Diritti / Approfondimento
L’emergenza abitativa a Verona costringe le persone migranti ai margini

Sono i più fragili a pagare il prezzo dell’inaccessibilità del mercato immobiliare, causata dalla diminuzione dell’offerta di case e dall’aumento degli affitti. Senza un posto sicuro in cui vivere in città non riescono a stabilizzarsi. Le case popolari non bastano a soddisfare la domanda, mentre gli enti del Terzo settore provano a offrire soluzioni. La situazione veronese è lo specchio di un fenomeno nazionale
“A Verona è sempre più complicato per le persone migranti trovare una casa in affitto, la situazione è peggiorata negli ultimi anni e questo costringe molti a vivere in situazioni di marginalità”.
Renzo Fior è il presidente della cooperativa La casa per gli immigrati, attiva in città da una trentina d’anni per aiutare i lavoratori migranti a trovare un alloggio e a ricevere i documenti, e racconta di un contesto abitativo che è diventato sempre più inaccessibile. “La nostra cooperativa riceve continue richieste per ottenere un alloggio, fino a qualche anno fa compilavamo una graduatoria ma ormai la lista d’attesa era diventata troppo lunga e abbiamo smesso di farlo, oltre al fatto che i pochi appartamenti disponibili sul mercato hanno prezzi troppo elevati per la nostra realtà”.
Stando ai dati del Piano di assetto del territorio (Pat) del Comune pubblicati alla fine del 2024, la stima dei nuclei familiari che attualmente avrebbero bisogno di un alloggio è pari a 1.697 unità. Il documento prevede inoltre che nel prossimo decennio si potrà creare, a causa del probabile aumento di residenti, una domanda abitativa di 3.862 case, che sommate al numero precedente equivalgono a 5.559 abitazioni da rendere disponibili sul mercato entro il 2033. Secondo il documento, “le condizioni di accesso alla casa a Verona sono difficili sul piano dei prezzi delle case e degli affitti e sono tali da far sì che non solo sia complicato attrarre popolazione, ma anche che un numero crescente di lavoratrici e lavoratori sia costretto a vivere nei Comuni della provincia”.
La scarsa accessibilità del mercato immobiliare ha delle conseguenze soprattutto sulle persone migranti, che spesso si rivolgono ad associazioni del Terzo settore, come il Community center Verona, uno spazio gestito dalla Onlus “One bridge to” che aiuta gratuitamente le persone emarginate ad accedere ai servizi. Nel 2024 si sono presentate al Community center 347 persone, per il 93% straniere, e tra queste 110 erano costrette a vivere per strada, 61 si trovavano all’interno di dormitori o nel sistema d’accoglienza, 37 erano accolte da conoscenti, 33 vivevano con una locazione “in nero” e soprattutto nessuno aveva stipulato un contratto d’affitto.
“L’emergenza abitativa è ormai diffusa e ha un impatto sulla vita di chi sta cercando di costruirsi un presente a Verona”, racconta ad Altreconomia Jacopo Rui, coordinatore dello spazio. “Non avere un posto sicuro in cui poter vivere comporta una serie di altre vulnerabilità, come la difficoltà di mantenere un lavoro, l’impossibilità di ottenere la residenza o di frequentare dei percorsi d’inserimento professionale e sociale”.

Ousman (nome di fantasia) è tra le persone che si sono rivolte al Community center. Arrivato sedicenne dal Gambia nel 2017, vive stabilmente a Verona dal 2021 e lavora come magazziniere con un contratto a tempo indeterminato. “Nel primo periodo in cui ero in città abitavo da alcuni parenti in una situazione di sovraffollamento e dormivo in uno sgabuzzino. Poi ho trovato una stanza con un affitto in nero, dopo un anno ho chiesto alla proprietaria di regolarizzarlo perché avevo bisogno di un indirizzo di residenza ma lei ha rifiutato e ha aumentato l’affitto, perciò sono stato costretto ad andarmene”.
Il racconto di Ousman prosegue con altri dettagli: “Nel frattempo ho avuto un figlio insieme alla mia compagna, ma lei vive con la sua famiglia in una casa popolare e io non posso abitarci stabilmente. Vorrei andare a vivere insieme alla mia famiglia ma è veramente complicato trovare una casa. Tra ottobre e novembre sono stato costretto a dormire in strada, invece dal mese successivo un amico mi ospita temporaneamente, all’insaputa del proprietario”.
Tra le cause della complessa situazione abitativa hanno un peso rilevante il rialzo del costo delle locazioni e l’incremento degli appartamenti destinati agli affitti brevi. Secondo i dati del censimento Istat del 2021, a Verona sono presenti 138.588 abitazioni, delle quali 121.250 sono occupate da famiglie residenti e 17.338 risultano invece non occupate, ovvero non sono stabilmente abitate da un residente. Tra le abitazioni occupate, 80.017 sono case di proprietà e 39.655 vengono affittate tramite diverse tipologie contrattuali, anche se i contratti d’affitto registrati sono diminuiti dai 10.968 del 2019 ai 9.365 del 2023, e fra questi le locazioni di durata superiore ai tre anni sono calate da 4.070 a 1.762, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate. Invece l’offerta di case in affitto si è ridotta drasticamente, guardando ai numeri del portale immobiliare.it nel periodo tra il 2015 e il 2023 si è passati da una media per trimestre di 777 abitazioni in offerta a 266, mentre il prezzo unitario medio è aumentato da 7,6 euro al metro quadro al mese a 11,7 euro, un incremento del 54%.
