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Diritti / Reportage

Al Anees, il centro che assiste i bambini siriani con disabilità

Nella città turca di Gaziantep il medico Zakreia al Mohammed ha aperto nel 2017 una struttura rivolta ai piccoli profughi che hanno accesso gratuito alle terapie di cui hanno bisogno. Migliorando le loro condizioni di vita

Tratto da Altreconomia 249 — Giugno 2022
Zakreia al Mohammed, un medico siriano originario di Deir Ezzor, con i piccoli pazienti del centro Al anees che ha aperto a Gaziantep in Turchia © Asmae Dachan

“Nessuno deve restare indietro, tutti hanno diritto di essere curati, soprattutto i bambini più fragili”. Sono le parole che sintetizzano il pensiero e le motivazioni del dottor Zakreia al Mohammed, medico siriano sopravvissuto alla guerra in Siria che a Gaziantep, città turca a circa cento chilometri da Aleppo, ha dato vita a un centro per la cura dei bambini siriani profughi con disabilità psico-fisica. Dopo alcune esperienze con associazioni di medici e fisioterapisti e vari progetti di volontariato, Zakreia si è reso conto che sul territorio mancava una struttura dedicata, che offrisse gratuitamente e con continuità assistenza specializzata a quei bambini che, per via della loro particolare condizione di fragilità, restavano esclusi dal sistema socio-sanitario locale.

A causa di problemi burocratici (come la mancanza di alcuni documenti o la non coincidenza tra residenza e domicilio) molti bambini con disabilità di tipo fisico o cognitivo non hanno diritto a cure gratuite specialistiche negli ospedali turchi. Un’altra problematica di cui il terapista si è reso conto deriva dalle gravi difficoltà economiche in cui versano molte delle famiglie rifugiate a Gaziantep. Una condizione che impedisce loro di affrontare le spese necessarie per pagare i trasporti sanitari e le carrozzine attrezzate per i bambini immobilizzati o con gravi problemi di deambulazione.

La concomitanza di queste condizioni costringe le famiglie a rinunciare a curare i propri figli, condannandoli, di fatto, all’isolamento. Una condizione che coinvolge inevitabilmente anche i genitori, in particolare le madri, costrette a trascorrere le giornate chiuse in casa, per di più in un Paese straniero. Così, cinque anni fa Zakreia ha fondato Al Anees Center for children with special needs, una struttura dedicata all’accoglienza e alla cura di bambini profughi siriani con diverse disabilità.

Al anees è una parola araba che significa “il sorridente”: l’appellativo d’infanzia del dottor Zakreia che, con la sua iniziativa, ha effettivamente permesso di ritrovare il sorriso a molti bambini e ai loro genitori. Poter frequentare quotidianamente il centro ha cambiato la vita di tanti grazie all’impegno di un’équipe tutta al femminile, composta da otto persone tra logopediste, educatrici, psicologhe e fisioterapiste che operano insieme al medico. Molte sono a loro volta madri di bambini con disabilità a cui Zakreia ha dato l’opportunità di curare i figli e al tempo stesso seguire corsi di formazione, che permettessero di acquisire competenze specifiche per operare con bambini che presentano diverse disabilità. Sostenere i costi della struttura è una sfida costante per gli operatori del centro, che oltre ad alcune donazioni da privati non hanno alcun supporto esterno.

I piccoli presi in carico dalla struttura sono 31, le prestazioni erogate hanno una durata minima di due mesi ma possono protrarsi anche per uno o più anni

Ciò che rende Al Anees un centro unico nel suo genere è la presenza di personale qualificato che parla arabo, la stessa lingua dei bambini e dei loro genitori, agevolando così la comunicazione e lo scambio. Durante il primo colloquio con il medico, le famiglie presentano i precedenti referti se disponibili e il dottor Zakreia procede con l’individuazione di percorsi e trattamenti personalizzati. Il tutto in modo completamente gratuito, senza nessun vincolo burocratico, qualunque sia lo status dei bambini e delle loro famiglie. I piccoli in carico alla struttura sono 31. Le cure e le prestazioni erogate hanno una durata minima di tre mesi ma possono protrarsi anche per uno o più anni. Possono usufruire di servizi di fisioterapia, logopedia, sostegno psicologico, psicomotorio, oltre alla formazione per genitori, all’assistenza domiciliare e alla riabilitazione. Ogni mese, inoltre, altri 25 bambini che presentano deficit più lievi beneficiano di 12 sedute individuali che si svolgono a domicilio.

