Crisi climatica / Attualità
Gli sponsor fossili di Sanremo: testi e musiche “sostenibili”, dirige l’orchestra il greenwashing

Anche quest’anno la rassegna è sostenuta da aziende che operano in settori che hanno gravi responsabilità nella crisi climatica e ambientale: da Eni a Coca-Cola, passando per Costa crociere a Suzuki. La denuncia di Greenpeace Italia che ha inviato un’istanza di accesso civico generalizzato a Rai Pubblicità per ottenere trasparenza sui finanziamenti elargiti dalle aziende inquinanti e per conoscere gli spazi televisivi e i servizi ottenuti in cambio
Il 75esimo Festival di Sanremo rischia di trasformarsi anche quest’anno in una vetrina “sostenibile” per aziende che in realtà fanno affari (e stanno in piedi) con le fonti fossili e inquinanti.
Per la quarta volta consecutiva tra gli sponsor principali della rassegna (dall’11 al 15 febbraio) c’è infatti Eni, che partecipa con la sua branca Plenitude, e per la seconda volta con Enilive. A cui si aggiungono tra gli altri il gruppo crocieristico Costa e l’azienda automobilistica giapponese Suzuki. Mentre Generali e Coca-Cola rientrano tra i partner.
Lo denuncia Greenpeace Italia che ha da poco inviato un’istanza di accesso civico generalizzato (Foia) nei confronti di Rai Pubblicità per ottenere trasparenza sui finanziamenti elargiti dalle aziende inquinanti al più atteso evento televisivo dell’anno, trasmesso sulle reti del servizio pubblico. L’organizzazione ambientalista ha chiesto accesso ad atti e documenti utili a svelare le cifre investite dalle aziende partner e gli sponsor del Festival che hanno le maggiori responsabilità nella crisi climatica, e per conoscere gli spazi televisivi e i servizi ottenuti in cambio.
“Con sempre più sponsor inquinanti e nessuna trasparenza sugli accordi sottoscritti, il Festival di Sanremo sta diventando a tutti gli effetti il Festival del Greenwashing -dice Federico Spadini di Greenpeace Italia-. Così come oggi non è socialmente e legalmente accettabile che le multinazionali del tabacco possano sponsorizzare un evento come il Festival, allo stesso modo non si dovrebbe dare spazio alle aziende maggiormente responsabili della crisi climatica, a partire da Eni che sul greenwashing basa tutta la sua strategia di comunicazione e in Italia è onnipresente negli eventi sportivi e culturali, sui giornali e nelle Università”.
Nonostante Eni si promuova tramite Plenitude come un’azienda sostenibile e attenta alla decarbonizzazione i suoi investimenti rimangono infatti prettamente fossili. Per ogni euro investito in Plenitude, infatti, Eni ne ha destinati 12,9 a petrolio e gas. Ma il totale di finanziamento alle rinnovabili è ancora più basso. I servizi di Plenitude comprendono anche fonti non rinnovabili, il che comporta che per ogni euro investito dal colosso fossile italiano solamente otto centesimi siano stati effettivamente destinati alla decarbonizzazione.
Un risultato che ha portato Oil change international, centro di ricerca indipendente sulla crisi climatica, a classificare l’impegno climatico dell’azienda guidata da Claudio Descalzi come gravemente insufficiente.
Ma c’è di più. La sezione olandese di Greenpeace, prendendo in esame solo le emissioni di gas climalteranti del 2022, ha calcolato che Eni si renderebbe responsabile di 27mila decessi prematuri entro fine secolo.
Sanremo non è l’unico caso in cui a Eni viene steso il tappeto “verde”. Il 5 febbraio dello scorso anno la Lega Seria A ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il colosso fossile per rendere Enilive main sponsor del campionato di calcio nazionale per tre anni. Anche le prossime Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 vedono Eni tra gli sponsor. Un paradosso che una delle aziende responsabili della crisi climatica venga promossa da un evento che celebra gli sport invernali.
Altrettanto problematica è la partnership del Festival con Coca-Cola, tra i principali responsabili dell’inquinamento da plastica su scala globale, specie attraverso materiale monouso. Anche Coca-Cola si distingue per le sue operazioni di greenwashing: di recente l’azienda ha ritirato, nel silenzio generale, i suoi impegni per un maggior impiego di imballaggi riutilizzabili.
Tra gli sponsor c’è infine anche Suzuki e Costa, aziende operanti in settori tra i più inquinanti al mondo, e poi Generali, che nonostante gli importanti impegni presi negli ultimi anni resta come gigante assicurativo ancora legato al settore dei combustibili fossili.
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