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Una fotocamera per dare voce ai bambini colpiti dal terremoto al confine tra Turchia e Siria

Uno scatto del progetto Sirkhane Darkroom, due bambini in una delle zone colpite dal sisma in Turchia del 6 febbraio 2023

Il fotografo Serbest Salih lancia una campagna di raccolta fondi per portare il progetto “Sirkhane Darkroom”, dedicato a ridare spazio ai bambini siriani rifugiati sul territorio turco, nelle zone del Paese interessate dal sisma di inizio febbraio. Le scosse hanno provocato l’interruzione del percorso scolastico per oltre quattro milioni di persone

Macchina fotografica al collo, Serbest Salih non ha perso tempo per trovare il modo di raggiungere gli oltre 850mila bambini, siriani e turchi, sfollati a seguito del terribile terremoto che a inizio febbraio ha colpito il Sud-Est della Turchia provocando 57.700 morti e oltre 122.500 feriti. Per Il giovane fotografo di origini siriane portare il suo progetto “Sirkhane Darkroom” nelle zone più colpite dal sisma era urgente e necessario. E così, a fine maggio 2023, ha lanciato una campagna di raccolta fondi. “Un appello a tutti coloro che credono che la fotografia possa essere un mezzo divertente, coinvolgente e terapeutico per far interagire i bambini con nuovi ambienti e persone”, spiega Salih. 

L’idea di una camera oscura mobile nasce nel 2017 quando il fotografo comincia a collaborare con Art anywhere association, organizzazione che realizza attività per i bambini scappati dalla guerra, e decide di dare il via a un laboratorio fotografico rivolto a ragazzi “vulnerabili e senza privilegi” dai sette ai 17 anni che vivono nel Sud-Est della Turchia, a pochi chilometri dal confine siriano. Gli scatti degli oltre 400 partecipanti ai laboratori realizzati negli ultimi anni sono diventati un libro fotografico dal titolo “i saw the air fly” pubblicato, nel settembre 2021, dalla casa editrice Mack Boocks, di cui abbiamo già parlato  su Altreconomia

© Sirkhane Darkroom

Sirkhane Darkroom nasce in realtà per un’esigenza “personale” di Salih. Laureato in fotografia all’Università di Aleppo, il giovane dovette lasciare il suo villaggio di nascita di Kobanê a causa del terribile assedio iniziato il 14 settembre 2014 da parte del sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). Raggiunse Mardin, cittadina turca a meno di cento chilometri dal confine siriano. Per non dimenticare sé stesso e la propria identità, il fotografo decise di portare “la sua lingua” in quei luoghi. E di condividerla soprattutto con i più piccoli.

“Ci siamo accorti che nel distretto di Mardin erano presenti comunità “miste” con un background culturale molto diverso: persone turche e siriane. Non c’era una lingua comune e spesso il dialogo era complicato -ha spiegato Salih ad Altreconomia-. In particolare per i bambini. Abbiamo pensato che la fotografia potesse essere un buono strumento per metterli in contatto ma soprattutto per dargli la possibilità di esprimersi in prima persona. Di far vedere attraverso gli scatti il loro sguardo sul mondo evitando, per una volta, che gli adulti rubassero loro la parola”.

© Sirkhane Darkroom

Da Mardin la camera mobile si è spostata in diverse zone confinarie della Turchia. Ora, la sfida è di portare il progetto con continuità anche in quelle colpite dal terribile sisma di magnitudo 7.8 che il 6 febbraio scorso con epicentro 34 chilometri a Nord-Ovest della città di Gaziantep; seguito meno di nove ore dopo da un’altra scossa da 7,5, cento chilometri più a Sud.

Il sisma è stato il più forte che abbia colpito la Turchia negli ultimi vent’anni. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) l’accesso all’istruzione, lato turco, è stato ostacolato per quasi quattro milioni di bambini, inclusi 350mila rifugiati. “Per loro gli effetti sono più tragici che per altri -commenta il fotografo-. Vorrei avere la possibilità di dare più continuità alle attività in queste aree”. 

© Sirkhane Darkroom

Salih ha già cominciato alcuni laboratori nelle città di Adıyaman e Kahramanmaraş, due delle zone colpite dal terremoto, e ogni settimana si reca in località diverse per ospitare laboratori per i bambini sfollati di queste aree. La campagna di raccolta fondi serve per l’acquisto dei materiali necessari per il workshop, come pellicole e macchine fotografiche, e contribuirà alle spese logistiche di carburante e noleggio auto che consentono a Salih di recarsi nelle zone colpite del Paese. “Il vostro sostegno fa la differenza e speriamo di raggiungere l’obiettivo per iniziare presto i laboratori”, conclude il fotografo.

© riproduzione riservata

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