Diritti / Attualità
Il gioco d’azzardo sulle maglie dell’Inter. Il caso della sponsorizzazione di Betsson
Il nuovo “official main partner” della squadra campione d’Italia è il sito Betsson Sport, parte dell’omonimo gruppo attivo nel settore delle scommesse. L’accordo quadriennale è stato annunciato ai primi di luglio. La campagna “Mettiamoci in gioco”, animata anche da Libera e Avviso Pubblico, denuncia l’aggiramento del divieto di pubblicità dell’azzardo. Con gravi ricadute sulle persone più vulnerabili
“Desta stupore e profonda preoccupazione la notizia dell’accordo tra la società dell’Inter e la Betsson Sport, nuovo ‘official main partner’ della squadra campione d’Italia. I nerazzurri, a partire dalla prossima stagione agonistica, avranno un nuovo sponsor sulle maglie che richiama direttamente il mondo del gioco d’azzardo. Betsson Sport è ufficialmente un sito di infotainment (informazione e intrattenimento, ndr), ma fa parte della nota galassia Betsson Group, una società di scommesse che opera da decenni in oltre 20 Paesi distribuiti in tre continenti”.
È la denuncia di “Mettiamoci in gioco”, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo. Una decisione che, secondo la campagna, porterebbe a un ulteriore indebolimento del divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo, in vigore in Italia dal 2018, esponendo un numero maggiore di persone ai rischi del gioco patologico.
Il primo luglio del 2024 l’Inter ha infatti confermato ufficialmente l’accordo con Betsson Sport per una durata di quattro anni. Durante questo periodo, come riporta il sito ufficiale della squadra, il logo del sito sarà presente sulle maglie nerazzurre della prima squadra maschile per tutti gli impegni sia nazionali (campionato e Coppa Italia) sia internazionali (come Champions League e mondiale per club). Betsson Sport si presenta come un’iniziativa “con l’obiettivo di supportare grandi e piccoli club in tutta Italia […] in modo indipendente dal tipo di sport”. Il sito, infatti, oltre a essere official partner della squadra di calcio del Napoli, ha contratti con società sportive di basket, pallavolo, pallamano, rugby e pallanuoto. Secondo “Mettiamoci in gioco” dietro la promozione dello sport vi si nasconderebbe in realtà una strategia volta ad aggirare le leggi italiane che vietano la pubblicità del gioco d’azzardo.
A partire dal 2018, con la conversione in legge dell’articolo 9 del cosiddetto “Decreto Dignità”, è stato introdotto il divieto assoluto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, indipendentemente dal mezzo utilizzato. Nel 2019 l’Autorità garante delle telecomunicazioni (Agcom) aveva pubblicato delle linee guida sulle modalità di implementazione del divieto, incontrando le perplessità delle associazioni che compongono “Mettiamoci in gioco”, tra cui Libera e Avviso Pubblico. In particolare, l’Autorità consente “servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali dei diversi competitors”, cioè le rubriche ospitate dai programmi televisivi o web sportivi che indicano le quote offerte dai bookmaker.
Secondo la Campagna si tratterebbe di una delega non necessaria in quanto “chiunque voglia esercitare il proprio diritto di giocare d’azzardo ha già a disposizione strumenti e spazi sufficienti per conoscere quote e offerte commerciali legali, senza la necessità di ‘promuovere’ ulteriormente queste informazioni in programmi sportivi”. Sulla scia di questa deroga, sono nati decine di siti di infotainment che non pubblicano contenuti sulle scommesse ma le richiamano in modo palese. L’Agcom ha approvato l’accordo tra Inter e Betsson Sport proprio perché quest’ultimo è considerato una pagina di informazione. Secondo la Campagna queste “eccezioni” dell’Autorità per aziende di questo tipo potrebbero esporre centinaia di migliaia, se non milioni, di persone vulnerabili ai rischi del gioco d’azzardo.
Secondo l’ultima indagine dell’Istituto superiore di sanità (Iss), risalente al 2018, in Italia vi sarebbero 18,4 milioni di giocatori (il 36,4% della popolazione maggiorenne) di cui un milione e mezzo (l’8% dei giocatori) ad alto rischio, 1,4 milioni a rischio moderato e altri due milioni considerati a basso rischio. Mentre i dati più recenti (e per ora provvisori) stimano che gli italiani abbiano giocato 150 miliardi di euro in tutto il 2023.
Un’ulteriore apertura viene dalla legge delega del settore, dove la pubblicità del gioco legale viene vista non come un fattore di rischio ma, al contrario, come un modo per arginare le pratiche illegali, nonostante non esistano ricerche indipendenti a sostegno di questa tesi. “Consentire l’aggiramento o arrivare all’abrogazione di una normativa seguendo slogan che non trovano riscontro nella realtà dei fatti -conclude la campagna- significa inasprire le gravi ricadute negative dell’abuso da azzardo che osserviamo ogni giorno, in tutto il Paese”.
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