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Quello spazio pubblico che non è più tuo: il caso del Brancaleone a Roma

© Brancaleone

Lo storico centro sociale e circolo Arci nato negli anni 90 nel quartiere Montesacro rischia di chiudere. E con lui una pluralità di attività per la comunità locale. A luglio è stata revocata la Scia per l’immobile di proprietà di Roma Capitale. Nonostante gli oltre 30 anni di sforzi da parte dei cittadini per rigenerare un porto sicuro

Chi frequenta la zona Nord-Est di Roma lo sa: da Piazza Sempione, per raggiungere il Brancaleone -lo spazio occupato nel febbraio del 1990 nel quartiere Montesacro- ci sono poche centinaia di metri. Lì una cancellata nasconde la sagoma enorme di una ex scuola elementare. Dentro, superato un bancone pieno di adesivi e tavoli arancioni, un’ampia sala con un palco sulla sinistra per gli eventi invernali; fuori, un lungo parco esterno per quelli estivi -dalle feste alle grandi assemblee politiche- di cui una parte coperta, con sedie e tavolini.

Qui, disposti in cerchio, i ragazzi e le ragazze, adolescenti o poco più, discutono, fanno assemblee e organizzano il programma del centro sociale per le settimane a venire. Sono loro, insieme all’associazione “Spazio Autogestito Brancaleone”, che gestiscono la struttura incorsa il 10 luglio nell’ultimo degli ostacoli legali della sua lunga esistenza: cioè la revoca da parte degli uffici del Municipio III della Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), che permetteva la somministrazione di cibi e bevande all’interno dello spazio.

“Senza -spiega Gianluca Dicandia, legale e attivista- non si può pensare di pagare un canone di concessione, né un affitto di 1.800 euro”. Dicandia racconta gli ultimi avvenimenti: “Succede che a fine 2019 il Municipio III manda un inizio di sospensione della Scia e lo motiva dicendo di aver fatto due sopralluoghi, uno dei quali, a dicembre 2016, avrebbe rivelato degli abusi”. Si tratterebbe di alcuni spostamenti di muri e di piccoli ampliamenti, riscontrabili, secondo le istituzioni, da una piantina del 1967, risalente a più di vent’anni prima dell’occupazione. “Quindi nessuno oggi può sapere chi ha commesso questi presunti abusi -chiarisce Dicandia-. E in tutti questi anni, in cui addirittura il Comune ha passato la gestione del posto al Municipio, non c’è stata nessuna segnalazione”. 

Infatti, dopo dodici anni -dal 1999 al 2011- di gestione regolare da parte dell’associazione, il Brancaleone torna al Comune. Nel dicembre 2016, lo stesso periodo del sopralluogo, il centro sociale viene sequestrato in seguito ad accuse che decadono, e nel 2017, nonostante il giudice disponga che la gestione torni agli assegnatari, il Comune la cede al Municipio III. Il 15 gennaio 2019, dopo varie pressioni, le chiavi tornano all’associazione e il Brancaleone riapre. Per arrivare alla situazione attuale devono passare altri quattro anni. “Nel silenzio totale”, osserva Dicandia. L’amministrazione, dopo l’inizio del procedimento di revoca della Scia di fine 2019, non reagisce alla risposta dell’associazione, e nel 2022 ritorna con un nuovo avvio di procedimento, fino alla revoca effettiva di luglio 2023. 

© Brancaleone

Il Brancaleone e le persone che lo vivono, però, decidono di resistere. Fulvio Pellini è uno dei ragazzi più attivi nel centro sociale: ha diciotto anni, è appassionato di elettronica -sia della musica sia dei circuiti- e racconta che “se vinci un bando pubblico sul territorio del Municipio III e ti serve uno spazio, vieni qua. Ci chiedono un po’ di tutto: il posto, le casse, le sedie, ma anche il personale”. Insiste sul fatto che il Brancaleone permetta di imparare un mestiere, senza pagare cifre astronomiche o rischiare la vita: “Come io faccio il tecnico, Tommaso fa il barista e Valentina si occupa della contabilità, uno un po’ ascolta e un po’ si lancia, fino al punto magari di imparare un lavoro che poi si porta fuori”. Il Brancaleone è un’officina, che usa le energie dei giovani e le ributta all’esterno, in tante forme: quella delle origini, ovvero di uno tra i primi dieci locali di musica elettronica in Europa; quella della cultura, dal cinema all’aperto, alle presentazioni di libri, ai dibattiti, al teatro; quella della solidarietà, dei più di 120 soci del Gruppo di acquisto solidale (Gas), che fornisce frutta e verdura di stagione, pane fresco, miele e conserve.

“Abbiamo provato davvero a costruire uno spazio di garanzia che sia più di servizio e plurale possibile -spiega Valerio, anche lui parte integrante del centro sociale-. Quello che noi proponiamo all’amministrazione è di vederlo: di capire come valorizzare, e normare, una realtà che, sulle forze del volontariato, svolge un ruolo continuo di supplenza degli spazi pubblici che non ci sono”.

Da dietro la sua scrivania negli uffici del Municipio, l’assessore alla Cultura, Luca Blasi, definisce gli spazi sociali: “sentinelle sul territorio”. Blasi è legato al Brancaleone dall’esperienza personale e sa riconoscere come grazie ai centri di aggregazione l’istituzione torni a svolgere il suo compito al servizio della cittadinanza: “Hai un rapporto continuo con centinaia di persone: una agorà che ti permette di stare più vicino ai problemi seri. E diventa un po’ più quella società della cura dove si arriva più velocemente a risolvere le questioni”.

E, pur essendo categorico sulla Scia (“Dobbiamo riattivarla”), individua la vera criticità nei debiti che le associazioni accumulano con le istituzioni perché non riescono a pagare i canoni di concessione e affitto. La conferma arriva dall’avvocato Dicandia: “A oggi ci chiedono quasi 900mila euro. E nonostante il regolamento approvato a dicembre imporrebbe i canoni di concessione al 20% per chi svolge attività sociale, al Brancaleone non sono stati riconteggiati e restano al 100%. Dopo parecchi incontri, ancora non procedono”. 

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La dinamica che porta l’amministrazione a disinteressarsi di queste realtà, secondo l’assessore Blasi, aderisce a un senso di pigrizia: “Ci si lega alla norma”, dice, perché sperimentare vorrebbe dire assumersi responsabilità, all’interno di una normativa non sempre amica degli spazi sociali gestiti dai cittadini e di una burocrazia che “impedisce di muoversi, fare assegnazioni rapide, accogliere progetti”.

In questo quadro generale, i prossimi passi, anche legali, si rendono quindi necessari per il futuro del Brancaleone: “Entro inizio ottobre faremo ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) e chiederemo anche una sospensiva del provvedimento di revoca della Scia, in modo da poter riprendere la somministrazione il più in fretta possibile”, spiega Dicandia. In contemporanea, gli assegnatari stanno organizzando una grossa campagna “che richiami le istituzioni alle responsabilità sul quartiere”. Ken Loach, Matteo Garrone, Fiorella Mannoia, Elio Germano. Sono solo alcuni degli artisti transitati dal Brancaleone dalla sua fondazione: è insieme a loro, alla loro arte, e anche attraverso la loro parola che chi vive lo spazio vuole costruire la mobilitazione. “Perché si spera -conclude Dicandia- che questo dia forza e crei una spinta anche sulla politica”.

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