I temi del coinvolgimento giovanile e del ricambio generazionale non riguardano solo il commercio equo e solidale e spesso le questioni si sovrappongono, come se bastasse aumentare il numero di ragazzi e ragazze per raccogliere nuove idee o come se, di per sé, fosse l’età anagrafica dei membri dei Consigli di amministrazione a garantire la continuità delle organizzazioni.
L’obiettivo prioritario, per realtà come quelle del fair trade, dovrebbe essere di ampliare la platea di chi possa contribuire a promuovere un’economia alternativa, mettendo a disposizione a vario titolo le proprie competenze e, se possibile, il proprio tempo anche assumendo ruoli di responsabilità. In questo quadro, risulta fondamentale ragionare su una nuova narrazione del commercio equo e solidale, al fine di attrarre le nuove generazioni che inevitabilmente hanno priorità diverse -a partire dall’urgenza climatica- da quelle di chi, ormai oltre quaranta anni fa, ha costruito il modello equosolidale nel
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