Altre Economie / Intervista
“Perché, soffrendo, abbiamo deciso di cambiare il nome di Chico Mendes”

Gli eredi del sindacalista brasiliano assassinato nel 1988 hanno contestato alla storica cooperativa di commercio equo di Milano uso e immagine senza consenso. Una vicenda triste e paradossale che ha portato alla nascita di “Giuste Terre”, la nuova denominazione. Emilio Roncoroni, presidente dell’organizzazione, spiega le ragioni di questa decisione e l’intenzione di non rinunciare al messaggio di Chico
Il commercio equo e solidale è abituato a faticare ma così fa male. La storica cooperativa del fair trade “Chico Mendes” di Milano, nata il 18 dicembre 1990, tra i fondatori di Altreconomia, organizzatrice dello storico Banco di Garabombo nel capoluogo lombardo, ha appena cambiato nome ed è diventata “Giuste Terre”. È un passaggio segnato però da una “profonda amarezza” perché nasce dalla richiesta secca degli eredi del sindacalista, politico e ambientalista brasiliano assassinato il 22 dicembre 1988 per il suo impegno sociale e per la sua lotta per i contadini, i seringueiros, e l’Amazzonia. Una vicenda paradossale e triste di cui abbiamo parlato con il presidente di “Giuste Terre” (fu Chico Mendes), Emilio Roncoroni.
Emilio ma che cosa è successo?
ER È successo che a fine 2023 abbiamo ricevuto una lettera di un avvocato in cui ci comunicava, in sostanza, che noi stavamo utilizzando in modo indebito il nome di Chico Mendes. Una lettera di diffida insomma per conto degli eredi di Chico.
E voi?
ER Siamo rimasti senza parole, sconcertati e increduli. Soprattutto perché c’era stato un antefatto.
Ovvero?
ER Nel maggio 2023 avevo saputo che in via Cappuccio a Milano ci sarebbe stato un incontro sulla situazione in Brasile e che vi avrebbe preso parte anche una delle figlie di Chico Mendes. Così, nella massima buona fede, ho colto la palla al balzo per presentarmi, incontrarla, dirle chi eravamo e che cosa avevamo fatto nel tempo nel nome di suo padre: ovvero 30 anni di commercio equo, di impegno dalla parte degli sfruttati del Pianeta, senza intascare un euro a titolo personale ma semmai investendo sempre quel poco sull’attività. E questo è il risultato.
Pochi mesi dopo quell’incontro vi arriva la diffida. Che cosa avete fatto allora?
ER Abbiamo provato a contattare il legale tramite i nostri avvocati manifestando fin dall’inizio la disponibilità a cambiare nome, dicendoci dispiaciuti, mortificati, spiegando che quello che avevamo fatto era stato sempre in buona fede, mossi da una idealità che ci aveva suscitato la storia e la figura straordinaria di Mendes.
Risultato?
ER Niente di soddisfacente. A fronte di paventate richieste di denaro per il presente e anche per il futuro abbiamo detto che non se ne parlava. Noi siamo sempre stati disponibili a cambiare il nome e a riconoscere l’errore in buona fede di uno scapestrato gruppo di ventenni che a fine anni 80 si sono innamorati di un sogno. Ma oltre a questo la situazione ci pare sgradevole.
Come vi siete mossi?
ER A fine 2024 il Consiglio di amministrazione della cooperativa ha deliberato il cambio del nome. Nel frattempo, in attesa della convocazione formale dell’assemblea (avvenuta lo scorso 30 giugno), ci è arrivato l’atto di citazione da parte degli eredi, il 17 giugno. Un atto pesante, che contiene addirittura le fotografie dei nostri prodotti, dello storico banco di Garabombo a Milano, del nostro sito. Come se fossero le “prove” di una truffa, di un raggiro. Ci siamo rimasti malissimo.
Avete convocato l’assemblea a frittata fatta?
ER Assolutamente no, l’assemblea si è tenuta il 30 giugno ma la convocazione risale a prima. E la delibera del Cda di fine 2024, ancora una volta, dimostra la nostra buona fede.
Non siete gli unici in Italia a chiamarvi “Chico Mendes”. Sapete se gli eredi si sono mossi così anche nei confronti di altri soggetti?
ER Sì ma per tutelare quelle organizzazioni e noi stessi preferisco non aggiungere altro. A parte che il clima respirato anche da altri parrebbe essere sempre stato poco gradevole.
Si poteva affrontare in altri modi la questione, dici.
ER Ma certo. Se uno vuole essere un po’ diverso dal mondo orribile che abbiamo intorno, beh lo deve dimostrare nei momenti topici. Il profilo legale vale zero in questo caso: noi non abbiamo alcun problema a cambiare nome, ci sta, ma non possono chiederci dei soldi come se qui qualcuno in trent’anni avesse lucrato su Chico Mendes. Siamo seri.
Che fine farà la vita di Chico?
ER Per quanto ci riguarda non cambierà di un millimetro. Continueremo infatti a diffondere e sostenere il messaggio e i valori di Chico pur senza spenderne il nome nella ragione sociale. Sappiamo come si fa del resto, avendo realizzato libri su di lui e numerosi incontri sui “suoi” temi. I suoi ideali di giustizia e solidarietà verso i contadini di ogni latitudine continuano a ispirarci. Stiamo già pensando a come “battezzare” il nuovo nome “Giuste Terre”.
Avete delle idee?
ER Ristampare il libro su Chico fatto con Altreconomia e Terre di mezzo anni fa. Ci stiamo pensando sul serio. Sarebbe il modo migliore per resistere al grottesco e per ripartire dalle convinzioni piuttosto che dalle convenienze.
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