due aziende italiane (entrambe per il 30% a controllo pubblico) Eni conferirà le partecipazioni relative alle sue quote di proprietà, commercializzazione, manutenzione nelle diverse tratte del gasdotto in una società di nuova creazione, di cui Eni continuerà a detenere il 51% e Snam il 49%. Quest’ultima è già proprietaria e operatore della tratta siciliana del gasdotto, mentre Eni controllava il 50% di Transmed Spa (assieme a Sonatrach, azienda di stato algerina) e il 100% di Trans Tunisian Pipeline Company Spa.

Dopo anni di riduzione nelle forniture all’Italia, dovute a investimenti ridotti e aumento della domanda interna, le importazioni di gas algerino sono aumentate negli ultimi anni, fino ai 21 miliardi di metri cubi giunti in Italia nel 2021: circa il 30% dell’import complessivo. È difficile immaginare che il Paese affacciato sulla sponda Sud del Mediterraneo possa rappresentare una potenziale alternativa alla Russia: se guardiamo alle nuove esplorazioni, proprio Gazprom è il principale partner di Sonatrach nello sviluppo del giacimento di El Assel, la cui produzione è attesa per il 2025.

1. Gasdotto Transitgas (Svizzera-Italia) – 2. Gasdotto Transmed (Algeria-Tunisia-Italia) – 3. Corridoio meridionale del gas (Azerbaijan-Georgia-Turchia-Grecia-Albania-Italia) – 4. Gasdotto Greenstream (Libia-Italia) – 5. Gasdotto Trans Austria Gas (Austria-Italia) – 6. Gasdotto Interconnessione (Italia-Slovenia-Ungheria). In costruzione – 7. OLT – Offshore LNG Toscana – 8. Adriatic LNG – 9. Panigaglia LNG © ReCommon

A Gela (CL) arriva invece il Greenstream, che trasporta il gas estratto a Mellitah località a circa 80 chilometri da Tripoli, in Libia. Lungo 520 chilometri, può trasportare circa 10 miliardi di metri cubi di gas, ma nel 2021 la portata è stata di poco superiore a tre miliardi di metri cubi. Anche Greenstream è controllato al 50% da Eni tramite l’Eni North Africa BV, che è azionista della Greenstream BV, società registrata nei Paesi Bassi. L’altro 50% è nelle mani della National oil corporation (Noc), la compagnia petrolifera nazionale libica.

Infine a Melendugno, in provincia di Lecce, arriva il Corridoio meridionale del gas: lungo 3.500 chilometri e composto da tre gasdotti (ciascuno dei quali con una struttura proprietaria diversa) costruiti per trasportare verso l’Unione europea il gas estratto nei giacimenti di Shah Deniz II, in Azerbaijan. Il gasdotto ha una portata complessiva di 16 miliardi di metri cubi all’anno (di cui sei destinati al mercato turco): Snam Spa è tra gli azionisti di maggioranza della Trans Adriatic Pipeline (TAP), di cui detiene il 20%, assieme a British Petroleum (20%), la compagnia azera Socar (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%) e la svizzera Axpo (5%). Snam controlla anche il 100% dell’Interconnessione TAP, un gasdotto che collega il punto di entrata del gasdotto con lo snodo di Mesagne alla periferia di Brindisi. La tratta turca del Corridoio meridionale del gas, Trans Anatolian Gas Pipeline (TANAP) è controllata al 51% dalla Southern Gas Corridor Company- SGC (a sua volta controllata da Socar e dal ministero dell’Economia dell’Azerbaigian), assieme alla turca BOTAŞ (30%), BP Pipelines (TANAP) Limited (12%) e Socar Turkey Enerji A.Ş. (7%).

Infine il gasdotto South Caucasus Gas Pipeline Expansion (SCPX ), che collega il terminal di Sangachal vicino a Baku con il confine turco, passando dalla Georgia, è controllato dalla SCP Co, società partecipata da British Petroleum (28,8 %), TPAO (19%), AzSCP (10%), SGC Midstream (6,7%), Petronas (15,5 %), Lukoil (10%) e Nico (10%). La russa Lukoil è anche tra i partner principali del consorzio che estrae gas dal giacimento di Shah Deniz II che alimenta il gasdotto verso la Turchia e l’Italia, con un aumento delle quote siglato a fine febbraio dopo l’uscita dal consorzio della Petronas. A oggi, Lukoil controlla il 19,9% di Shah Deniz II assieme a British Petroleum (29,99%), TPAO (19%), Socar (14,35%), Nico (10%) e SGC (6,67%).

Snam Spa gioca un ruolo centrale anche in due dei tre rigassificatori presenti in Italia. La società controlla infatti il 100% di Panigaglia LNG, vicino La Spezia, tramite la controllata GNL Italia. Il terminal ha una capacità di 3,5 miliardi di metri cubi all’anno e importa gas liquido dall’Algeria. Inoltre controlla il 49,7% del rigassificatore di Livorno, OLT- Offshore LNG Toscana, assieme a FSI-First Sentier Investors (che detiene il 48,24% delel quote) e Golar LNG (2,69%). Il terminal ha una capacità installata di 3,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, e importa il combustibile fossile principalmente dagli Stati Uniti, ma anche da Algeria, Egitto, Norvegia, Nigeria, Trinidad, Camerun e Guinea. Entrambi i rigassificatori hanno funzionato solo al 26% della capacità nel 2021, ben al di sotto di una media di utilizzo bassa a livello europeo.

Il terzo rigassificatore italiano è quello di Rovigo, l’Adriatic LNG, controllato al 71% dalla ExxonMobil Italiana Gas e da Qatar Terminal Company Limited (22%), in cui Snam Spa ha solo una quota del 7%. L’impianto ha una capacità di 8 miliardi di metri cubi all’anno, e importa gas liquido principalmente dal Qatar -da cui esporta la statunitense Exxon tramite la sua joint venture– ma anche da Egitto, Trinidad e Tobago, Guinea Equatoriale, Norvegia, Nigeria, Usa e Angola. Al contrario di Livorno e Panigaglia, nell’ultimo anno il terminal di Rovigo ha funzionato per il 92% della sua capacità.

Elena Gerebizza è campaigner energia e infrastrutture di ReCommon

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