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Il mutualismo solidale in Umbria non si ferma dopo l’emergenza
Le esperienze di solidarietà nate durante i primi mesi dell’epidemia da Covid-19 continuano a lavorare per sostenere le famiglie in difficoltà con prodotti sani e frutto di filiere giuste. Il documentario “La pancia verde” le ha raccontate
Si chiama “Terra e libertà” l’orto che sta nascendo a Collestrada, appena fuori Perugia: cinquemila metri quadrati coltivati dai volontari di Perugia Solidale, comitato fondato nell’aprile 2020 per fronteggiare la crisi sociale ed economica causata dalla pandemia da Covid-19. L’obiettivo è fare crescere le verdure e gli ortaggi per riempire le cassette settimanali che compongono la spesa solidale rivolta a famiglie e persone in difficoltà. L’autoproduzione di cibo, intesa come forma di sostegno alimentare, è una delle pratiche di mutuo aiuto nate in Umbria durante l’emergenza sanitaria. Da Perugia a Terni passando per Marsciano e Orvieto, associazioni, comitati di cittadini e Gruppi di acquisto solidale hanno dato forma a numerosi progetti di aiuto dal basso: avviati nell’estate dello scorso anno e ancora attivi, si sono sviluppati sul territorio ponendo al centro delle loro iniziative l’alimentazione e il cibo sano. Un welfare alternativo, organizzato da gruppi di volontari con l’appoggio di piccoli agricoltori e produttori, è intervenuto per soddisfare direttamente le esigenze di chi, nelle città e nelle periferie, non trovava risposte da parte delle istituzioni.
“In Umbria abbiamo osservato la crescita spontanea di forme di mutualismo messe in campo da chi aveva alle spalle esperienze molto diverse tra loro”, racconta ad Altreconomia Davide Bortolo, membro di Perugia Solidale. Sin dall’inizio della pandemia, il comitato è intervenuto per fornire beni di prima necessità a chi non era nelle possibilità di procurarseli e, pur non avendo un lavoro e un salario, veniva escluso dagli aiuti del Comune. Per garantire la spesa, è stato ideato un meccanismo di finanziamento che a oggi consente di aiutare un centinaio di persone, tra famiglie e singoli: le 50 cassette distribuite ogni settimana sono preparate grazie a un surplus del 15% applicato sul prezzo finale dei prodotti acquistati dal Gasp Zappe, il Gruppo di acquisto solidale popolare del comitato, che si rifornisce da selezionati produttori locali e dalla cooperativa Ponte Solidale che a Ponte San Giovanni gestisce una bottega del commercio equo. Alla base c’è il concetto per cui il cibo è un diritto di tutti e quindi ognuno deve avere accesso a prodotti sani: così le verdure e gli ortaggi delle cassette sono gli stessi del gruppo di acquisto.
In questo percorso, “Terra e libertà” è un ulteriore passo in avanti. “Con l’orto vogliamo coltivare direttamente quello che mangiamo e utilizzarlo sia per il Gasp sia per le cassette alimentari”, spiega Bortolo. Il terreno, dove a settembre sono state messe a dimora le prime cinquemila piantine, è stato dato in concessione da un privato, mentre sono iniziate le procedure per potere usare anche le terre dell’associazione Forabosco, che lavora con persone nello spettro autistico con la quale, in un secondo momento, si avvieranno progetti collettivi. “Non ci limiteremo a coltivare cibo sano: proveremo a dare un sostegno economico a chi non ha un’occupazione, creando occasioni per generare reddito. Il nostro, infatti, non è assistenzialismo ma una forma di mutualismo conflittuale -aggiunge Bortolo-. La gestione dell’orto è portata avanti da volontari ed è il rafforzamento di quello che avevamo avviato ormai più di un anno fa. Ma non siamo stati i soli né siamo gli unici a continuare”.
