Diritti / Approfondimento
Il Politecnico di Torino è a un bivio: con Frontex o con i diritti umani
Il 14 dicembre il Senato accademico si riunirà per deliberare sul contratto con l’Agenzia che sorveglia le frontiere europee per la produzione di cartografia. La scorsa settimana in un’assemblea aperta docenti, avvocati e giornalisti hanno descritto le criticità dell’accordo chiedendo all’Ateneo di ritirarsi dall’accordo
Il Politecnico di Torino è di fronte a un bivio: stare al fianco di Frontex o scegliere il rispetto dei diritti umani. Il 14 dicembre il rettore Guido Saracco ha convocato una pre-assemblea del Senato accademico, fissato per il 21 dicembre, per discutere specificamente del contratto per la produzione di cartografia sottoscritto con l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne dell’Ue di cui Altreconomia ha dato notizia. Sul tavolo, ufficiosamente, sono due le possibilità: un “congelamento” dell’accordo in attesa dell’esito del procedimento della Corte di giustizia dell’Ue che vede Frontex accusata di aver violato i diritti fondamentali di una famiglia siriana o semplicemente una decisione per il “futuro” che implementi migliori meccanismi di controllo sui bandi a cui partecipa l’Ateneo o aziende ad esso collegato. Sullo sfondo, la possibilità di recedere dal contratto: una posizione “sposata” da diversi professori, studenti e membri interni all’Ateneo di cui però non si conoscono i costi in termini di penali presenti nel contratto sottoscritto. “Non si può pensare di congelare un accordo del genere -ha spiegato l’avvocato Gianluca Vitale, durante un’assemblea aperta organizzata mercoledì primo dicembre al Politecnico di Torino-. Si deve cancellare. Se lo si porta avanti ci si assume la responsabilità di quello che si fa accettando che quelle mappe verranno utilizzate per violare i diritti delle persone in transito”.
Altreconomia è in attesa di una risposta dagli uffici del Politecnico rispetto alla presenza e all’entità della penale presente nei documenti di gara. Quel che si sa però è che il contratto non è ancora esecutivo e questo potrebbe facilitare una decisione in tal senso del rettorato. Anche perché in caso di un’eventuale congelamento Itacha, la società “figlia” dell’Ateneo che ha partecipato al bando insieme al Dipartimento interateneo di Scienze, progetto e politiche del territorio del Politecnico (Dist), dovrebbe “giustificare” davanti a Frontex questa sua decisione che inevitabilmente avrebbe anche risonanza mediatica.
“Nel consiglio di amministrazione si dice ‘stiamo facendo solo delle mappe, non possiamo demonizzare chi ci chiede questo servizio’ -ha spiegato Bruno Codispoti, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Ateneo durante l’assemblea organizzata dall’Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca in Italia insieme ad altre organizzazioni attive sul tema della migrazione-. È impossibile non guardare a chi le stiamo consegnando: se chi ne fa uso le utilizza impropriamente stiamo concorrendo nella sua azione. È assurdo pensare che io do nelle mani un coltello a un possibile omicida poi mi giustifico dicendo che gliel’ho dato solo per tagliare la carne”. Codispoti ha sottolineato la cattiva gestione che c’è stata all’interno dell’università. “Siamo un’istituzione pubblica e svolgiamo delle attività grazie a finanziamenti pubblici e non possiamo utilizzarli per fare interessi privati. Se un Dipartimento si deve esprimere su una questione del genere è fondamentale condividerla con gli organi centrali: prima di iniziarla, non a danno già fatto”. Raffaele Cucuzza del Senato accademico ha invece ribadito come “l’attenzione del Politecnico di Torino sulla questione ci sia”.
Un’attenzione che riguarda anche le anomalie nella procedura della sottoscrizione del contratto sottolineate più volte durante l’assemblea. Tra queste, il professore Massimo Zucchetti che è membro del Comitato interateneo di studi per la pace ha ricordato come nel regolamento del Politecnico di Torino ci sono precise indicazioni in merito al rispetto dei diritti fondamentali delle persone per le ricerche a cui si partecipa. Il professore ha fatto riferimento all’articolo 2 in cui si legge che se durante l’attività di ricerca “si rilevassero elementi di rischio potenziale per la salute attuale o futura di qualsiasi persona, la sua sicurezza o l’ambiente, prima di proseguire la ricerca informeranno con tempestività l’Ateneo nei suoi organi competenti e attueranno gli approfondimenti e le misure precauzionali ritenute di volta in volta necessarie”. “Mi chiedo -prosegue Zucchetti- come sia possibile che durante il Consiglio di dipartimento del luglio 2021 quando questo regolamento era già in atto non ha ritenuto opportuno procedere secondo quanto scritto deliberando a maggioranza, non all’unanimità, che questa ricerca che venisse approvata. Anche perché, tra l’altro, c’è scritto che c’è l’opportunità di chiedere un parere al comitato etico nel caso in cui la ricerca prevede il coinvolgimento di essere senzienti. Questo non è stato fatto”.
