Economia / Attualità
I prezzi eccessivi e ingiustificati del teleriscaldamento. I casi di Como e Ferrara
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato per oltre due milioni di euro le società Hera e ComoCalor (Gruppo A2A) per l’applicazione di prezzi eccessivamente gravosi nel settore. Tra 2021 e 2022, in piena crisi speculativa del prezzo del gas, avrebbero “impedito ai consumatori di beneficiare dell’uso di fonti rinnovabili”, imponendo prezzi “iniqui ed eccessivi rispetto ai costi”
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha sanzionato a inizio dicembre 2024 le aziende Hera e ComoCalor per l’applicazione di prezzi eccessivamente gravosi nel settore del teleriscaldamento.
Tra maggio e giugno 2023 l’Agcm aveva avviato tre procedimenti riguardanti le reti di teleriscaldamento di Ferrara (gestita da Hera), di Como (ComoCalor, parte del gruppo A2A) e di Parma e Piacenza (Iren energia). Lo scopo dell’indagine era di esaminare se le aziende avessero trasferito sugli utenti delle reti di teleriscaldamento un onere eccessivo e ingiustificato tra il 2021 e il 2022, quando si era verificato un aumento dei prezzi del gas fossile. In particolare, l’istruttoria ha analizzato se Hera, ComoCalor e Iren fossero o meno intervenute con correttivi adeguati sulle formule per determinare il prezzo del calore, basate sul costo del gas fossile.
Al termine dell’istruttoria l’Autorità ha rilevato “prezzi ingiustificatamente gravosi” nelle reti di Ferrara e di Como durante il 2022 e sanzionato Hera con una multa di quasi due milioni di euro (1.984.736) e ComoCalor per poco meno di 300mila euro (286.600). Comportamento che invece non è stato rilevato nelle reti di Parma e Piacenza, gestite da Iren.
Al centro della questione c’è come detto il teleriscaldamento, un sistema per riscaldare abitazioni ed edifici commerciali attraverso una rete di distribuzione che fornisce ai clienti il calore prodotto da una o più centrali distanti anche diversi chilometri dagli utenti finali. L’oggetto del contratto di fornitura del servizio di teleriscaldamento non è quindi un combustibile (come il gas fossile) o l’elettricità, che viene poi utilizzata per produrre calore, ma l’energia termica stessa.
Il teleriscaldamento presenta una struttura verticale della sua fornitura che ne rende impossibile la concorrenza al suo interno. Un’azienda che fornisce questo servizio non si troverà quindi in competizione nella stessa zona con altre società di teleriscaldamento ma con metodi alternativi come le caldaie centralizzate o individuali. Tuttavia abbandonare il teleriscaldamento una volta adottato può essere complesso a causa dei costi (i cosiddetti switching cost) o per ostacoli di natura normativa, ad esempio nel caso dei condomini. Queste difficoltà impedirebbero ai clienti di cambiare sistema di riscaldamento anche nel caso in cui i costi risultassero onerosi.
Si tratta di quello che è accaduto nei casi esaminati dall’Autorità. A partire dal settembre 2022 sono pervenute alcune segnalazioni che lamentavano l’onerosità delle tariffe del servizio del teleriscaldamento e le difficoltà di adottare un diverso sistema di riscaldamento. I ricorrenti hanno denunciato notevoli aumenti dei corrispettivi richiesti per il servizio, che non parevano giustificabili con l’aumento del costo delle materie prime, specie per le reti di teleriscaldamento le cui fonti di calore prevalenti sono diverse dal gas (da combustione di rifiuti a Como e da una combinazione di rifiuti e di energia geotermica a Ferrara).
Secondo le indagini dell’Agcm i prezzi di ComoCalor sono aumentati tra il primo trimestre 2021 e il primo trimestre 2022 del 102%, mentre tra il 2022 e il 2021 l’aumento è stato del 75%. Una crescita superiore rispetto ai servizi offerti dalle reti di A2A, tra cui alcune alimentate interamente a gas, in cui gli aumenti sono stati più contenuti, rispettivamente del 67% nel primo trimestre 2022 rispetto ai primi tre mesi del 2021 e del 58% tra il 2022 e il 2021.
La rete di Como gestita da ComoCalor è alimentata prevalentemente dall’inceneritore di proprietà di Acinque ambiente, che produceva tra il 75% e il 95% del calore utilizzato nel 2021 e nel 2022, mentre il gas fossile è stato utilizzato in modo limitato. Inoltre, la proporzione mensile tra fonti per la generazione di calore è stabilita dando la priorità a quello prodotto dal forno. Il ricorso al gas avviene nelle situazioni in cui limiti tecnici non hanno permesso il pieno utilizzo della combustione di rifiuti per alimentare il teleriscaldamento. Tuttavia ComoCalor ha applicato ai propri utenti del servizio di riscaldamento una tariffa binomia dove le variazioni, sia della parte fissa sia di quella legata al consumo, erano basate sull’evoluzione dei prezzi del gas fossile.
“I prezzi praticati da ComoCalor sono iniqui in quanto non giustificati da variazioni della domanda né proporzionati all’aumento dei costi -è stata la conclusione dell’Agcm-. L’iniquità della condotta giace nello sfruttamento del proprio potere di mercato per appropriarsi nel periodo in esame dell’ampio surplus creato dall’elevata disponibilità dei consumatori a pagare per un bene essenziale, in un contesto dominato da switching cost che ostacolano il passaggio a un sistema alternativo”.
Una situazione analoga è stata rilevata dall’Autorità nelle reti di teleriscaldamento di Ferrara di proprietà di Hera. L’8 maggio 2023 un comitato di cittadini e condomini ferraresi ha inviato una segnalazione all’Agcm lamentando “notevoli aumenti nelle tariffe di teleriscaldamento” registrati a partire da ottobre 2021 e che non parevano giustificati da costo del gas, che ricopre solo un quinto della produzione di calore per questo sistema.
La complessa e lunga analisi prodotta dall’Autorità ha evidenziato le mancanze e l’abuso di posizione dominante da parte di Hera. Quest’ultima ha scelto di determinare il prezzo di vendita del calore nella rete di teleriscaldamento di Ferrara sulla base del prezzo di un combustibile che, almeno a partire dal 2013, ha sempre avuto un ruolo minoritario rappresentando solo il 16% circa del calore immesso nella rete di teleriscaldamento fino al 2021 e meno del 10% nel 2022-23. La maggior parte dell’energia termica è stata prodotta da rifiuti e dal geotermico; quest’ultima nel 2021-23 ha rappresentato tra il 44% e 55% del calore immesso nella rete. In particolare l’adozione da parte dell’azienda di una formula che lega il prezzo del teleriscaldamento ferrarese al costo del gas fossile all’ingrosso ha esposto gli utenti a una crescita dei costi ingiustificata in concomitanza con le impennate delle quotazioni del gas durante il 2021-2022, che ha portato i medesimi utenti a pagare un costo superiore di oltre il 230%.
“Questa modalità di fissazione dei prezzi appare dunque volta ad appropriarsi dell’ampio surplus creato dall’elevata disponibilità a pagare da parte dei consumatori per un bene essenziale (il calore per riscaldamento in un clima freddo e umido quale quello ferrarese) -è la conclusione dell’istruttoria-, in un contesto dominato da switching cost che rendono nel breve periodo gli utenti della rete impossibilitati a uscire da questo sistema di riscaldamento”.
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