I pazienti sono originari di diverse città della Siria e a Gaziantep sono arrivati in periodi differenti. Sono siriani e curdo-siriani e hanno alle spalle tanti traumi provocati dalla guerra, che in alcuni casi è stata una causa o una concausa delle loro problematiche. A undici anni dall’inizio del conflitto in Siria, infatti, le conseguenze sulla salute e il benessere della popolazione continuano a manifestarsi in tutta la loro durezza, sia tra chi è rimasto nel martoriato Paese, sia tra chi è fuggito. Tutti i bambini che frequentano il centro sono nati durante gli anni della guerra. Non hanno mai visto la Siria in pace, quando la vita quotidiana non era scandita dal fragore delle bombe, quando le città erano piene di colori e di voci, prima che si trasformassero in distese infinite di macerie bagnate del sangue dei civili innocenti. Inoltre sentire sempre i genitori parlare di questa “Siria sconosciuta” rappresenta per questi bambini un trauma nel trauma.

Zakreia al Mohammed è un medico siriano originario di Deir Ezzor. Quando era piccolo il suo soprannome era al anees, ovvero “il sorridente”. Il centro porta quel nomeAlle nove del mattino Zakreia apre la struttura e comincia ad accogliere, insieme al suo staff, i piccoli pazienti, fino alle cinque di pomeriggio, quando il centro chiude. La struttura si trova al quarto piano di un palazzo senza ascensore: di certo non l’ideale per ricevere bambini con difficoltà di deambulazione, ma per ora è l’unica soluzione a disposizione. Quando qualcuno bussa al portone, il medico scende e si carica i bambini sulle spalle, altre volte sono le mamme stesse o i padri a farlo. Le stanze sono spoglie, abbellite soltanto da disegni e arricchite da pochi giochi e attrezzature destinate alla riabilitazione. Lo staff si prodiga per seguire ogni singolo bambino con le dovute attenzioni. Alcuni sono orfani di padre, altri hanno perso la madre. La maggior parte dei genitori che portano i figli nel centro Al Anees sono donne, e nei loro occhi si leggono tutta la sofferenza patita a causa della guerra, dell’allontanamento forzato dalle loro case e dal loro Paese. Ma anche il dolore e la preoccupazione per i gravi problemi dei figli. Il desiderio, comune a tutti i genitori, di proteggerli e di garantire loro una vita dignitosa appaiono per queste persone un miraggio lontano.

Una donna porta in spalla il figlio per raggiungere il centro Al anees. La struttura, infatti, si trova al quarto piano di un palazzo senza ascensore, ma al momento è l’unica soluzione a disposizione © Asmae Dachan

Alcuni dei pazienti del dottor Zakreia sono nati dopo periodi di assedio imposti da Bashar al Assad su quartieri e città siriani considerati nemici perché dichiaratamente oppositori del regime; una situazione che ha impedito alle donne in gravidanza di nutrirsi e curarsi adeguatamente. Altri hanno emesso il primo vagito sotto le bombe in condizioni di grande precarietà, spesso senza assistenza medica, con mancanza di ossigeno e il conseguente manifestarsi di complicanze varie. Ci sono poi bambini che sono stati feriti da schegge e bombe; altri le cui madri in gravidanza hanno inalato gas tossici a causa delle armi chimiche sganciate dal regime sui quartieri e le città assediate. Non mancano donne che dopo aver vissuto sotto le violenze del regime di Damasco hanno subito anche gli abusi e gli orrori commessi dai terroristi dell’Isis, che sono arrivati persino a proibire, con il loro fanatismo e la loro misoginia, i parti cesarei, mettendo così in pericolo partorienti e nascituri in condizioni particolarmente delicate.

Varcata la soglia del centro, madri e bambini si ritrovano in una sorta di isola: una piccola Siria in pace dove tutti si esprimono nella stessa lingua e condividono la stessa voglia di farcela, di stare meglio. Al Anees è diventato, in questi cinque anni, un punto di riferimento per i siriani che vivono a Gaziantep, ormai circa mezzo milione su un totale di due milioni di abitanti per cui l’esistenza del centro rappresenta un’inattesa speranza. Il passaparola sulle attività di Al Anees è arrivato anche in Italia, dove Cuore nel mondo, una piccola associazione che opera da anni in favore dei bambini in zone di conflitto, ha deciso di sostenerne le attività avviando una raccolta fondi attraverso il “Progetto sorriso”. L’iniziativa mira a raccogliere le risorse necessarie per l’acquisto di sussidi didattici adeguati alle esigenze di bambini con disabilità e di apparecchiature per la chinesiologia, indispensabili per l’attività di trattamento.

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