Finanza / Opinioni
Riciclaggio e flussi sospetti: i dati dell’Unità di informazione finanziaria
Nel 2022 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’Unità istituita presso la Banca d’Italia sono state 155.426 (più 11,4% sul 2021). Ma la tendenza crescente del “flusso segnaletico” non è stata accompagnata da un miglioramento dei contenuti informativi. Intanto l’Italia si candida a ospitare l’Autorità antiriciclaggio europea
Ai primi di luglio si è svolta la presentazione dell’attività annuale dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) istituita presso la Banca d’Italia. È una finestra che offre una vista privilegiata sul Paese, e non a caso è aperta da una relazione dettagliata dell’attività dell’autorità, dinanzi al governatore della Banca d’Italia, vertici delle forze dell’ordine, rappresentanti di banche e altri soggetti obbligati alla normativa dell’antiriciclaggio (231/07).
La parte prevalente è l’analisi delle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) che i soggetti obbligati inviano alla Uif. Anche con il supporto di algoritmi informatici, si può prendere la decisione di approfondirle, e trasmetterle in caso di criminalità organizzata alla Direzione nazionale antimafia (Dna), mentre in tutti gli altri casi al nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza (Gdf). Quest’anno è stato il primo del nuovo direttore della Uif Enzo Serata, subentrato a Claudio Clemente che ha ricoperto il ruolo per due mandati. I dati presentati quest’anno confermano il continuo aumento delle segnalazioni, arrivando a ben 155mila Sos nell’anno 2022. Il trend in continuo aumento si è innescato dal recepimento della Direttiva europea nel 2007, uno degli ultimi atti del Governo Prodi prima di cadere, che sanciva proprio la creazione dell’Unità.
Il direttore Serata presentando l’attività ha posto l’attenzione sulle segnalazioni collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, poiché il flusso di denaro che si sta spendendo e si spenderà nei prossimi anni sarà ingentissimo, e si presenteranno situazioni come nei finanziamenti nel periodo di emergenza del Covid-19 o nella ristrutturazione delle facciate al 110%.
Un ruolo importante per le Sos dovrebbe essere svolto dalla Pubblica amministrazione (Pa), sia centrale sia locale, avendo accesso a un mondo di informazioni notevolmente più ampio di un qualsiasi intermediario finanziario, ma per motivi di opportunità politica o per ignoranza, questo ruolo non viene svolto, risultando ridicolo il numero delle Sos che arriva dalla Pa. Sono 152 le segnalazioni riconducibili al Pnrr, di cui il 27% riferibili a contesti di criminalità organizzata. La metà delle segnalazioni arriva dalla Pa, la quota restante principalmente da banche e Poste.
La Pa, se segnalasse di più, darebbe sfogo anche all’applicazione della normativa anticorruzione. Poiché una volta mappati i processi rischiosi e introdotte le azioni necessarie per mitigare il rischio, di fronte a situazioni incerte atterrerebbero nella segnalazione antiriciclaggio. La corruzione infatti rientra nei reati sottostanti al riciclaggio.
I dati presentati portano una novità, cioè l’incremento in percentuale sul totale delle segnalazioni di due categorie, money transfer e istituti di monetica.
Ma questo incremento, seppur positivo nel dimostrare una partecipazione al contrasto al riciclaggio di denaro, ha anche un risvolto della medaglia. Cioè la qualità delle segnalazioni. Il rapporto si sofferma su questo problema evidenziando che esiste un numero non indifferente di segnalazioni che non hanno significatività. Questo è dovuto a più fattori. Uno può essere ricondotto a una bassa cultura dell’antiriciclaggio nel soggetto obbligato, o peggio segnalazioni difensive. Cioè segnalazioni che nel dubbio vengono fatte, pur di non avere in seguito una possibile contestazione di mancata segnalazione sospetta, che per i soggetti obbligati può portare anche a sanzioni significative (la Pa è esentata dalla sanzione, al momento).
