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Il “pane per la pace” che costruisce ponti tra Italia e Ucraina

© Danyl Yakymiv per Pausa Café

Il progetto “Bread for peace” della cooperativa Pausa Café sostiene i piccoli agricoltori della regione di Leopoli attraverso la vendita di prodotti da forno impastati dai detenuti del carcere di Alessandria. La seconda fase dell’iniziativa punta a fornire alimenti di qualità alla popolazione sfollata, sostenendo così la produzione locale

Il grano tenero arriva dall’Ucraina, per la precisione dall’oblast di Leopoli, nell’Ovest del Paese. Ha raggiunto via camion il Molino Grassi di Parma, è stato trasformato in farina di tipo 1 e da lì ha raggiunto la casa di reclusione “San Michele” di Alessandria, dove un gruppo di otto detenuti, impiegati nel panificio sociale gestito dalla cooperativa Pausa Café la trasformano in pane e grissini che vengono poi messi in vendita nei negozi Nova Coop del Piemonte. Riconoscerli è semplice: sulle confezioni sono impressi i colori della bandiera della pace e la scritta “Bread for peace”. Un progetto che ha come obiettivo proprio quello di contribuire alla ricerca della pace e della sicurezza alimentare per la popolazione ucraina costruendo una filiera inclusiva e socialmente orientata, che connette direttamente l’agricoltura locale di un Paese colpito dalla guerra all’Italia.

Ogni settimana i detenuti-panificatori del “San Michele” sfornano circa 500 chilogrammi di pane e grissini; cui si aggiungono anche i pacchi di farina. “Per ogni confezione venduta, 30 centesimi di euro sono destinati all’acquisto di sementi e attrezzature agricole in Ucraina -spiega ad Altreconomia Marco Ferrero, presidente di Pausa Café e promotore di ‘Bread for peace’-. Abbiamo anticipato parte delle risorse che verranno raccolte con questa iniziativa ai 72 agricoltori di Leopoli coinvolti nel progetto: in questo modo hanno potuto acquistare 30 tonnellate di sementi di grano e foraggio necessarie per avviare la stagione agricola 2023”. Con questo contributo si stima che verrà prodotto un raccolto pari a 200-250 tonnellate di grano tenero, che permetterà di assicurare l’equivalente di prodotti panificati per un mese a circa 30mila famiglie.

Il progetto “Bread for peace” ha preso il via nei mesi successivi all’invasione russa dell’Ucraina, racconta il presidente della cooperativa. Durante le prime settimane del conflitto, infatti, Pausa Café era presente al confine con la Polonia (per la precisione nel Comune di Przemyśl) per supportare le attività di registrazione e prima accoglienza dei profughi, e successivamente a Leopoli insieme ad altre organizzazioni della società civile italiana. “Terminata la fase di emergenza abbiamo iniziato a interrogarci su quale avrebbe potuto essere il nostro contributo sul lungo periodo -continua Ferrero-. La prima risposta è stata quella di favorire l’evacuazione sanitaria di persone particolarmente fragili. La seconda ha riguardato più direttamente la nostra attività e abbiamo deciso di concentrarci sulla sicurezza alimentare”.

La cooperativa piemontese, infatti, è attiva dal 2004 nelle carceri di Torino e Alessandria dove gestisce una torrefazione e un laboratorio di panificazione per favorire i percorsi di inclusione sociale dei detenuti. Con un’attenzione particolare alle materie prime e alla loro storia: il caffè che viene lavorato all’interno della casa di reclusione “Lorusso e Cotugno”, infatti, viene dal presidio Slow Food delle Terre alte di Huehuetenago in Guatemala e da quello della Montagna Campara in Honduras. “Nel Dna di Pausa Café c’è da sempre l’impegno a rendere attori della solidarietà coloro che, solitamente, ne sono oggetto. E lo facciamo restituendo a uomini e donne la possibilità di essere protagonisti, accompagnandoli nella costruzione del loro futuro -spiega Ferrero-. Lo facciamo nelle carceri, nei territori dell’America Latina segnati da una storia di sfruttamento e di discriminazione dei produttori. Ci è sembrato naturale riproporre questo modello anche in un territorio colpito da un’aggressione militare”.

© Danyl Yakymiv per Pausa Café

L’attenzione è caduta subito sul grano. Non solo per le note difficoltà legate all’esportazione di questo prodotto (fondamentale per la panificazione e l’alimentazione di circa 400mila persone in Nordafrica e Medio Oriente) ma anche perché l’invasione russa ha causato diversi e gravi danni ai produttori: gli agricoltori sono stati costretti a interrompere le semine, le infrastrutture e i mezzi sono stati danneggiati dai combattimenti, i terreni sono stati bombardati o minati, le filiere di approvvigionamento sono state interrotte. Una situazione che mette a rischio la stessa sicurezza alimentare della popolazione locale.

“Bread for peace” vuole dare una risposta concreta a questi problemi ma ha anche un forte carico simbolico: “Lo scorso novembre ci sono voluti cinque giorni per far passare la frontiera ai primi due tir: circa 46 tonnellate, tra grano tenero e segale -continua Ferrero-. A marzo siamo riusciti a far uscire un secondo carico: stiamo parlando di una goccia nel mare, ma pensiamo sia importante. Noi lavoriamo per costruire relazioni che permettono di sperimentare soluzioni alternative e farle funzionare”.

Nelle scorse settimane, è stata avviata anche la seconda parte del progetto, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza alimentare per la popolazione sfollata che è rimasta all’interno del Paese -sempre nella regione di Leopoli- e che oggi fatica ad accedere al cibo, in particolare carne, uova, formaggi e verdure. Parallelamente, il progetto vuole sostenere la capacità produttiva delle piccole e medie aziende agricole della zona offrendo uno sbocco per i loro prodotti. “Abbiamo individuato un piccolo nucleo di beneficiari, circa 450 persone particolarmente fragili come anziani o donne sole che non hanno le risorse per lasciare l’Ucraina -spiega Ferrero-. Mentre, per quanto riguarda le aziende produttrici abbiamo individuato piccole realtà privilegiando quelle a conduzione femminile, che utilizzano metodo biologico o che offrono posti di lavoro agli sfollati interni”. Per sostenere questa seconda parte del progetto, Pausa Café lancerà a breve una campagna di crowdfunding.

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