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Diritti / Reportage

A Firenze il mercato immobiliare studentesco fa gola. A scapito del diritto all’abitare

Una scritta rivendica il diritto all’abitare per tutti gli studenti davanti al cantiere dello Student Hotel in Viale Belfiore a Firenze © Arianna Egle Ventre

A metà agosto è stato sgomberato lo studentato Pdm 27, occupazione nata otto anni fa per dare una casa a studenti rimasti esclusi. Il nostro viaggio nel capoluogo dove la situazione abitativa degli studenti peggiora, fioccano gli alloggi privati e il mercato degli affitti è sempre più selettivo. Il 14 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale

Quaderno e computer nello zaino, Ahmad è uscito di casa di buon mattino per scrivere la tesi nell’aula studio dello studentato autogestito in Via Ponte di Mezzo 27 (Pdm 27), unico luogo aperto a Firenze dove studiare il 17 agosto. Mentre si avvicina a quella che fino a due anni prima è stata casa sua, spera che le notizie lette in dormiveglia non siano vere. Ma l’elicottero che sorvola la struttura e le camionette della polizia tolgono ogni dubbio. 

Nell’atrio dello studentato si dispiega l’operazione disposta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dia). “Diritto allo studio per tutti e tutte, lo studentato autogestito non si tocca”: lo striscione svolazza dal balcone dove si arrampicano alcuni membri della Digos e del reparto speciale dei “manovratori di corda”. I nove studenti e studentesse nell’edificio si ritrovano in strada, senza una casa e con cinque fogli di via e quattro avvisi orali. L’aula studio, per la prima volta dopo anni, chiude. 

“Pdm è stata una casa per centinaia di persone, dandogli la possibilità di studiare”, afferma Andrea (nome di fantasia, come quello di tutti gli abitanti citati), che da nove mesi viveva a Pdm. Nonostante fosse risultato idoneo per l’alloggio nelle residenze universitarie e non potendosi permettere un affitto a Firenze, Andrea non ha frequentato le lezioni per tutto il primo anno di università. Ha atteso mesi in graduatoria senza risultato, finché non ha trovato alcuni volantini dello studentato. “Pdm, insieme al Collettivo d’Ateneo, provava a sopperire alle carenze dell’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario (Ardsu). Eppure, come dimostra l’intervento della Dia, si criminalizza chi dà una funzione sociale a uno stabile inutilizzato”, spiega. “La scelta di quell’edificio fu un atto simbolico perché era finito sotto sequestro dopo una compravendita tra delle agenzie immobiliari in cui erano coinvolti membri del consiglio comunale”, racconta Giada.

Nonostante i problemi strutturali l’Als acquista l’immobile, che rimane vuoto. “È emblema della speculazione con soldi pubblici”, aggiunge Giada. Beneficiaria di un posto letto nello studentato Calamandrei, si immagina di ritorno in Calabria quando nell’estate 2015 le comunicano l’esclusione dalla residenza universitaria. È confusa, non ne capisce il motivo finché non va all’assemblea lanciata dal collettivo universitario dove incontra altre persone escluse dalle graduatorie a causa dei nuovi parametri Isee della riforma “buona università” del Governo Renzi. 

Alcuni membri di Pdm27 e del Collettivo d’Ateneo mostrano uno striscione per il diritto allo studio nei mesi precedenti allo sgombero

Iniziano proteste e mobilitazioni fino all’occupazione dello studentato nel novembre 2015. Nato per dare una casa a studenti rimasti senza, viene fin da subito pensato come strumento di lotta per il diritto allo studio, come spiega Giada: “È diventato uno spazio di confronto sulle problematiche vissute dagli studenti”. Quando qualche anno dopo, nel 2019, Ahmad entra a Pdm per la prima volta, è sbalordito. Guarda le tesi esposte nell’aula studio di chi per un motivo o per l’altro, è passato dal palazzo. Viene invitato all’assemblea dello spazio dagli abitanti e lì racconta la sua situazione. 