Questo comporta un danno per la Uif, per il fatto che queste segnalazioni inutili portano a “sporcare” il data warehouse delle Sos, cioè il contenitore, che ha una profondità di parecchi anni con tutti i collegamenti tra i soggetti, le operazioni e le aziende. Un insieme di dati che vale oro, per carpire collegamenti e non solo. È chiaro che se vengono introdotti informazioni inutili, tutta la base dati potrebbe degradare di significatività.
Per questo la Uif ha annunciato una aumentata sensibilità sulla qualità delle segnalazioni, restituendo un feedback ai soggetti obbligati, riportando le segnalazioni non significative o poco significative che in totale sono circa il 30% del monte complessivo.
Altro aspetto rilevante è il rapporto tra le diverse Financial intelligence units (Fiu) europee, che sta funzionando bene, anche con ausilio di portali informatici dedicati (fiu.net), ma un aspetto non conosciuto è che le procure, chiedendo informazioni alla Uif, possono venire a conoscenza di informazioni situate in altri Paesi (e viceversa), proprio tramite questo canale prima di richiedere una rogatoria, procedura complessa e lenta.
Sono stati presentati anche i nuovi indicatori di anomalia, compito specifico della Uif, per aiutare i soggetti obbligati a individuare le situazioni sospette e procedere alla segnalazione. Questo lavoro è un adeguamento di tutti gli indicatori esistenti e un adattamento ai tempi, cosa che ha comportato anche lo spegnimento di alcuni. Il documento è particolarmente sostanzioso poiché sono 34 indicatori con 400 sub-indici, ed entreranno in vigore il primo gennaio 2024.
Come ultimo aspetto mi soffermo sul piano europeo, che prevede l’istituzione dell’Anti-money laundering authority (Amla), principalmente con compiti di coordinamento delle Fiu europee. A oggi non è stato ancora deciso dove sarà collocata la sede, l’Italia si è proposta. L’Amla avrà un ruolo importante soprattutto nei casi che coinvolgono più nazioni oltre a mediazione, monitoraggio e peer review delle Fiu. Inoltre, si svilupperà una piattaforma “one-stop-shop” all’interno di fiu.net per la trasmissione delle Sos da parte dei soggetti obbligati.
L’economia illegale negli ultimi anni sta acquistando sempre più spazi, basti pensare alla ingente mole di denaro legata all’evasione fiscale, ma anche alla massa di risorse che le organizzazioni criminali hanno accumulato in tutti questi anni e che stanno accumulando ancora. Ma la situazione geopolitica è nuova, con un ritorno a un mondo multipolare e una guerra in corso, proprio qui in Europa. Aumentano i flussi di denaro e le tecniche per riciclarlo diventano sempre più sofisticate e globalizzate, coinvolgendo anche professionisti e il sistema finanziario, ed è per questo che assume sempre più importanza un coordinamento europeo per contrastare questo fenomeno. Alcuni in Italia stanno affermando che potrebbe esserci un pericolo di uniformarsi verso il basso, rispetto ai controlli antiriciclaggio (Aml), con l’introduzione dell’Amla. Penso però che un contrasto armonizzato e coordinato sia necessario, senza avere ogni Paese con comportamenti difformi.
Perché in Europa e nel mondo esiste sì qualcosa di globalizzato, ed è la convinzione che “pecunia non olet”, che il denaro sia l’unica cosa veramente importante, da ovunque questo arrivi. E che tutto il resto sia conversazione.
Mario Turla è esperto di normativa antiriciclaggio e consulente per banche e pubbliche amministrazioni nell’applicazione della 231/2007. Ha collaborato -tra l’altro- alla definizione degli indicatori di anomalia antiriciclaggio nella Pubblica Amministrazione. Ha progettato soluzioni informatiche per individuare le transazioni sospette in ambito bancario ed è il fondatore di Txt risk solutions, start-up innovativa di gestione del rischio con AI. Insieme a David Gentili e Ilaria Ramoni ha scritto per Altreconomia “Il giro dei soldi. Storie di riciclaggio. Da Milano al Delaware: dove finiscono i capitali sporchi di evasori e criminali”
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