All’interno del totale delle case non occupate rientrano anche gli appartamenti destinati agli affitti brevi per locazioni turistiche. Secondo una stima del portale Airbtics, che tiene conto degli annunci pubblicati su Airbnb e altre piattaforme, nel periodo tra agosto 2023 e luglio 2024 a Verona è stata registrata una media di 3.421 inserzioni, e questo tipo di locazioni si è ormai diffuso anche in quartieri un tempo accessibili, come Veronetta o Borgo Roma.
Se da un lato l’espansione del settore turistico aumenta le possibilità di trovare un impiego, dall’altro però fa diminuire il numero di abitazioni disponibili, in una città in cui comunque l’offerta lavorativa è elevata. La provincia di Verona infatti è terza in Italia per tasso d’occupazione di persone in età lavorativa (71,9%) e sesta per livello di disoccupazione (al 3,1%), mentre sono presenti 8.905 imprese di cittadini stranieri extra-ue, il nono dato a livello nazionale.
Infatti a Verona sono presenti numerose opportunità lavorative ma la città fa fatica a fornire un’abitazione accessibile per le persone che attrae. “Ormai si può parlare di una situazione emergenziale per quanto riguarda il mercato degli affitti: c’è un aumento considerevole dei prezzi e un incremento preoccupante degli sfratti per fine locazione o per morosità, i provvedimenti di sfratto sono stati 2.012 nel 2022”, spiega Lorisa Vaccari, segretaria provinciale del Sunia, il sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari di case popolari che fa capo alla Cgil. “Il mercato privato non si sblocca e molte case rimangono vuote dato che i proprietari hanno il timore di affittare. Per questo motivo sono aumentate le persone, spesso lavoratori d’origine straniera, che si rivolgono allo sportello del Sunia per ricevere un aiuto nella ricerca dell’alloggio”.
Anche dalla prospettiva delle case popolari si può comprendere la difficile situazione abitativa. È l’azienda municipalizzata Agec a gestire per conto del Comune i 4.068 alloggi popolari presenti in città, di cui il 60% è affittato a canone convenzionato e il 40% secondo la legge regionale di edilizia residenziale pubblica. Il patrimonio di Agec però è piuttosto vetusto poiché la metà delle case ha più di 30 anni e il 31% più di 60 anni, e per questo motivo al momento circa 550 case di Agec risultano sfitte per varie motivazioni, tra cui lavori di manutenzione, e l’azienda riesce a renderne disponibili circa 250 l’anno.
Soprattutto sono aumentate le domande per accedere a un alloggio popolare rivolte all’Agec e anche all’Ater (l’azienda regionale per la casa), passate dalle 889 del 2019 alle 1.596 del 2023, e sono cambiate le persone che le presentano. “Fino a prima della pandemia chi partecipava ai bandi non trovava delle alternative nel mercato privato a causa del reddito o di altre fragilità sociali. Negli ultimi anni invece anche cittadini con un lavoro a tempo indeterminato oppure famiglie con disponibilità economiche si rivolgono all’Agec, e le persone straniere costituiscono la metà di chi è iscritto in graduatoria”, spiega la presidente di Agec Anita Viviani. “Ormai il mercato immobiliare è cambiato, per i proprietari esistono delle forme di locazione più redditizie rispetto ai classici contratti oppure all’affitto concordato, e spesso sono le persone d’origine straniera a non trovare una soluzione abitativa accessibile”.
Per tentare di risolvere la questione abitativa il Comune ha istituito nell’estate del 2024 il Tavolo per l’abitare, un’occasione di confronto mensile tra 17 associazioni del Terzo settore e l’assessore al Bilancio e quello per le Politiche sociali e abitative. Un risultato è stato raggiunto nel dicembre 2024, quando Agec ha approvato l’assegnazione di 47 nuovi alloggi, applicando per la prima volta la modifica all’articolo 7 del suo regolamento decisa a giugno, che prevede la possibilità di stipulare un accordo tra l’azienda e un’associazione per fare in modo che quest’ultima possa prendere in gestione alcuni appartamenti comunali, ristrutturarli e poi affittarli a canone calmierato.
Delle nuove assegnazioni, cinque sono state destinate alla cooperativa La casa per gli immigrati di Renzo Fior, la quale con risorse proprie e donazioni di privati riuscirà a ristrutturare gli appartamenti in cui potranno vivere venti lavoratori migranti che si trovavano in una situazione precaria. “Agec ha fatto un’importante scelta di apertura, tramite la collaborazione con le associazioni sarà possibile offrire delle soluzioni accessibili a categorie sociali fragili -commenta Fior-. Tuttavia per risolvere la questione abitativa non basta l’operato del Terzo settore, servirebbe un intervento deciso dell’amministrazione pubblica e della politica per risolvere il problema a lungo termine”.
© riproduzione riservata