Diritti / Opinioni
Stiamo ancora facendo i conti con l’eredità del Covid-19
A tre anni dallo scoppio della pandemia i sistemi sanitari sono al collasso sul fronte del personale. Ma Big Pharma registra profitti record. La rubrica di Nicoletta Dentico
Dopo tre anni di pandemia, dove è finito il Covid-19? Chi ne sente più parlare? Le domande sorgono impertinenti, mentre il calendario rinnova le date che hanno segnato le prime fasi di questa vicenda, autentica frattura della storia recente. E visto che siamo nel 2023, non possiamo non fare memoria dei venti anni dallo scoppio della Sars, la prima allerta sanitaria del nuovo millennio. Corsi e ricorsi storico-sanitari: Sars e Covid-19 hanno diversi tratti in comune, compresa la sequenzialità tra epidemia e guerra. Anche nel 2003, infatti, alla diffusione del virus seguì l’invasione dell’Iraq da parte delle truppe occidentali. Inquietante, vero?
Dopo tre anni di pandemia, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) conta 759,4 milioni di casi di Covid-19 confermati, 13,22 miliardi di dosi di vaccini somministrate e 6,9 milioni di morti (a metà marzo 2023). La diffusione del virus ha distrutto famiglie intere; in Italia, ce lo ricorda in queste settimane la chiusura delle indagini della Procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata, con la ricostruzione delle decisioni, e soprattutto delle omissioni che permisero al contagio di correre in Val Seriana con effetti devastanti.
La pandemia ha per così dire naturalizzato le disuguaglianze, sia nel Nord sia nel Sud del mondo. Malgrado gli interventi finanziari degli anni scorsi, sotto la pressione dell’emergenza, i sistemi sanitari si trovano oggi letteralmente al collasso sul fronte del personale sanitario e delle condizioni di precarietà e stress cui è sottoposto. In Inghilterra lo sciopero degli infermieri prosegue da dicembre e manifestazioni si registrano anche in Kenya dopo anni di inutili negoziati con il governo. Sempre più precarie sono anche le prospettive per la salute pubblica. A giugno 2022, solo il 30% dei 194 Stati membri dell’Oms aveva raggiunto il traguardo previsto del 70% di copertura sanitaria. A fine anno, solo il 24,9% della popolazione africana aveva ricevuto una dose di vaccino.
La mancanza di cooperazione per l’accesso universale a questi farmaci è forse la peggiore tra le molte ingiustizie emerse durante il Covid-19: comunque la si pensi, l’immunizzazione ha ridotto la severità della malattia e l’emersione di varianti più pericolose. La rivista specializzata Lancet ha stimato che nel 2021 i vaccini abbiano impedito 19,8 milioni di decessi in 185 Paesi. Di sicuro, la pandemia ha fatto emergere le insanabili crepe del sistema di gestione della conoscenza scientifica, orientata alla privatizzazione e alla finanziarizzazione della salute e della medicina. Con compiacenza dei governi e grande abbuffata delle aziende farmaceutiche, che nel 2021 e 2022 hanno accumulato 90 miliardi di dollari di profitti.
Se i vaccini anti-Covid-19 fossero stati condivisi equamente con i Paesi in via di sviluppo nel 2021 si sarebbero potute salvare 1,3 milioni di persone (Nature, novembre 2022).
E poi c’è ancora in ballo lo strano caso delle scelte europee sui contratti con Big Pharma, transazioni svolte in totale opacità in violazione dei trattati sul funzionamento delle istituzioni dell’Unione europea in materia di governance trasparente e interesse pubblico. La Commissione europea ha acquistato in totale segretezza 4,6 miliardi di vaccini (una quantità almeno cinque volte superiore ai bisogni della popolazione) e ancora oggi oppone un muro di gomma alle richieste di informazioni su prezzi, tempi delle consegne e impegni presi con le industrie sulla proprietà intellettuale.
Questa reticenza ha suscitato dure critiche da parte della European court of auditors ed è oggetto di indagine da parte dell’European public prosecutor’s office. Emily O’Reilly, la Mediatrice europea, ha riaperto l’inchiesta per avere notizie degli oltre cento messaggi di chat tra la presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Sono passati tre anni, ma le vicende del Covid-19 non sono passate affatto.
Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development
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