Sono appena le nove di un mattino di inizio giugno, ma l’andatura è stanca e rassegnata. Non sono i 38 gradi all’ombra a scoraggiare gli sminatori di UNMAS (l’agenzia dell’ONU per lo sminamento), ma la devastazione immensa sulla quale da qualche giorno non hanno più alcun margine di azione. A fine maggio, l’esercito iracheno ha ripreso il controllo sulla città vecchia per realizzare una stima della quantità di esplosivo rimasta. Sulle ragioni di questa intromissione repentina, gli agenti delle Nazioni Unite non possono esprimersi, anche perché le autorità irachene non hanno motivato ufficialmente il loro intervento. Per un anno e mezzo dall’inizio del 2018, quattro squadre di otto sminatori ciascuna si sono date il cambio dall’alba al pomeriggio per scovare le migliaia di ordigni esplosivi lasciati dal sedicente Stato Islamico e spesso camuffati da oggetti d’uso quotidiano. L’Iraq è uno dei dieci Paesi più minati al mondo. Da quando hanno cominciato a operarvi, nel 2017,
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