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Profilazione razziale: il richiamo delle Nazioni Unite al governo italiano

© Alex Suprun - Unsplash

Il Comitato dell’Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale ha certificato a fine agosto che l’Italia non sta affatto contrastando la profilazione etnica, che è invece ampiamente praticata dalle forze dell’ordine. La raccomandazione è partita a seguito di una segnalazione dell’Asgi. “Un utile appiglio per futuri contenziosi”

L’Italia deve adottare provvedimenti per contrastare la profilazione razziale in maniera efficace e per superare qualsiasi forma di discriminazione, in ambito sia politico sia privato. Lo ha stabilito il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cerd), che il 31 agosto 2023 ha pubblicato le osservazioni conclusive su una segnalazione inviata a luglio dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). 

“Il Comitato è preoccupato per le numerose segnalazioni sull’uso diffuso della profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine -ha scritto il Cerd nel documento-. Notiamo con preoccupazione l’uso di sistemi di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine che possono colpire in modo sproporzionato alcuni gruppi etnici, come i rom, i sinti e i caminanti, gli africani e le persone afrodiscendenti, così come gli immigrati, e che possono portare alla discriminazione razziale. Inoltre, il Comitato è preoccupato per le informazioni relative a un elevato numero di casi di abusi razzisti e maltrattamenti, compreso l’uso eccessivo della forza da parte della polizia”. 

Nella segnalazione inviata in luglio, l’Asgi aveva sottolineato come in Italia non esista un quadro giuridico che vieti e contrasti la profilazione etnica operata dalle forze dell’ordine. Non esistono inoltre dati certi sulle pratiche discriminatorie nei controlli di polizia, ma vi sono diverse testimonianze di persone che raccontano di averle subite. “Mentre aspettavo l’autobus davanti alla stazione mi hanno chiesto i documenti: hanno controllato me perché ho la pelle nera”, ha detto K., tra le persone migranti intervistate nel progetto Yaya per contrastare il fenomeno razziale. B. racconta: “Mi hanno domandato quando scade il mio permesso di soggiorno, ho risposto e mi hanno minacciato: ‘Guarda se dici cazzate qui finiamo male eh’”. Asgi ha denunciato come la profilazione nei controlli di polizia sia una prassi sistematicamente attuata nelle aree di frontiera, e come sia fatto un uso discriminatorio delle banche dati esistenti. Inoltre, le vittime attualmente hanno limitate possibilità di intraprendere azioni legali.  

“La profilazione razziale nei controlli di polizia è una prassi estremamente diffusa -spiega ad Altreconomia Matteo Astuti, operatore legale e membro dell’Asgi-. Basta fare un giro nelle stazioni, nelle metropolitane o in generale negli spazi pubblici urbani per rendersi conto che i controlli vengono indirizzati soprattutto alle persone straniere o afrodiscendenti. Alle frontiere interne la pratica è sistematica, anche se questa prassi suscita forti perplessità rispetto alla conformità con la normativa europea in tema di libera circolazione. Nonostante ciò, il tema è molto poco approfondito dalla società civile e ciò determina un sentimento ‘dolorosa accettazione’ in chi ne è destinatario”. 

Il Comitato ha di conseguenza raccomandato all’Italia di inserire nella propria normativa un’esplicita definizione di profilazione razziale e prevedere chiare linee guida indirizzate alle forze dell’ordine, da seguire durante i controlli di identità, le perquisizioni alle frontiere e gli arresti stradali. Oltre a questo, il Cerd chiede di garantire la trasparenza nell’uso degli algoritmi di riconoscimento facciale, raccogliere dati disaggregati e indagare efficacemente sul profiling razziale, sulle discriminazioni e i casi di violenza razzista da parte delle forze dell’ordine. L’obiettivo è garantire che le vittime abbiano accesso a rimedi efficaci e a un risarcimento adeguato.  

Inoltre, il Comitato chiede all’Italia che le forze dell’ordine ricevano una formazione adeguata in materia di diritti umani, e raccomanda di promuovere la diversità etnica all’interno dei corpi di polizia, garantendo che gli agenti appartenenti a gruppi minoritari possano lavorare in prima linea. Il Comitato si è infine detto allarmato dal fatto che alcuni politici e membri delle istituzioni fanno uso di discorsi d’odio e razzisti.  

“Finalmente il governo italiano viene richiamato alle proprie responsabilità sul tema della profilazione etnica -conclude Astuti-. Le raccomandazioni del Cerd hanno una validità fortemente politica: dimostrano che l’Italia è estremamente carente e deve dotarsi di una legge specifica sulla profilazione etnica, oltre che di strumenti efficaci per contrastarla. Le osservazioni del Comitato sono importanti, non solo perché aprono una riflessione su un tema di cui raramente si parla, ma anche perché offrono un importante ‘appiglio’ anche nell’ottica di futuri contenziosi, essenziali per difendere i diritti delle persone che sono state discriminate”. 

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