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CROC, la rassegna di cinema all’aperto nella comunità di Ussita

© CROC

Nel paese in provincia di Macerata distrutto dal terremoto del 2016 si tiene fino al primo settembre la terza edizione del festival promosso dall’associazione C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo). Frutto degli incontri con gli abitanti, è un appuntamento importante in un contesto eroso da sette anni di vita precaria dopo il sisma

CROC è una rassegna di cinema all’aperto che si tiene ai piedi di Monte Bove, a Ussita (Macerata), uno dei paesi distrutti dal sisma del 2016. È sul prato dell’Arco Caraceni, all’ingresso del paese e vicina alle nuove aree abitative post-sisma e alla comunità, a cui il piccolo festival è dedicato.

Quella di quest’anno è la terza edizione ed è in programma dal 7 luglio al primo settembre, con 11 proiezioni, cinque in più rispetto allo scorso anno, quello della ripartenza dopo la forzata interruzione causa Covid-19. Alcuni film hanno richiamato oltre cento persone.

“CROC è nato perché negli incontri di scambio e condivisione con gli abitanti di Ussita che abbiamo fatto per scrivere la guida. Qualcuno ci raccontò che a Ussita c’era un cinema, che in effetti esiste ancora ed è in piazza”, racconta Chiara Caporicci, presidente dell’associazione C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo), che promuove il festival.

La guida a cui fa riferimento è “Ussita. Deviazioni inedite raccontate dagli abitanti”, uscita nel 2020 per Ediciclo editore (ne abbiamo scritto qui). Le abbiamo chiesto di raccontarci CROC, dall’inizio.

Quando e com’è nata l’esigenza di un festival del cinema tra le “casette” di Ussita?
CC In realtà questa minuscola rassegna è nata alle spalle di Casetta Ruggieri, che è stata un po’ il simbolo del terremoto, perché avendo una struttura in legno era uno dei pochi edifici non danneggiati e ha rappresentato per noi un fortissimo esempio di condivisione e autogestione durante la fase di emergenza post-terremoto. Lì abbiamo fatto le riunioni per la guida, lì mangiavano gli ussitani, ha ospitato la messa e i consigli comunali.

CROC nei fatti è un acronimo di Casetta Ruggeri Open Cinema. Il primo film, arrabattato, lo abbiamo proiettato nell’estate 2018, poi dal 2019 è iniziata la rassegna. Nel 2022 ci siamo spostati e adesso abbiamo deciso di restare dove siamo. Prima proiettavamo durante la settimane, con l’idea di ravvivare una serata, ma dato che nemmeno i weekend sono così pieni di iniziative, abbiamo immaginato di spostare la proiezione al venerdì, perché comunità non è solo chi risiede ma include anche le persone affezionate, chi ha qui le seconde case, i parenti e gli amici dei residenti, che così possono partecipare con più facilità. Da sempre, poi, almeno una o due proposte sono rivolte ai bambini.

Avete saputo costruire una serie di partenariati importanti: che valore viene riconosciuto all’iniziativa di C.A.S.A. da soggetti come il Club alpino italiano o il Trento Film Festival?
CC Fin dalla prima edizione abbiamo avuto il supporto del Comune di Ussita e il patrocinio del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Al Trento Film Festival riconosciamo un ruolo fondamentale nella promozione del cinema di montagna e quest’anno ci sarà una serata che facciamo insieme, stiamo scegliendo il film da proiettare. Anche il Club alpino italiano (Cai), gruppo Regione Marche, oltre a un supporto economico ci aiuta per la divulgazione del festival: i loro iscritti sono il pubblico che ci interessa avere. A entrambe queste realtà siamo vicini rispetto alle riflessioni che riguardano la montagna, lo sviluppo della montagna, la vita in montagna ed è un dialogo fondamentale nella scelta dei temi da portare in piazza attraverso i film. Nel 2023 il progetto è stato selezionato anche dalla Marche film commission, tra i 13 eventi ammessi a un bando di sostegno. 

© CROC

Nell’estate del 2023 proponete due mesi di proiezioni, con tanti ospiti e anche due film girati negli ultimi anni sui Sibillini, “Neve e Sangue” e “Tomica”: perché ritenete importante portare appuntamenti culturali in un contesto in cui la cittadinanza è erosa da sette anni di vita precaria post-terremoto?
CC Quest’anno abbiamo anche tanti ospiti, che partecipano alle proiezioni e ci offrono la possibilità di un confronto. Siamo partiti proprio dai due film le cui storie toccano l’area dei Monti Sibillini, anche nel dopo-terremoto; ogni film è sempre un’occasione di riflessione, è molto bello il non visibile che il cinema porta alla luce: dopo le proiezioni, anche al Barcroc, continuiamo a parlarne. Le persone ci scrivono, anche a distanza di giorni. Il cinema è uno strumento perfetto che permette, secondo me, Roberto e Francesca, che curiamo la direzione artistica con l’aiuto di tanti, soci e non, di stare insieme in un modo riflessivo: t’impone il silenzio, la magia, la visione di mondi lontani, ma poi ti permette anche di dire la tua, perché crea i giusti tempi per un dialogo culturale. Nel confronto con Paolo Cognetti, che ha accompagnato la proiezione del film “Le otto montagne”, lui ci ha ricordato l’importanza di confrontarsi sulle questioni culturali e crediamo di farlo, scegliendo di non sottrarci ai conflitti e alle contraddizioni che vivere in Appennino comporta.

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