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Dall’inizio del 2022 un decesso al giorno: la strage invisibile dei morti senza dimora

Jon Tyson © unsplash

Sono 205 i morti nei primi sette mesi del 2022 registrati dalla Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (fio.PSD): un numero in vertiginoso aumento, che ha già quasi superato quello del 2020, quando in tutto l’anno si contarono 208 decessi. Non si muore solo per freddo ma soprattutto di solitudine e abbandono

Ogni giorno muore una persona senza dimora. Nei 206 giorni trascorsi tra il primo gennaio e 27 luglio 2022 sono stati registrati 205 decessi, con un’incidenza che non diminuisce nei mesi più caldi. “Questo dimostra che l’emergenza non è il freddo ma la strada”, commenta Michele Ferraris della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (fio.PSD), che, grazie al contributo di soci e volontari dal 2020 ha cominciato a “contare” le persone che perdono la vita in condizioni di gravi marginalità. Il confronto tra le stagioni conferma quanto dichiarato da Ferraris: sono stati 61 i decessi tra maggio e giugno contro i 57 di gennaio e febbraio. Rispetto al totale, il dato preoccupa perché è in forte aumento: nel 2020 erano stati registrati 208 decessi, in tutto il 2021 erano stati in totale 265. Se il trend dei primi sette mesi dell’anno sarà confermato, nel 2022 si avrà più del doppio dei morti. “Le istituzioni devono intervenire”, esorta la presidente di fio.PSD Cristina Avonto.

Ferraris traccia il profilo delle persone che muoiono nell’invisibilità. “Sono i più invisibili, coloro che non accedono alle mense, ai servizi sociali e restano soli, disperati, senza una rete di sostegno”, spiega Ferraris. Non si muore solo in strada (46 su 205 totali) ma anche nei fiumi e in mare (in tutto 39), in automobile (6) nei sottoscala, in parcheggi e cavalcavia o in case abbandonate. La fio.PSD registra i luoghi e le cause del decesso, aggiornandoli quotidianamente, proprio per dare conto del contesto di solitudine e abbandono in cui avvengono questi decessi. “Può essere un malore provocato da una malattia trascurata, una caduta o un incidente a cui non seguono i controlli medici necessari, o magari morti violente seguite a annegamenti o magari svenimenti -spiega Ferraris-. Per queste persone, che sono fuori da qualsiasi servizio e non hanno il sostegno di nessuno, eventi che solitamente non portano a una fine tragica hanno conseguenze fatali”. L’età media è di 47 anni e, da un punto di vista statistico, sono 73 le persone morte per malore, 20 quelle investite da auto o treni, 19 le vittime di violenza e 14 per annegamento. Solo 14 invece quelle provocate da ipotermia. Muoiono soprattutto persone straniere: il 73% del totale nei primi sei mesi del 2022. “Sono spesso coloro che, magari per la mancanza di documenti e la paura di chiedere aiuto alle istituzioni subiscono ancor di più le conseguenze di una mancanza di una rete di riferimento o di minor attenzione, in generale, magari per diffidenza, dalle persone comuni”, spiega Ferraris.

La federazione chiede alle istituzioni interventi più efficaci sul tema della grave marginalità. “È necessario inserire nei programmi di governo una particolare attenzione alle persone senza dimora -dichiara la presidente Cristina Avonto-. È un dovere di tutti nei confronti non solo di chi muore ma anche nei confronti della collettività. È ‘cosa pubblica’ e siamo a disposizione di ogni forza politica per trovare soluzioni adeguate alla gravità del problema. Non si possono ignorare gli ultimi”. Servono interventi strutturali e innovativi anche nell’ottica di sfruttare al meglio i finanziamenti legati al tema della grave marginalità previsti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Per rendere tali interventi più efficaci, la fio.PSD ha aperto un’interlocuzione con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, fin dalla prima metà del 2021, con la pubblicazione di una serie di raccomandazioni su quali progetti finanziare, per migliorare gli interventi sul tema. Circa 250 milioni di euro sono destinati all’implementazione di progetti di housing first, un approccio innovativo che, come abbiamo raccontato su Altreconomia, supera i modelli emergenziali di intervento, come i dormitori, prevedendo l’inserimento fin da subito in una casa e da quel “primo passo” la costruzione di un percorso di reinserimento sociale.

La strage invisibile, che spesso non trova spazio su quotidiani, non è però solamente legata a approcci poco lungimiranti sul tema dell’accoglienza: a mancare spesso, come detto, è proprio una rete di sostegno solida. “Serve strutturare azioni di prossimità che facilitino l’accesso diretto ai servizi, l’apertura delle strutture di accoglienza 24 ore su 24, sportelli che garantiscano un’informativa adeguata sui diritti e sulle possibilità esistenti per trovare sostegno”, spiega Ferraris. Sono necessari, inoltre, strumenti adeguati di protezione sociale: su questo, il clima politico però non traccia un orizzonte positivo. “Pensiamo al tema del reddito di cittadinanza, ostacolato da diverse forze politiche: con quella piccola somma, forse, le persone che oggi ‘conteggiamo’ tra chi ha perso la vita avrebbero potuto pagarsi le cure, avere maggiori possibilità di trovare un alloggio. Serve consolidare l’accesso al reddito modificando anche i criteri che hanno escluso troppe persone che avrebbero avuto necessità di quel sostegno. Non significa che non ci debba essere controllo, anzi, ma è uno strumento necessario oggi per contrastare la grave marginalità”. E fermare la strage degli invisibili.

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