Diritti / Attualità
I governi ostacolano il diritto alla casa. La pandemia toglie ogni alibi
Per Leilani Farha, Relatrice Onu, la gravità della questione abitativa è globale e senza precedenti. Il Coronavirus la rende ancora più urgente. Sono oltre 1,8 miliardi le persone sprovviste di alloggi adeguati. I privati però dettano le regole
Leilani Farha è la Relatrice speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla casa. Canadese, avvocato, è da sempre impegnata nel settore dei diritti umani e in particolare in quello delle abitazioni per le persone emarginate e povere. Nei mesi scorsi ha redatto sedici Linee guida per l’implementazione del diritto a un alloggio adeguato. “I governi -dice- devono eliminare immediatamente la possibilità che ci siano persone senza casa. E se prima non avevano ragioni per farlo, ora con questa pandemia sì: ogni singolo senzatetto mette un’intera nazione a rischio”. Sono più di 1,8 miliardi le persone in tutto il mondo che non dispongono di alloggi adeguati e quelle che vivono in insediamenti informali hanno ormai superato il miliardo. Si stima che ogni anno vengano sfrattate con la forza 15 milioni di persone e che circa 150 milioni siano senzatetto. “I governi hanno smesso di considerare la casa un diritto umano -accusa Farha- lasciando che diventasse un business per i privati”.
Avvocato, partiamo da lei. Perché ha scelto di dedicarsi al diritto alla casa?
LF Ho dedicato tutta la mia carriera a questo settore. Quando ero una laureanda sia in Studi sociali sia in Legge, era richiesto un lavoro per ottenere crediti. Cercandolo, notai che c’erano un sacco di posti nel settore della casa: lavori nei rifugi per i senzatetto, nella gestione di gruppi di inquilini e cose così. Ne parlai con il mio supervisore che mi mandò a lavorare in un’organizzazione di diritti umani che si occupava della casa. Non sapevo nulla delle Ong a quei tempi, nemmeno che esistessero, ero giovane ma mi piacque immediatamente tutto. Al colloquio mi parlarono di persone che avevano diritto all’assistenza sociale e ottenevano aiuti per la casa, se i proprietari immobiliari erano in grado di ricevere denaro dallo Stato: i soldi per pagare gli affitti andavano dallo Stato ai proprietari, era una violazione della dignità. Come se le persone non potessero avere accesso ai soldi solo perché erano povere e fosse un diritto dei proprietari. Questo avveniva negli anni 90. Da allora non ho mai smesso di occuparmene. È diventato fondamentale per accrescere la mia comprensione della dignità umana. La casa è centrale nella vita di ognuno di noi.
Lei ha avvertito gli Stati che non affrontando la crisi immobiliare globale, violano i diritti umani. La casa è ancora un diritto fondamentale per i governi?
LF No, è chiaro che i governi non stanno trattando gli alloggi come un diritto umano perché permettono che i senzatetto crescano in maniera esponenziale. Guardi l’Europa: alcuni degli Stati più ricchi hanno il maggior numero di persone che vivono per strada, in case e situazioni sovraffollate. Sapevamo già prima della pandemia che l’essere senzatetto minaccia la vita: vivi per strada, muori giovane, fai esperienze violente, puoi sviluppare una dipendenza dalla droga, puoi essere coinvolto in crimini nei quali non avresti mai pensato di entrare solo perché ti trovi per strada. Ora con la pandemia, se sei un senzatetto puoi morire al 100%. Ma il Coronavirus sta mettendo a rischio anche gli inquilini con scarsa protezione, quelli che non hanno contratti a lungo termine, già da prima naturalmente, magari rinnovabili mese per mese, per il modo in cui i proprietari possono facilmente gestire gli affitti in alcuni Paesi, permettendo ai grandi attori finanziari di entrare, comprare le case e alzare gli affitti. Tutto questo mostra come per i governi le case siano per i privati e non abbiano nulla a che vedere con i diritti umani. Se rendi così difficile alle persone pagarsi un affitto, se lasci che i prezzi salgano come sta succedendo in tutte le città del mondo, non stai considerando la casa come un diritto umano, un posto dove vivere in pace, sicurezza e dignità. L’accessibilità è centrale nel diritto alla casa. Cambieranno? Forse.
“I governi devono eliminare immediatamente la possibilità che ci siano persone senza casa. Se prima non avevano ragioni per farlo, ora con questa pandemia sì”
Come ha lavorato sulle linee guida? Quanto tempo ci è voluto?