Arrivato a Firenze dal Marocco per studiare, sa di dover aspettare prima di ricevere un posto letto nelle residenze universitarie. Ha cinque fratelli non lavoratori e la madre disoccupata, mentre il padre riceve uno stipendio basso. Ma viene sorpreso dalla risposta dell’Ardsu. È escluso dalle graduatorie per “documentazione non conforme”, poiché i documenti marocchini sul reddito della madre sono di difficile interpretazione per la burocrazia italiana. Fa ricorso e vince. Viene messo in una lunga lista d’attesa per l’alloggio ma le residenze sono tutte piene. Nel frattempo, riceve una borsa di studio di 750 euro, una briciola rispetto ai costi che deve affrontare.

“Prima di entrare a Pdm ho cambiato casa cinque volte, forse più. Non riuscivo a trovare una stanza, mi appoggiavo qua e là. Molti proprietari mi dicevano che non volevano stranieri -racconta Ahmad-, oltre alle discriminazioni anche le garanzie richieste sono un paradosso; ti serve un contratto di lavoro, ma se sei studente e non lavoratore è difficile che tu abbia un contratto a tempo indeterminato”. Viene così accolto a Pdm, dove vivrà fino al 2021. A causa dei vari trasferimenti e le difficoltà linguistiche a luglio perde la borsa di studio. “La meritocrazia non può funzionare perché non partiamo dallo stesso punto, non abbiamo le stesse difficoltà”, conclude Ahmad. 

Vicino alla mensa universitaria e alle residenze universitarie Calamandrei sono stati attaccati volantini realizzati da Pdm27 contro alcune delle persone ritenute responsabili dello sgombero in risposta ai fogli di via dati a cinque abitanti dello studentato © Arianna Egle Ventre

Tra le gare di tè marocchino e iraniano e dibattiti notturni nella foresteria, Ahmad a volte va sul tetto, dove Bianca guarda il Polo universitario di Novoli in lontananza. “Sono dovuta andare via da casa, ma non è facile spiegare situazioni personali all’Ardsu. Anche se ho un Isee inferiore ai seimila euro, cioè sotto la soglia di povertà, non basta per ricevere l’alloggio”, racconta. Essendo residente a Firenze, Bianca non ha diritto a un posto nelle residenze universitarie. Così trova un posto sicuro a Pdm, dove vive fino al 2020. Beve il caffè insieme ad Andrea, che sta ospitando da dopo lo sgombero. “Se non ci fosse stato Pdm non so se mi sarei laureata. Ma non si limitava a dare posti letto; lo studentato era all’interno dell’università per monitorare ogni sviluppo sul diritto allo studio”.

Andrea posa la tazzina: “Continueremo a chiedere più alloggi pubblici e il 14 ottobre faremo un corteo nazionale”. L’alta domanda di case non risponde a un’offerta altrettanto ampia, incrementando i costi medi d’affitto. Il mercato immobiliare studentesco diviene così molto attraente per gli imprenditori che investono in studentati privati. Massimo Torelli, del Comitato referendum salviamo Firenze, denuncia: “Abbiamo un regolamento urbanistico con norme che agevolano i grandi gruppi di investimento: tutti gli edifici con funzione pubblica, se smettono tale ruolo vanno automaticamente nella categoria del direzionale privato. Inoltre, all’attività principale può essere aggiunto fino a un 49% di attività alberghiera. Interi immobili diventano strutture ricettive per clienti di lusso senza alcuna evidenza pubblica”. 

Non a caso Firenze è stata la città italiana a ospitare il primo student hotel, una struttura ricettiva mista con camere ad alto costo. Dmitrij Palagi, consigliere di Sinistra progetto comune, commenta: “La parola ‘studentato’ nasconde una forma turistico-ricettiva ingannevole per un target preciso di mobilità internazionale. Gli studentati privati richiedono un’alta capacità di spesa, alzando il costo della vita. Il mercato si adatta perché può trarre profitto, penalizzando la popolazione studentesca e gli abitanti”.

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