Il coinvolgimento delle persone e la violazione dei loro diritti fondamentali nell’attività di Frontex è nota. Lo hanno descritto durante l’assemblea l’avvocato Gianluca Vitale, l’avvocato Giovanni Papotti e Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare. Come abbiamo raccontato su Altreconomia non sono solamente i “casi singoli” in cui l’Agenzia è coinvolta in respingimenti illegittimi di persone alla frontiera a rendere la sua attività illegittima. È soprattutto la strategia di controllo delle frontiere tramite arei, droni e palloni areostatici che al dichiarato obiettivo di “contrastare il contrabbando di migranti” non fanno altro che bloccare le persone e rendere più pericoloso il loro viaggio. “Frontex ha salvato vite in mare solamente nel 2015 quando andava con i suoi mezzi vicino alle coste libiche a soccorrere le persone in viaggio -ha spiegato Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e componente del Collegio del dottorato in ‘Diritti umani: evoluzione, tutela, limiti’ presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Palermo-. Dal 2016 in poi la strategia è cambiata: i mezzi navali sono stati ritirati e la sorveglianza orizzontale, di terra e di mare è stata sostituita con la sorveglianza dall’alto. Questo è un controllo che fa morire le persone e che per essere messo in atto prevede la collaborazione con Paesi terzi che non rispettano i diritti fondamentali, facilita intercettazioni in acque internazionali non rendendo più efficiente il soccorso rapido. Anzi, ostacolando l’intervento delle Ong che potrebbero salvare chi è in viaggio”. Una strategia costosissima: dal 2015 l’investimento in leasing di mezzi aerei è costato oltre 100 milioni di euro a cui si aggiungono i finanziamenti specifici da parte dei singoli Stati membri che giocano un ruolo chiave nell’operato dell’Agenzia. “Non isoliamo le sue attività di repressione e prevenzione all’ingresso ma guardiamole nel contesto delle attività dei diversi governi. Questo è il motivo per cui Frontex mantiene tranquillamente elevati livelli di opacità e ha resistito a tutte le azioni legali attivate persino all’intero del Parlamento europeo”.
Livelli di opacità presente anche rispetto al contratto in oggetto. Altreconomia aveva chiesto copia del contratto ma l’Agenzia ha dichiarato che non era possibile riceverne copia, neanche parziale, perché non c’era un interesse pubblico esistente nell’entrarne in possesso. “Le cartografie possono essere utilizzate in diversi modi -conclude Vassallo che è anche membro dell’associazione Diritti e Frontiere-. Possono servire per individuare aree sul territorio dove costruire centri di prima accoglienza per persone che entrano in frontiera e devono chiedere informazioni sul diritto d’asilo, possono essere utilizzate nel mare in missioni di soccorso nelle acque internazionali per capire le rotte e migliorare i salvataggi. Ma quando sono usate per attività di Frontex servono prevalentemente a impedire che le persone possono avvicinarsi alle frontiere esterne europee per esercitare il diritto d’asilo. Non di certo per rendere per rendere effettivi i diritti fondamentali delle persone”. Le numerose denunce e i report pubblicati lo documentano e l’Agenzia oggi si trova a difendersi anche in tribunale.
“A Frontex tornano utili queste mappe -ha chiarito il professor Michele Lancione che aveva pubblicamente preso posizione su Altreconomia-. Perché ha bisogno di costruire una nuova identità basata su una parziale narrazione delle sue attività: deve ricostruirsi un’immagine pulita e le mappe del Politecnico l’aiutano a farlo. Questo accordo non va modificato ma cancellato”. Il 14 dicembre in occasione della riunione del Senato accademico docenti, lavoratori e studenti si troveranno di fronte al rettorato per sostenere una richiesta chiara: fuori Frontex dal Politecnico.
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