LF Mi piacerebbe dire che ci ho messo vent’anni perché lavoro sul diritto alla casa da altrettanto tempo, e ho sentito che questo studio è stato il culmine assoluto di tutto quello che ho imparato, ma ci ho messo circa un anno. Abbiamo tenuto una serie di conversazioni con differenti portatori d’interessi, mi sono confrontata con Ong di diverse parti del mondo, ho parlato con amministrazioni cittadine e incontrato rappresentanti di governi nazionali. Abbiamo redatto una prima bozza, l’abbiamo condivisa con gli stakeholder, messa online e sollecitato feedback da chiunque volesse rispondere: istituzioni nazionali di diritti umani, il sindacato internazionale degli inquilini, molti Stati e Ong. L’abbiamo condivisa anche all’interno del sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite, qualcuno dello staff dell’Alto Commissariato dei diritti umani l’ha visionata, insomma abbiamo avuto un sacco di riscontri.
Lei ha affermato che l’attuale crisi immobiliare globale non è come le precedenti crisi. Non è causata da un declino economico ma da un’espansione. Può spiegarci meglio?
LF È semplice. Se guardiamo dove i senzatetto aumentano, vediamo che è in particolare nei Paesi ricchi. C’è una relazione tra la ricchezza e il non avere una casa. E sappiamo anche che ora c’è più ricchezza che mai tra le persone e le istituzioni. Dalla crisi finanziaria globale, alcuni sono usciti molto ricchi, in particolare società di private equity che sono riuscite a raccogliere molti immobili residenziali, negli Stati Uniti ma non solo, creando questo modello che fa crescere gli affitti e impoverire le persone perché costrette a spendere più soldi per la casa e a non investire il loro denaro. Denaro che danno ad altri che invece lo investono. C’è una relazione tra ricchezza e declino delle condizioni dell’abitare e questo fenomeno è globale, questi attori usano fondi pensione e assicurazioni per investire. C’è un’idea che questo fenomeno sia Nord-occidentale ma non è così, succede anche in India, a Hong Kong, Singapore, dappertutto.
“Prima del Coronavirus c’erano proteste in Cile, Libano, Hong Kong e questo è la conseguenza delle grandi disuguaglianze sociali. Se i governi vogliono avere proteste per strada, continuino a ignorare il diritto alla casa”
Cosa dovrebbero fare effettivamente i governi?
LF I governi devono eliminare immediatamente la possibilità che ci siano persone senza casa. E se prima non avevano ragioni per farlo, ora con questa pandemia sì: ogni singolo senzatetto, contraendo il Coronaviris, mette un’intera nazione a rischio. Ma non devono semplicemente metterli in una casa, devono fornirgli il supporto di cui hanno bisogno.
Avete dati aggiornati sui senzatetto dopo lo scoppio del Coronavirus?
LF No, globalmente no. So che molti Stati si stanno impegnando, alcune città in particolare stanno facendo cose buone. La domanda è cosa succederà dopo la crisi. Molte città stanno partendo dal presupposto che i senzatetto stiano isolati, non infettando così il resto della popolazione, e questo mostra quanto la nostra società sia classista. Credo che i governi debbano prendere molto seriamente, specialmente ora, il controllo e la regolamentazione di questi grandi attori finanziari, cominciando a trattare la casa come un diritto umano.
Devono tenere alla larga gli investitori, se la loro unica motivazione è il profitto. Non è come vendere un frigorifero o un’automobile, esiste un diritto alla casa e se entri in questo business devi capire che è un valore pubblico.
Ha dati sull’Europa e l’Italia? Qual è l’evoluzione del diritto all’abitare?
LF Come relatrice non puoi parlare di un Paese se non l’hai visitato e io non visitato ufficialmente l’Italia. I senzatetto stanno crescendo in tutti i Paesi europei tranne che in Finlandia, quindi ovviamente qualcosa non sta andando per il verso giusto anche in Europa. La finanziarizzazione colpisce anche lì. Ho scritto alcune comunicazioni al governo danese, svedese, spagnolo e irlandese, così come negli USA, circa una regolamentazione di questi attori internazionali e multinazionali.
Cosa rischiano i governi che non rispettano il diritto alla casa? Cosa rischiamo noi?
LF Dobbiamo prima di tutto chiederci che tipo di società vogliamo e se siamo soddisfatti di una società fatta di iniquità e disuguaglianze. Sappiamo che ciò crea tensioni. Prima del Coronavirus c’erano proteste in Cile, Libano, Hong Kong e questo è la conseguenza delle grandi disuguaglianze sociali. Se i governi vogliono avere proteste per strada, continuino a ignorare il diritto alla casa. Nessuno vuole vivere in un posto dove le persone dormono per strada e fanno accattonaggio, non avendo nemmeno un bagno. Più i governi permettono che le persone vengano buttate fuori casa, più erodono la dignità e le comunità. E cosa dire dei giovani? Così come il cambiamento climatico minaccia il loro futuro, lo fa il fallimento dell’implementazione del diritto alla casa. Come possono vivere nelle città? Questa è una crisi enorme che è stata quasi completamente ignorata e tutto succede nell’impunità. Nessun governo è considerato responsabile di questa enorme violazione dei diritti umani: Paesi ricchi che stanno creando e permettendo alle persone di dormire su un marciapiede. Su chi cade la responsabilità governativa? Tutto questo è semplicemente permesso.
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