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Esteri / Reportage

Ritorno nelle zone terremotate della Turchia a quasi sei mesi dal sisma

La città di Gaziantep, in Turchia. Al centro l'antica cittadella colpita dal sisma del febbraio di quest'anno e in buona parte lesionata © Asmae Dachan

L’evento scatenatosi nella notte tra il 5 e il 6 febbraio di quest’anno ha provocato 50mila morti in Turchia e settemila in Siria, e il crollo di oltre 100mila edifici. La situazione è ancora molto critica -dalle scuole ai luoghi di lavoro-, soprattutto per i rifugiati siriani. Il reportage da Hatay a Gaziantep e il racconto degli aiuti concreti

“Pochi, interminabili secondi hanno cambiato per sempre le nostre vite. Siamo rimasti tutti sfollati a causa del terremoto e anche la nostra sede è diventata inagibile -racconta Mustafa Aydin, Syria program coordinator di Médecins du monde, Mdm, ad Hatay, nella Turchia meridionale, ricordando la notte del 6 febbraio di quest’anno-. Dopo i primi istanti traumatici, quando ci siamo resi conto di essere ancora vivi, siamo subito corsi in aiuto degli altri. Come medici sappiamo che è fondamentale intervenire tempestivamente e non ci siamo tirati indietro”.  

Il dottor Aydin descrive lo scenario che si sono trovati davanti come “incredibile”. La città di Hatay, dove aveva sede l’Mdm è apparsa ai loro occhi completamente diversa, piegata su se stessa. “Era difficile persino riconoscere le strade, i quartieri. C’erano solo macerie e devastazione. Abbiamo attivato subito le procedure di urgenza, allestendo unità mobili e un ospedale da campo”, ricorda il medico.

A quasi sei mesi dall’evento che ha provocato la morte di 50mila persone in Turchia e settemila in Siria, con oltre 100mila edifici crollati, la situazione è ancora molto critica. L’area colpita dal sisma è stata molto vasta e per diverse decine di chilometri tra Kahramanmaraş, Hatay, Antakya e Gaziantep, molti ospedali sono crollati, con grandi rischi e disagi per la popolazione.

Nell’ospedale da campo allestito ad Hatay i medici hanno creato, in container divisi, spazi di primo intervento ai quali la popolazione che è rimasta sul territorio fa ancora oggi riferimento. Ci sono una farmacia, un ambulatorio ginecologico, uno spazio per i bambini dove operano psicologi infantili, ma anche un punto per l’ascolto delle persone bisognose di protezione. Gli specialisti e il personale medico ascoltano gli utenti che si rivolgono a loro, sia nel campo sia nelle unità mobili e, in base alle necessità, li indirizzano verso altre realtà, sanitarie o umanitarie, che possono rispondere a quelle specifiche esigenze. 

“Quando si immaginano le conseguenze di un sisma il primo pensiero va alle vittime, ai feriti e agli sfollati, ma ci sono altre vulnerabilità di cui bisogna tenere conto, come ad esempio i dispersi, specie se si tratta di bambini. Molti sono rimasti orfani, altri sono stati trasportati in zone lontane per subire interventi d’urgenza e quindi sono state attivate procedure di protezione specifiche”, spiega ancora il dottor Aydin. Anche molte scuole sono andate distrutte e ci si è mobilitati su più piani, quello politico, ma anche associativo, per garantire agli studenti di ogni ordine e grado il proseguimento degli studi, fino alla conclusione dell’anno. Mdm ha attivato corsi di recupero e specifici anche per bambini con esigenze speciali.  

Con il sisma sono crollati interi quartieri industriali, con moltissime persone che hanno perso il lavoro e si sono create nuove povertà, che a lungo andare stanno creando forti disagi sociali, in particolare nelle aree più densamente abitate da rifugiati siriani.

In Turchia, secondo l’Onu, sono oltre tre milioni e la maggior parte di loro vive proprio nelle città frontaliere colpite dal terremoto. Tra le 50mila vittime turche, infatti, si stima che il 10% circa fossero proprio profughi arrivati dalla Siria per salvarsi dalla guerra iniziata nel 2011. Alcuni sono in Turchia da oltre dieci anni e, complice la crisi economica, la convivenza con gli “autoctoni” è diventata sempre più difficile, tanto che persino quando sono stati allestiti i campi per gli sfollati, sono state create tendopoli separate per turchi e siriani.  

Proprio pensando ai più fragili si è attivata dall’Italia anche l’associazione Cuore nel mondo Onlus, che da anni è impegnata in ambito umanitario in favore dei bambini e delle donne, sia in Africa, sia in Medio Oriente. La presidente Claudia Ceniti è partita per una missione che l’ha portata nelle città turche ferite dal sisma, dove ha incontrato famiglie di rifugiati siriani che hanno perso familiari, abitazioni, luoghi di riferimento. “Non è immaginabile il carico di dolore e sofferenza a cui sono esposte queste persone. Sono scappate da un Paese devastato da anni di guerra e qui, dopo aver ricominciato a vivere, si sono viste portare via, nei pochi istanti in cui la terra ha tremato, tutto quello che avevano ricostruito con tanto impegno”, ha detto Ceniti.  

Da oltre un anno Cuore nel mondo sostiene a Gaziantep, una delle città colpite dal terremoto, il Centro Al Anees per la cura di bambini con esigenze speciali (ne abbiamo scritto qui). Si tratta di bambini siriani con disabilità fisica e/o psichica, che non vengono accettati dalle strutture locali perché non hanno i documenti in regola.

In visita al Centro Al Anees di Gaziantep per la cura dei bambini con esigenze speciali. L’associazione Cuore nel mondo (in foto anche la presidente Claudia Ceniti) sostiene il centro grazie a donatori italiani © Asmae Dachan

“Sin dalle prime ore dopo il sisma ci siamo attivati per mandare un sostegno con cui sono stati acquistati abiti caldi, farmaci e alimenti terapeutici per i bambini che frequentano la struttura. Molti di loro hanno dormito per giorni nelle strade o nelle auto e per noi era fondamentale dare loro un sollievo immediato”. Il dottor Zakreia al Mohamed è il medico siriano che ha aperto anni fa il centro. Appena avuta la conferma della piena agibilità della struttura, si è attivato con le terapeute e le volontarie per far ripartire a pieno ritmo le attività e permettere ai bambini di ritrovare subito un senso di normalità e sicurezza. Il supporto di Cuore nel mondo -nel corso della sua missione la presidente ha inaugurato le nuove sale con attrezzature specifiche per la fisioterapia e le cure motorie donate dalla sua associazione- ha contribuito a dare coraggio in particolare alle madri dei bambini siriani con disabilità, che nella Turchia meridionale spesso soffrono di solitudine. “Il sisma ha riaperto in loro molte ferite e creato nuove incertezze -conclude il dottor al Mohamed-, ma sapere che dall’Italia possono contare sulla solidarietà concreta e sulla vicinanza umana di donne e uomini impegnati nel volontariato e in progetti di solidarietà riaccende in loro un barlume di speranza”. 

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