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Una costituente europea, per un nuovo ordinamento pacifico, ecologico e democratico

Markus Spiske, unsplash

L’Europa ha una doppia responsabilità: verso i suoi popoli e verso il mondo. Deve emergere come soggetto etico e politico che riconosce la priorità incondizionata dei diritti umani e della natura, del bene comune e del ripudio della guerra. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 258 — Aprile 2023

Una Costituzione per l’Europa. È il processo trasformativo a cui lavorare da subito, attivando le forze culturali, sociali, economiche e politiche disponibili in tutto il continente. Si impone infatti il compito di rivedere completamente il senso, lo statuto e il progetto politico dell’Unione europea. Non è possibile rassegnarsi alla mortificante alternativa tra la vecchia Unione ipocrita e neoliberista, da un lato, e i sovranismi neofascisti dall’altro. Lasciare che le due tendenze di questa falsa alternativa producano i loro effetti devastanti è suicida.

L’Europa ha una doppia responsabilità: verso i suoi popoli e verso il mondo. Deve emergere come soggetto etico e politico che riconosce la priorità incondizionata dei diritti umani e della natura, del bene comune e del ripudio della guerra. La vera alternativa è tra la situazione attuale e la svolta da realizzare nei prossimi anni. Alle rivalità tra i nazionalismi dei Paesi membri deve subentrare una prospettiva di governo continentale. Il neocolonialismo e le politiche di respingimento devono lasciare posto a una scelta di cooperazione vera e di piena cittadinanza multiculturale. Bisogna anzitutto riconoscere che molti dei cosiddetti “migranti” (di solito ulteriormente disprezzati come “migranti economici”, “clandestini” e “carico residuale”) sono in verità profughi e richiedenti asilo, esattamente come le persone e le famiglie scappate dall’Ucraina in fiamme.

Solo un’Unione europea rifondata costituzionalmente potrà contribuire a un nuovo ordinamento mondiale democratico, ecologico e pacifico, che si lasci alle spalle l’epoca funesta della globalizzazione neoliberista

La sudditanza verso gli Stati Uniti e la Nato dev’essere superata da una presenza autonoma europea nello scenario internazionale. Una presenza fondata non sulla costruzione dell’esercito europeo, ma sulla credibilità politica, sulla forza diplomatica e sulla capacità di cooperazione economica di un’Unione realmente coesa. Alla subalternità nei confronti dei poteri finanziari globali deve subentrare la capacità di stabilire nuove regole per l’andamento dei mercati, con una strategia che consenta di arrivare a un accordo inedito su scala mondiale per la ridefinizione delle istituzioni di Bretton Woods in senso democratico. Nel contempo, la scelta dell’autentica transizione ecologica deve prevalere sui tentativi di usare l’appello alla sostenibilità per perpetuare la solita distruttiva economia capitalistica.

Solo un’Unione rifondata costituzionalmente potrà contribuire a un nuovo ordinamento democratico, ecologico e pacifico del mondo, che si lasci alle spalle l’epoca funesta della globalizzazione neoliberista. Così l’Europa darà un apporto indispensabile alla nascita della “Costituzione della Terra”, prefigurata dal giurista Luigi Ferrajoli (nel libro omonimo, Feltrinelli, 2022). Certo, nella percezione comune della vita politica, per chi ha un minimo di interesse, conta il Comune, meno la Regione e ancor meno l’Italia, figurarsi l’Europa, che sembra un riferimento astratto. In realtà è realmente astratto e pericoloso rassegnarsi alla situazione attuale. Senza un’Europa risanata non avremo alcuna transizione verso l’equilibrio ecologico del pianeta, verso la giustizia economica e verso la pace. È allora necessario che associazioni, movimenti, istituzioni di prossimità e forze politiche democratiche disponibili lavorino a un progetto-processo di rinascita europea, dando traduzione politica a una visione libera dal neoliberismo, dal sovranismo, dal razzismo, dal neocolonialismo, dall’ideologia tecnocratica, dal sessismo e dal disprezzo per il mondo naturale.

A tale scopo è utile conoscere meglio i meccanismi attuali di funzionamento dell’Unione; è imprescindibile collegarsi con soggetti culturali, sociali e politici degli altri Paesi europei; è necessario agire come movimenti continentali e non solo locali o nazionali. E soprattutto è importante non fare tutto questo solo tra europei autoctoni e bianchi: occorre vivere tale impegno insieme alle comunità straniere presenti in Italia per rigenerare insieme un’Europa coesa sulla base della Costituzione e della democrazia interculturale, non sulla base dell’appartenenza etnica originaria.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Gandhi. Al di là del principio di potere” (Feltrinelli, 2021)

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