Diritti / Inchiesta
Respingimenti e naufragi nel Mediterraneo: non si fermano gli appalti italiani in Libia
Continuano le forniture dell’Italia alle milizie incaricate di riportare indietro le persone. Le procedure del Centro navale della Guardia di finanza sono frenetiche: da marzo a giugno 2021 si sfiora quota 5,8 milioni di euro. Motori, ricambi, eliche, “pitture”. Mentre il ministero dell’Interno rinnova il progetto sulle frontiere libiche finanziato dall’Ue
Mentre continuano i naufragi nel Mediterraneo -l’ultimo nella notte tra il 29 e il 30 giugno, a sette miglia da Lampedusa, in cui sono morte sette donne, una delle quali incinta-, non si fermano gli appalti milionari dell’Italia a favore delle milizie libiche incaricate di riportare le persone indietro. La pubblicazione delle procedure bandite dal Centro navale segue infatti un ritmo frenetico (avevamo dato conto del trend in questo articolo di aprile). Da fine marzo a fine giugno 2021, come ricostruito da Altreconomia, si sfiora quota 5,8 milioni di euro.
La strategia dei respingimenti delegati passa anche attraverso un atto autorizzativo del Centro navale della Guardia di Finanza datato 21 giugno 2021 e pubblicato proprio il giorno dell’ultimo, drammatico, evento. Riguarda un appalto dal valore di 420mila euro (base d’asta) per la fornitura di kit per “revisioni parziali e generali” di diversi gruppi elettrogeni marini per la generazione di energia elettrica a bordo delle navi cedute dal nostro Paese alla cosiddetta guardia costiera libica.
Al 22 marzo 2021 risale la determina a contrarre di un accordo quadro valido 20 mesi per la fornitura di “ricambi per tutti i motori ‘MTU’ e per il servizio di revisione generale e/o parziale compresa la fornitura di ricambi dei motori ‘MTU’ 16v396TB94 e 8V396TE94 in equipaggiamento alle unita navali in dotazione e/o da cedere alla Guardia costiera libica”. 1,5 milioni nel 2021, 500mila euro nel 2022.
Il capitolo cui è imputata la spesa è quasi sempre lo stesso: il “4279/03/Libia”. A quel fondo è legata anche la manutenzione straordinaria delle eliche delle unità navali Bigliani “V, VII, VIII serie” (e altre) per 300mila euro (4 maggio 2021). O la fornitura da 420mila euro per le “pitture International paint” delle navi Bigliani “II serie” e Corrubia “II e III serie” cedute ai libici (25 maggio 2021).
Poi c’è il capitolo dei fondi europei legati al Fondo fiduciario per l’Africa (EU Trust Fund – EUTF), istituito dalla Commissione europea a fine 2015, e in particolare al progetto implementato dal ministero dell’Interno intitolato “Support to integrated Border and Migration Management in Libya – First Phase”, da 44,4 milioni di euro.
Sempre il Centro navale ha infatti bandito l’11 maggio di quest’anno l’affidamento da 1,7 milioni di euro per la fornitura di un motore “MTU” (modello “16V4000M90”) e ricambi e attrezzature per altri motori (sempre “MTU”, “16V4000M90” e “12V4000M90″). Le navi sono sempre e solo quelle cedute alle “autorità libiche”.
I fondi arrivano dall’EU Trust Fund ma l’impegno di spesa è riferito alla Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere presso il Viminale. Tra Dipartimento di pubblica sicurezza (ministero dell’Interno) e Comando generale della Guardia di finanza sarebbe in vigore infatti uno “schema di collaborazione” risalente alla primavera 2020 finalizzato alla “realizzazione congiunta di talune attività progettuali” del “Support to integrated Border and Migration Management in Libya – First Phase”.
Altra rilevante commessa del Centro navale è quella del 21 maggio, di nuovo finanziata con le risorse EUTF del progetto in Libia in quota ministero dell’Interno: in ballo è la fornitura da 1,3 milioni di euro per i ricambi per “jet Kamewa/Rolls-Royce e di un jet completo serie “KWJS” che vengono definiti “necessari alle unità navali serie P300″. Anche queste cedute (e riparate) dall’Italia a beneficio dei libici.
Chiudono la rassegna due recentissimi appalti in Libia in quota Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del ministero dell’Interno, entrambi finanziati tramite l’EU Trust Fund. Il primo (26 maggio 2021) riguarda lavori da 1,1 milioni di euro per l'”ammodernamento refitting” dell’imbarcazione da 28 metri P201 ceduta alla General administration for coastal security (GACS) libica e “connesse forniture”. La nave si troverebbe a Biserta, in Tunisia, “ai fini della rimessa in efficienza e successiva restituzione allo Stato della Libia”, come si legge nell’atto firmato dal direttore centrale Bontempi.
Un documento importante perché dà conto che nel dicembre 2020 sarebbe stato confezionato un “Addendum” alla convenzione del progetto ministeriale EUTF in Libia (in scadenza proprio il 31 dicembre 2020), assegnando una “specifica linea di budget” alla “riparazione di motovedette già esistenti della GACS, tra le quali una motovedetta da 28 metri denominata P201”.
Meno rilevante sotto il profilo economico ma significativo per la tipologia degli strumenti è il bando da 86mila euro per “apparecchiature informatiche e radio da consegnare allo Stato della Libia”, pubblicato proprio il 30 giugno (già aggiudicato per 45mila euro circa). Navi, mezzi e strumentazioni dunque per continuare a intercettare le persone in mare e riportarle indietro, verso abusi, torture, violazioni dei diritti umani.
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