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L’Ucraina è il Paese con il più alto numero di vittime da cluster bomb

Uno sminatore all'opera nei pressi dell'aeroporto di Podgorica, in Montenegro © Kristian Skeie/NPA, March 2020

Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, almeno 23 governi hanno utilizzato le bombe a grappolo per colpire 41 Paesi. E 16 Stati continuano a produrle. Nel 2022 le persone ferite o uccise dalle bombe a grappolo in Ucraina, vietate da una Convenzione Onu, sono state più di 900. I dati del Cluster munition monitor report

Il governo degli Stati Uniti deve riconsiderare la sua decisione di inviare bombe a grappolo all’Ucraina. L’appello arriva da Alice Jill Edwards, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, i trattamenti o le pene crudeli, inumani e degradanti che il 20 settembre ha reso pubblico il testo della comunicazione urgente inviata a Washington poco più di due mesi prima.

Il 7 luglio, infatti, il Dipartimento della difesa statunitense aveva accolto la richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di fornire al Paese in guerra questa tipologia di munizioni. Armi proibite da una Convenzione Onu del 2008 (ratificata da 111 Paesi, ma non dagli Stati Uniti) e che l’esercito di Kiev ha iniziato a usare poche settimane dopo.

Nel testo della comunicazione urgente (datata 14 luglio), Alice Jill Edwards chiede al governo americano di riconsiderare il trasferimento di queste armi ricordando che le cluster bomb “colpiscono indiscriminatamente e possono ferire gravemente i civili sia al momento dell’uso, sia nel post-conflitto”. La lettera della Relatrice speciale, tuttavia, è rimasta senza risposta.

“Chiedo al governo degli Stati Uniti di dimostrare la propria leadership in questo campo -ha aggiunto Edwards-. Le munizioni a grappolo possono essere estremamente dannose per le popolazioni civili, causando morte e lesioni permanenti. Le esigenze militari non devono prevalere sui diritti umani”. Ha poi ricordato che le cluster bomb non si limitano a causare un danno nel momento in cui vengono impiegate “poiché spesso non esplodono come previsto al momento dell’impatto e possono rappresentare un pericolo per decenni. Prolungano inutilmente una piena transizione verso la pace e agiscono come doloroso ricordo della guerra”.

L’urgenza dell’appello della Relatrice speciale è confermata dai dati contenuti nell’edizione 2023 del Cluster munition monitor report curato dalla Landmine and cluster munition monitor, organizzazione della società civile che monitora l’applicazione del Trattato sulla messa al bando delle mine (firmato nel 1997) e della Convenzione sulle bombe a grappolo. Nel corso del 2022 le persone che sono state ferite o che hanno perso la vita a causa delle cluster bomb sono state almeno 1.172 (nel 95% sono civili): un numero in crescita rispetto ai 149 casi censiti nel corso del 2021. Anno in cui, peraltro, non era stato registrato l’utilizzo attivo di queste munizioni e gli incidenti segnalati avevano riguardato solo ordigni rimasti inesplosi sul terreno.

“Il preoccupante aumento di nuove vittime civili causate dalle munizioni a grappolo serve a ricordare l’impatto devastante che queste armi odiose hanno sui civili, compresi i bambini -ha dichiarato Tamar Gabelnick, direttrice della Cluster munition coalition-. Tutti i Paesi che non hanno vietato queste armi devono farlo immediatamente. Non ci possono essere scuse per il loro utilizzo”.

Una cluster bomb inesplosa nei pressi di una scuola in Vietnam © NPA

Proprio l’Ucraina che ha ne chiesto con insistenza la fornitura, è il Paese maggiormente colpito dalle cluster bomb. “Dal 24 febbraio 2022 sono stati utilizzati in Ucraina almeno dieci tipi di munizioni a grappolo e tre tipi di submunizioni individuali -si legge nel report-. A eccezione di un proiettile da mortaio a grappolo di progettazione israeliana, le munizioni a grappolo utilizzate in Ucraina sono state prodotte nell’Unione sovietica prima del 1991 o in Russia alcune addirittura nel 2021”. In misura minore, anche l’esercito ucraino ha utilizzato bombe a grappolo negli attacchi per la riconquista di diverse città e villaggi occupati dai russi come hanno denunciato sia il New York Times, sia Human Rights Watch.

Solo in Ucraina le vittime e i feriti nel 2022 sono stati 916, in larga parte civili. Nella quasi totalità si tratta di persone che sono state ferite o hanno perso la vita durante attacchi militari condotti con l’utilizzo di queste armi, mentre i restanti 26 casi sono adulti o bambini che hanno raccolto o sono entrate in contatto con cluster bomb rimaste inesplose sul terreno. Alla luce di questi numeri “i nuovi trasferimenti di bombe a grappolo sono fonte di grave preoccupazione per i danni documentati ai civili e per il fatto che la maggior parte degli Stati ha vietato queste armi”, ha aggiunto Mary Wareham, di Human Rights Watch.

Oltre all’Ucraina, l’utilizzo di questi ordigni nel corso del 2022 è stato documentato anche in Myanmar: sebbene la giunta militare al potere ne abbia sempre negato l’uso o la produzione, “sono emerse prove che ne indicano l’uso da parte dell’esercito nel 2022 e nella prima parte del 2023”, si legge nel report che dà conto di attacchi condotti negli Stati di Chin, Kayah, Kayin s Shan nel corso degli ultimi 15 mesi. “Più recentemente, il 6 giugno 2023, alcune fotografie scattate dopo un bombardamento aereo in un villaggio del Kedong mostrano resti di cluster bomb tra i resti di una scuola”, continua il report.

Anche il regime di Bashar al-Assad, con il supporto di forze militari russe, ha fatto largo uso di cluster bomb tra il 2012 e il 2020. Il 6 novembre 2022, otto civili sono stati uccisi a almeno 75 sono rimasti feriti a seguito di un attacco sul campo per sfollati di Maram nel governatorato di Idlib.

Complessivamente, dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, almeno 23 governi hanno utilizzato le bombe a grappolo per colpire 41 Paesi: “Quasi ogni regione del mondo ne ha sperimentato l’uso negli ultimi 70 anni, tra cui il Sud-Est asiatico, il Sud-Est europeo, il Caucaso, il Medio Oriente e il Nord Africa, l’Africa subsahariana, l’America Latina e i Caraibi”, si legge nel rapporto. E sono 34 gli Stati che hanno sviluppato o prodotto almeno 200 tipologie diverse di questi ordigni: 18 hanno smesso di farlo dopo aver ratificato la Convenzione del 2008.

Attualmente sono 16 i Paesi che continuano a fabbricare cluster bomb: Brasile, Cina, Egitto, Grecia, India, Iran, Israele, Corea del Nord e del Sud, Pakistan, Polonia, Romania, Russia, Singapore, Turchia e Stati Uniti. Nessuno di questi ha ratificato la Convenzione. “La Russia -si legge nel report– ha continuato la produzione nel corso del 2022, compresa quella di due nuove tipologie che sono state utilizzate nel conflitto in Ucraina”. Mentre negli Stati Uniti l’ultimo produttore di questi ordigni (Textron Systems Corporation) ha cessato la produzione nel 2016. Tuttavia, sottolinea il report, gli Usa stanno sviluppando dei sostituti che “potrebbero ancora rientrare nella definizione di munizioni a grappolo vietate dalla Convenzione”.

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