A mettere insieme e a raccontare le reti umbre di auto-organizzazione nate nella pandemia è stato il documentario “La pancia verde”, realizzato dal regista Ferdinando Amato e da Giulia Tonelli, uscito la scorsa primavera. Gli autori hanno raccolto le storie di chi ha realizzato forme di sostegno nella convinzione che fosse necessario partire dal territorio, e dai produttori locali, per portare in tavola alimenti sani, buoni e non nocivi per l’ambiente. “Non eravamo abituati a vedere un attivismo così vitale nella regione. Gas, gruppi di quartiere e associazioni si sono mossi in modo immediato ed efficace, colmando i vuoti delle istituzioni. Il loro impatto è stato anche relazionale perché, senza filtri burocratici, hanno lavorato molto sui rapporti personali e sull’ascolto di chi chiedeva aiuto”, spiega Tonelli. “Queste forme di mutualismo sono iniziate in modo spontaneo nei quartieri. Per esempio a Perugia le associazioni Vivi il borgo e Fiorivano le viole hanno pensato a cestini di prodotti lasciati in strada: hanno posizionato piccole dispense in punti strategici dove i cittadini inserivano il cibo per chi era in uno stato di bisogno, che poteva poi ritirarlo in modo autonomo”, continua Tonelli. Quando si è passati alla distribuzione degli alimenti, “un ruolo centrale è stato ricoperto dalle botteghe del commercio equo che hanno funzionato come punto di raccolta” e hanno fornito i loro prodotti.
A Perugia a contribuire alla spesa è stata, e continua a farlo, Ponte Solidale che ha messo a disposizione per le cassette quanto si può acquistare nei suoi spazi. “Insieme a Perugia Solidale, abbiamo pensato a un elenco di alimenti, dal cioccolato ai biscotti, dalla pasta fino al caffè. Ci è sembrato importante che alle famiglie in difficoltà fossero donati anche i prodotti del commercio equo”, spiega Fabrizio Cuniberti, socio lavoratore di Ponte Solidale. Per sostenere il contributo alla spesa, è stato anche utilizzato il finanziamento regionale che avrebbe dovuto permettere l’organizzazione dell’edizione 2020 della fiera Altrocioccolato, poi cancellata a causa delle limitazioni dovute alla pandemia. “È un modo per fare conoscere i nostri produttori e rinsaldare i legami tra il Nord e il Sud del mondo. Crediamo che così si rendano le famiglie protagoniste di un percorso educativo sul cibo e sul consumo. Nelle cassette, infatti, abbiamo inserito materiale informativo”. Oggi la collaborazione tra la bottega e il comitato sta proseguendo e quest’ultimo utilizza il furgone della bottega per effettuare le consegne nei quartieri della città dove si trovano i punti di distribuzione.
Anche il Gas Rape di Marsciano si rifornisce da Ponte Solidale per riempire la cassetta della spesa sociale. “Ci siamo ispirati all’esperienza del comitato di Perugia che ci ha spinto a partire. In città non avevamo mai visto prima un attivismo dal basso così forte come quello nato nell’emergenza sanitaria -spiega Michela Rosalia, volontaria-. A chi compra con il nostro Gruppo di acquisto, chiediamo il 10% in più sul prezzo finale che utilizziamo per i prodotti della spesa rivolta alle famiglie”. A oggi sono aiutati dieci nuclei familiari, ma i sostegni non si limitano solo al cibo. I volontari, infatti, organizzano anche corsi di italiano per persone straniere e di avviamento al lavoro. “La nostra è una forma di mutualismo e non di mera assistenza -prosegue-. Serve a dare a ognuno gli strumenti per riacquistare la propria autonomia: pensiamo che il mutuo aiuto sia uno strumento per essere attivi”.
Il comitato perugino è stato motivo di ispirazione anche per un gruppo di volontari a Terni, legati al centro sociale Germinal Cimarelli, che dal novembre 2020 hanno avviato la spesa solidale. “Abbiamo diverse forme di sostentamento. Un gruppo composto da una decina di persone ci aiuta attraverso donazioni in denaro, altre invece ci riforniscono direttamente di quello che indichiamo ogni settimana”, spiega Lorenzo Marcellini, volontario. “Quando ne hanno la possibilità, alcuni piccoli produttori locali tra Terni, Narni e Spoleto ci donano i loro prodotti”. A oggi sono sostenuti 24 nuclei tra cui famiglie numerose con bambini piccoli, persone sole in affitto e spesso rimaste senza occupazione. Il comitato sta cercando di avviare un orto invernale. “Uno dei produttori da cui ci riforniamo sta preparando una parte ulteriore dei suoi terreni per donarcela e dedicarla alla spesa solidale -prosegue Marcellini-. Vogliamo aumentare la consapevolezza dei singoli e mostrare che se si vive la crisi non è una colpa personale e ci sono strumenti dal basso per provare a superarla”.
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