Diritti / Opinioni
Il fascismo è l’esaltazione del potere per il potere. Non è finito nel 1945
Sempre di più in Italia si sta diffondendo quell’atteggiamento mentale di prevaricazione che è propria non solamente dell’estrema destra. Ognuno deve fare la propria parte. Le idee eretiche di Roberto Mancini
La spirale dei massacri. Si estende nel mondo passando per le molte guerre accuratamente preparate e fatte esplodere in questi anni. Dal 2011 in Siria ci sono stati circa 400mila morti. Nella guerra seguita all’invasione russa dell’Ucraina si registrano finora circa 300mila vittime. A seguito del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre in cui si sono avuti 1.200 assassinati, con stupri e torture, il governo di Benjamin Netanyahu sta procedendo ad attuare una strage sistematica che al 16 gennaio 2024 ha causato 24.285 vittime, con la sfrontata pretesa di immunità morale per cui chiunque critichi Israele sarebbe colpevole di antisemitismo. L’elenco potrebbe continuare con molti altri esempi.
Il trionfo della distruzione realizzato da politiche psicotiche, economie di rapina e uomini disumanizzati conferma che il mondo è preso nella morsa di una spirale necrofila. Ormai potere, profitto, supremazia, vendetta sono diventati un pretesto: se si guarda oltre, al di là delle motivazioni soggettive di chi spara, bombarda, stupra, invade, occupa e rovina la vita degli altri, si intuisce con sgomento che lo scopo ultimo di questo tacito sistema globale è la distruzione generalizzata. L’amore -la forza fondamentale che genera la vita e fa fiorire le relazioni- viene pervertito, sino a imporsi come amore per il capitale, per il potere, per l’annientamento.
Non è un caso o un fenomeno solo italiano il fatto che, in questo clima epocale, si stia diffondendo il fascismo come atteggiamento mentale e modo di rapportarsi agli altri. L’ottusa e comoda rassicurazione secondo cui esso sarebbe morto nel 1945 è una menzogna. Invece si vede facilmente che è attivo e si sta diffondendo come un contagio. Però per accorgersene bisogna capire che il fascismo è prima di tutto uno spirito di prevaricazione, di esaltazione del potere per il potere. È la passione di imporsi sugli altri piegando tutta la realtà a questa pretesa. Si tratta di una patologia trasversale, non è detto che sia concentrata nell’estrema destra: infatti si possono seguire logiche, commettere gesti e attuare comportamenti fascisti in qualsiasi ambito e in qualunque parte politica.
Se è vero che si esprime come ideologia e semmai come forma di governo variamente configurata (con le modalità del populismo, del sovranismo, dell’autoritarismo, della dittatura, della democrazia sospesa, del totalitarismo e persino della teocrazia), nella sua essenza il fascismo, come aveva capito Theodor Adorno, è frutto di un disturbo di personalità, è una deviazione della mente. E, come aveva colto Pier Paolo Pasolini, ha un’indole necrofila in quanto traduce sempre il potere nel gusto di infliggere morte. A fronte di questo micidiale vortice in espansione spesso ci troviamo a fare discorsi sulla pace che si incartano parlando in modo che alla fine la logica del ricorso alla violenza sembra inevitabile, cosicché viene rafforzata, o avviando nient’altro che azioni apparenti, oppure delegando la questione agli specialisti: politici, diplomatici, militari e politologi. Chi ha la fortuna di avere una routine quotidiana incruenta tira a campare sperando che la tempesta non arrivi a travolgerlo. Il dato più inquietante è che non si vedono autorità o soggetti in grado di fermare questa corsa all’autodistruzione.
Il fascismo è prima di tutto uno spirito di prevaricazione e di esaltazione del potere per il potere. È la passione di imporsi sugli altri piegando tutta la realtà a questa pretesa. Pensare che sia finito nel 1945 è un grosso errore
Bisogna scuotersi dalla paralisi dell’angoscia e della rassegnazione, partendo dalle due evidenze principali della realtà. La prima dice che non possiamo andare avanti perpetuando lo schema bellico, la competizione universale e la logica del potere. L’unica via per il presente e per il futuro è sviluppare in tutte le relazioni la democrazia nonviolenta, la giustizia riparativa e la riconciliazione, cominciando subito da famiglia, lavoro, impegno sociale, territorio di residenza. Questa è l’unica transizione. La seconda evidenza mostra che, se non vediamo soggetti in grado di salvare il mondo, questo è solo perché ognuno di noi deve farsi carico di fare la propria parte. Non c’è spazio per delegare altri.
Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Oltre la guerra” (Effatà edizioni, 2023) scritto con Brunetto Salvarani
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