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Economia / Approfondimento

Gli insostenibili affari fossili di Eni. I bilanci smontano la retorica green

© Archivio Eni

La multinazionale guidata da Claudio Descalzi trae larga parte dei propri profitti dagli idrocarburi. E continua a investirci, nonostante l’urgenza della decarbonizzazione. Dalla Libia all’Egitto, partner ossequiato pubblicamente

Tratto da Altreconomia 260 — Giugno 2023

Tra gli ultimi Paesi che hanno firmato un accordo di collaborazione con Eni c’è la Repubblica di Guinea-Bissau: affacciata sull’Atlantico e stretta tra Senegal e Guinea, conta due milioni di abitanti, un’aspettativa di vita di 60 anni, ha due terzi della popolazione senza accesso all’elettricità e meno di 800 dollari di Pil pro capite. La stipula del memorandum d’intesa risale al 17 maggio di quest’anno e porta a 15 gli Stati dell’Africa in cui è presente la multinazionale degli idrocarburi, con Algeria, Angola, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Egitto -che è stato il primo, nel 1954-, Gabon, Ghana, Kenya, Libia, Marocco, Mozambico, Nigeria, Sudafrica e Tunisia.

Nel dar conto di quest’ultima intesa, Eni -che per il 32,1% è in mani “pubbliche”, quelle di Cassa depositi e prestiti e del ministero dell’Economia, e per la parte restante sta in quelle del “mercato”- ha preconizzato iniziative volte a “promuovere una crescita sostenibile in campo ambient

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