Diritti / Opinioni
Un’opinione sul vaccino. “È il salvagente ma non stiamo salvando i naufraghi”
Le persone più anziane e vulnerabili continuano a essere ai margini della campagna vaccinale. Una gestione contraria a quanto previsto dai valori costituzionali e dalla tutela dei diritti fondamentali. Di fronte alla miseria della nostra umanità, non ci sono ancora reazioni di contrasto. L’opinione di Roberto Settembre, magistrato dal 1979 al 2012
“Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”: così l’articolo 40 del nostro codice penale ed è il cardine ontologico del concetto di nesso causale prescritto dalle nostre leggi. Se il comandante di un pattugliatore della Guardia costiera con un solo salvagente a bordo raggiunge due persone cadute in mare, una delle quali sa nuotare e l’altra no, e lancia il salvagente a quella che sa nuotare lasciando affogare l’altra, commette un omicidio ai sensi dell’articolo 40 del codice penale, e pure secondo logica. La difesa potrebbe sostenere che il comandante ignorava che l’affogato non sapesse nuotare. Ma se lo sapeva?
Oggi, ad aprile 2021, un anno e tre mesi dopo i primi ammalati di Covid-19, si sa come e perché questo Coronavirus uccide massivamente alcune categorie di persone e non altre, tali per cui ci sono categorie di persone tra le quali la mortalità è dello zero per cento o quasi nulla, mentre in altre raggiunge percentuali terrificanti.
Le ricerche scientifiche l’hanno accertato e la stampa di divulgazione scientifica ha diffuso l’informazione: nelle persone più anziane e in quelle più vulnerabili, la risposta immunitaria all’ingresso del Coronavirus nell’organismo scatena una reazione a catena che uccide l’ospite. Nei più giovani e nei soggetti sani la risposta immunitaria uccide l’invasore.
Il vaccino è il salvagente che il comandante lancia ai naufraghi. Siamo tutti naufraghi, ma alcuni di noi sanno nuotare, altri sono condannati ad affogare. In Europa i vaccini sono stati distribuiti tra i vari Paesi in quantità pressappoco uguali, ma il numero dei morti (degli affogati, per mantenere la metafora) non è affatto uguale: anzi, in Francia, in Spagna, in Germania è di circa la metà che in Italia.
Da mesi ci sono centinaia di morti al giorno. E viene spontanea una domanda: se chi dirige un’unità di crisi giunta sul luogo di uno schianto aereo decide di somministrare i farmaci salva vita ai feriti lievi e non a quelli gravi, e i medici ubbidiscono, di chi è la colpa se i feriti gravi muoiono? Dei medici che hanno ubbidito, del disastro o di chi ha dato l’ordine?
Si dovrebbe ragionare in termini di valori costituzionali, di diritti fondamentali, di diritti umani come il diritto alla salute, il diritto alla vita e prendere atto della miseria e della corruzione morale di una larga fetta della popolazione, così come appare evidente dalle parole d’odio dilaganti nel web, nel “chi se ne frega di chi crepa? Mica sono io”, ma soprattutto del fatto che la gestione dei vaccini in modo contrario a quello che prescrivono i valori costituzionali, i diritti fondamentali, i diritti umani non solo sta scavando un ulteriore baratro intergenerazionale, ma è responsabile di centinaia di morti che potrebbero essere evitate.
Nel XX secolo l’eugenetica si coniugò con la biopolitica e la Germania hitleriana decise di sacrificare i più vulnerabili, uccidendoli, per destinare le risorse così risparmiate per costruire le case dei lavoratori, riscuotendone plauso e consenso.
Ad oggi la percentuale di vaccini destinati a categorie non esposte al contagio, come ad esempio i dottorandi, tutti infratrentenni, o gli impiegati amministrativi dello Stato (ma non le cassiere dei supermercati, ad esempio) è pari se non superiore a quella destinata agli anziani e ai vulnerabili, tra i quali, nella fascia d’età 65-74 anni, la mortalità è drammaticamente in crescita ed è quasi doppia che negli altri Paesi europei.
Dobbiamo credere che gli autori di questa infame scala di valori cerchino il consenso della parte moralmente più miserabile del popolo italiano? Perché nessuno agisce? Non i medici di famiglia, non le comunità, non i movimenti? La scelta deliberata di lasciar morire i più deboli, quando lo si potrebbe impedire, si chiama omicidio.
E la giustizia? Che cosa fa la giustizia?
Roberto Settembre, magistrato dal 1979 al 2012, ha redatto la sentenza di appello sui fatti del G8 di Genova a Bolzaneto, a riposo come presidente di sezione di Cassazione.
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