Diritti / Attualità
Italia-Egitto: il ministero dell’Interno si rifiuta di diffondere l’accordo di polizia sui migranti
Nel settembre 2017 il Viminale ha stipulato un'”intesa tecnica” con il governo egiziano in tema di flussi migratori. Oggi però non divulga il testo dell’accordo per non “pregiudicare le relazioni bilaterali” con Il Cairo. Eccone tuttavia il contenuto che dimostra come -nonostante la retorica dovuta al caso di Giulio Regeni- la collaborazione tra i due Stati prosegue
Il ministero dell’Interno italiano si è rifiutato di diffondere il testo di un'”intesa tecnica” stipulata nel settembre 2017 in tema di flussi migratori con l’Accademia di polizia e il ministero dell’Interno dell’Egitto. Motivazione: non creare danno alle “relazioni bilaterali in atto con la controparte egiziana”.
Il 13 settembre 2017 -un anno e mezzo dopo il ritrovamento del corpo martoriato di Giulio Regeni in Egitto-, il dicastero allora guidato da Marco Minniti aveva infatti stipulato un'”intesa tecnica” con l’Accademia di polizia e il ministero dell’Interno egiziani per “combattere il traffico degli esseri umani e la criminalità organizzata”. A sottoscrivere a Roma quel protocollo furono, per l’Italia, l’attuale direttore centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere, Massimo Bontempi, e, per l’Egitto, il maggior generale Ahmed Adel Elamry, al vertice dell’Accademia di polizia e assistente del ministro dell’Interno.
Da quell’atto ha preso poi le mosse il progetto “International Training at Egyptian Police Academy” (ITEPA), un “centro di formazione internazionale” sui temi migratori per 360 funzionari di polizia e ufficiali di frontiera di ben 22 Paesi africani insediato proprio presso l’Accademia della polizia egiziana de Il Cairo. L’inaugurazione del progetto pilota (24 mesi), finanziato per 1,8 milioni di euro dal nostro Paese (tramite il fondo ISF II, Border and Visa), è avvenuta al Cairo lo scorso 20 marzo 2018.
A tre anni dall’uccisione del ricercatore friulano e a poco meno di un anno e mezzo dall’accordo tra strutture ministeriali, il governo italiano -per mezzo della Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere guidata dal prefetto Bontempi- ha respinto la richiesta di accesso civico di Altreconomia e rifiutato di diffondere il testo dell'”intesa tecnica” perché la “discovery” sarebbe stata “potenzialmente pregiudizievole per le relazioni bilaterali in atto con la controparte egiziana” (esito diverso per la proposta progettuale).
Un atteggiamento incomprensibile considerate le (sacrosante) richieste di trasparenza rivolte anche agli apparati di polizia del Cairo da parte del presidente della Camera, Roberto Fico. “L’Egitto non è un Paese sicuro, non è un Paese dove vengono rispettati i diritti umani”. E “se non si chiude la ferita di Giulio Regeni”, “non può essere un attore credibile e autorevole”, ha dichiarato a fine gennaio Fico, intervistato da la Repubblica, stigmatizzando lo “stallo giudiziario”, il depistaggio e le responsabilità in capo agli “apparati di quel Paese”.
Quali “relazioni bilaterali” deve tutelare l’Italia e quali contenuti dell'”intesa” è meglio tenere riservati? Una parte della risposta è contenuta proprio nel Protocollo negato alla stampa ma del quale abbiamo avuto contezza da altre fonti.
Si tratta di quattro pagine, dove il “pieno rispetto” e la “protezione dei diritti umani” sono stralciati dagli otto articoli e confinati genericamente nelle premesse. L’ossessione ricorrente -come si legge nel primo articolo “Obiettivi”- è invece la “gestione delle frontiere e dell’immigrazione dei Paesi africani coinvolti nei flussi migratori”. Le attività sono diversissime tra loro e non sempre di competenza degli apparati di polizia: dalla definizione di “programmi di formazione comuni nei settori della sicurezza e controllo delle frontiere” all'”individuazione delle frodi documentali”, dalla “valutazione dei rischi, gestione dei flussi migratori misti” alla “protezione internazionale”. Fino alle “procedure di rimpatrio (incluso il rimpatrio volontario assistito)” o alle “attività investigative per il contrasto delle reti criminali”.
A dar forma a quelle attività dovrebbe essere al lavoro un “gruppo di esperti italo-egiziano” designato dai due Paesi e che si “riunisce regolarmente”, mentre la strumentazione tecnica a supporto delle attività di formazione è garantita in proprio dall’Italia. Tra i primi appalti aggiudicati tra fine 2018 e inizio 2019 spicca la fornitura di “60 lentini contafili e 30 apparati per la verifica di base dei documenti”, a supporto delle lezioni di “falso documentale”. In Egitto, al Cairo, tre anni dopo l’uccisione di Giulio Regeni.
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